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Da Confindustria riparte l’attacco ai costi minimi

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Cambiano i governi, ma gli attacchi ai costi minimi rimangono sostanzialmente gli stessi. A portarli avanti, come spesso in passato, è sempre Confindustria, che denuncia come la loro applicazione, «generando corrispettivi insostenibili per la produzione industriale, rischia di mandare fuori mercato settori come il petrolifero, il chimico e l’alimentare, soprattutto al Sud». A quanto ammonterebbero tali corrispettivi? Secondo i calcoli confindustriali il sovraccosto è stimato tra i 18 e i 24 miliardi rispetto ai prezzi praticati fino a oggi sul mercato. Una cifra che di fatto porterebbe a una conseguente disapplicazione della normativa. Valutazioni da cui scaturisce l’invito rivolto al nuovo governo di rimuovere il meccanismo che, in realtà celerebbe dietro le ragioni della sicurezza, delle vere e proprie tariffe amministrate e come tali contrarie alla libera concorrenza.
Accusa, questa, che investe peraltro non soltanto i costi minimi, ma pure gli accordi di settore, che consentono di derogare ai costi stessi. Prova ne sia che alcuni dei tavoli aperti proprio per definire gli accordi nel settore dei container e della GDO sono in stand by, perché attendono un parere dell’Antitrust.
Tutte considerazioni che hanno fatto tuonare il riconfermato presidente della FAI, Paolo Uggè, che risponde ai numeri con i numeri: «il settore trasporti e logistica nell’anno 2010 ha fatturato 190 miliardi di euro di cui 120 miliardi per la logistica e 70 miliardi per i trasporti. I costi minimi non interessano i traffici su distanze inferiori a 100 chilometri che valgono 15 miliardi di euro. I traffici movimentati dal conto terzi per i rimanenti 55 miliardi valgono 35 miliardi di cui 20 miliardi su distanze superiori a 500 chilometri». «I costi minimi – ribattè Uggè – incideranno per appena il 5 per cento su un fatturato di 20 miliardi e per il 3 per cento su un fatturato di 15 miliardi. Questi sono i conti veri».
Ma Uggè va anche oltre, ricordando come «nella seduta dell’Osservatorio del 25 ottobre scorso, dopo la presentazione delle tabelle da parte del responsabile di Fai Conftrasporto, un dirigente di Confindustria affermò che il lavoro era pregevole, addirittura eccellente. Ora le carte in tavola vengono improvvisamente cambiate. A che gioco giochiamo?». L’accusa di Uggè è precisa: per un verso Confindustria cerca di «assicurarsi una facciata di trasparenza e moralità», come peraltro ha fatto solo poche mesi fa quando sottoscriveva importanti impegni per la legalità con il ministro Maroni. Poi però «per intascare qualche centesimo in più a chilometro si butta tutto nella spazzatura e si mette in pericolo la vita della gente sulle strade».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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