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ANFIA sul caro energia: misure insufficienti, serve un intervento strutturale

Per contrastare il rialzo di oltre 6 volte del costo del gas e di oltre 4 di quello dell’energia elettrica occorrono misure d'impatto immediato, per poi definire rapidamente, misure strutturali a sostegno di tutta la filiera automotive che deve decidere se produrre in perdita o fermarsi

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Le prime bozze circolate sul decreto-legge sostegni in tema di caro energia non convincono Roberto Vavassori, delegato ANFIA per l’Energia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica che definisce questa emergenza «una vera pandemia, vista la gravità per il sistema economico italiano, di cui stiamo celebrando i risultati 2021, che, pure, rischiano di essere vanificati proprio dall’elemento energia».
Le misure prese in considerazione dal governo appaiono più congiunturali che strutturali con una serie di interventi spot insufficienti a contrastare il rialzo di oltre 6 volte del costo del gas e di oltre 4 di quello dell’energia elettrica, che impediscono alle aziende, nelle prossime settimane, di poter soddisfare gli ordini. «È qualcosa di inaccettabile – incalza Vavassori – Intere filiere industriali hanno un elevato quantitativo di ordini da evadere ma, per via del caro energia, non riescono a decidere se produrre in perdita o fermarsi». 

Occorrono, invece, interventi di forte e immediato impatto come è stato fatto in Francia e Germania. «Un altro paradosso è che a risultare avvantaggiati dalla situazione sono Paesi, anche europei, nostri concorrenti che non hanno la stessa dipendenza dal gas dell’Italia, che paga, quindi, il suo essere più virtuosa a livello di impatto ambientale. L’intensità e l’immediatezza delle misure abbozzate nel decreto-legge sostegni sono molto diverse da quelle che noi chiediamo di mettere in gioco. Occorre creare una situazione non dissimile da quella della Francia: riformulare il meccanismo di fissazione del prezzo dell’energia facendo giocare le rinnovabili (a presso calmierato a disposizione dell’industria manifatturiera), che oggi non sono considerate». 

Nelle misure del decreto in bozza – sottolinea Anfia in una nota – non si trovano riscontri alle proposte avanzate come la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per 10 anni con anticipazione dei benefici finanziari l’anno 2022; la cessione di energia rinnovabile elettrica “consegnata al GSE” per un quantitativo di circa 25TWh e trasferita ai settori industriali a rischio chiusura ad un prezzo di 50 €/Mwh; l’incremento delle agevolazioni per i settori “energivori” con riferimento alle componenti parafiscali della bolletta elettrica (D.M. 21 dicembre 2017 ex COM 200/2014/UE). 

La criticità principale riscontrata sulle misure al varo è la mancanza di un forte impatto immediato che dia modo di lavorare insieme al governo a un piano strutturale e di lunga durata, un intervento quanto mai «urgente e indispensabile» per tutta la filiera automotive fortemente colpita, nel 2021, da una serie di fattori negativi che hanno determinato una chiusura d’anno a -20% del fatturato «siamo l’unica filiera dell’industria manifatturiera a cui è richiesto, a livello europeo, il raggiungimento di obiettivi ambientali ambiziosissimi in tempi molto rapidi – prosegue Vavassori – anche se non tutte le nostre aziende sono energivore, dipendiamo da catene industriali ad alta intensità di energia, che ribaltano i rincari su di noi; siamo di fronte a una decisione importante del Gruppo Stellantis, che non ha mancato di mettere all’indice il costo dell’energia per programmare un ingente investimento in Italia: una gigafactory, che, per definizione, vive di energia». 
La richiesta quindi è quella di «mettere in campo misure che abbiano un impatto immediato nelle prossime settimane, per poi definire rapidamente, nei mesi a venire, quando la tensione si allenterà, delle misure strutturali». 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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