È indubbio che negli ultimi due anni l’Intelligenza Artificiale (IA) abbia cominciato a rivoluzionare il mondo del lavoro, compreso il settore della logistica. Una recente ricerca condotta dal Centro sulla logistica e la supply chain (i-LOG) della LIUC (Università Carlo Cattaneo) riguardo al livello di diffusione delle soluzioni basate sull’IA nella logistica e nella supply chain ha cercato di dare qualche indicazione sullo stato dell’arte e sui possibili trend in materia.
Ne abbiamo parlato con l’ingegner Nicolò Trifone, uno dei curatori della survey, attualmente «in prestito» all’Università di Cambridge proprio per approfondire il tema IA.

Partiamo dalle basi: in che modo la IA sta trasformando il settore della logistica?
Abbiamo analizzato questo tema intervistando più di 60 aziende che hanno implementato sistemi di IA e integrato la ricerca con un sondaggio online a cui hanno risposto circa 600 imprese. Un primo dato emerso è che sono le grandi aziende a mostrare maggiore interesse per l’IA, perché questa richiede risorse non indifferenti in termini di costi, di competenze e di dati. In particolare, tra le soluzioni maggiormente adottate si trovano quelle per la previsione della domanda, la pianificazione della supply chain e la gestione delle scorte.
In percentuale, quanti imprenditori del trasporto utilizzano la IA?
Tra quelli che ci hanno risposto, il 22% ha una soluzione di IA per la pianificazione della supply chain. Solo l’11% dispone invece di algoritmi IA per il trasporto e solo il 12% per il magazzino. Questo si può spiegare col fatto che la logistica spesso viene esternalizzata e quindi trasporti e magazzino sono affidati a terzi; quindi, l’aspettativa delle imprese è che siano i trasportatori a introdurre le nuove soluzioni.
Quali sono i motivi per cui le aziende investono nell’IA?
Qui abbiamo constatato con una certa sorpresa che gli investimenti in soluzioni IA sono più legati a ragioni di qualità che alla riduzione dei costi. Si intende cioè migliorare l’accuratezza dei processi piuttosto che il livello dei servizi. Questo probabilmente perché l’IA non è una tecnologia a costo zero. Chi invece non è interessato dichiara come principale barriera la mancanza di competenze interne e la non maturità digitale.
Parlando di trasporto puro, in che modo la IA può aiutare, per esempio, sull’efficienza delle rotte o sui tempi di attesa?
Il 21% delle aziende che utilizza la IA lo fa per abbinare ordini, viaggi e trasportatori. Il 17% la usa per ottimizzare i percorsi di trasporto e il 15% per la previsione dei ritardi di consegna. Per trasporti e magazzino, quindi, lo scopo è efficientare. Per la previsione dei ritardi di consegna sembra che lo scopo principale sia migliorare l’accuratezza del ritardo rispetto al taglio dei costi.
Una delle grandi paure è l’impatto sui posti di lavoro…
Effettivamente gli operatori hanno timore di essere sostituiti, ma credo che più che verso un rimpiazzo si vada verso una riqualificazione delle mansioni. Nel senso che l’operatore verrà sì affiancato da un algoritmo che gli consentirà di ridurre il tempo per svolgere quell’attività, ma il suo apporto rimarrà comunque fondamentale, perché gli algoritmi non sono in grado di integrare considerazioni come il decision making o pensieri più tipici della mente umana. L’IA può invece aiutare a migliorare il processo con la velocità computazionale e con il miglioramento della durata previsionale. Si tratterà in sostanza di una modifica dei ruoli.
Un altro tema caldo è quello della sicurezza dei dati…
Tanti non investono in IA perché temono per la sicurezza dei loro dati. Nella nostra inchiesta il 6% ha dichiarato di non essere interessato e tra i motivi c’è anche il timore per la sicurezza dei database. Ma la ragione predominante, come accennavo, è in realtà la mancanza di competenze e di maturità digitale, seguita dalla difficoltà di integrare l’IA nei sistemi aziendali e dal costo eccessivo delle soluzioni per lo sviluppo e per l’integrazione dei sistemi.
Quali sviluppi futuri ci possiamo aspettare nell’integrazione tra IA e logistica?
Si investirà su quei sistemi che consentono l’identificazione e la tracciabilità del materiale, la collocazione degli articoli in deposito e il miglioramento delle percorrenze di magazzino. Uno dei possibili sviluppi sarà probabilmente l’automatizzazione dei processi della supply chain attraverso dei chatbot che permettano di interagire come se dall’altra parte ci fossero persone reali.
Questo articolo fa parte del numero di maggio/giugno 2025 di Uomini e Trasporti: un numero che contiene un’ampia inchiesta sui vantaggi di lavorare con l’intelligenza artificiale nel settore dell’autotrasporto, con numeri, scenari e voci dal settore.
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