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La Svizzera è pronta a finanziare con 190 mln il trasporto ferroviario italiano

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Siamo contraddittori. Sono anni che predichiamo di voler spostare traffico dalla strada alla rotaia alla ferrovia, ma abbiamo seguito una direzione opposta, al punto che il peso del ferro è venuto scemando, anche in virtù di una precisa (e assolutamente legittima) politica delle Ferrovie dello Stato che hanno puntato alla redditività di alcuni terminal, tagliando i rami secchi del servizio diffuso.
In un’ottica internazionale – quella che guarda verso le Alpi, tanto per intenderci – tutto questo può creare problemi non soltanto al nostro paese, ma anche a quelli confinanti. Tant’è che la Svizzera, preoccupata da questo andazzo, si propone come finanziatrice dell’Italia per sostenerla nell’adeguamento delle rete ferroviaria. Cerchiamo di comprendere meglio come e perché.
La federazione elvetica sta investendo molti soldi per costruire una serie di infrastrutture in grado di trasferire il traffico di transito su rotaia, in particolare quello merci. C’è però il problema che le imprese di autotrasporto puntano in misura crescente su semirimorchi con un’altezza agli angoli di quattro metri e di conseguenza anche la ferrovia deve attrezzarsi rispetto alle relative sagome. Per quanto riguarda l’asse del Lötschberg-Sempione non ci sono problemi. Qualcuno ne sorge sull’asse del San Gottardo ma gli Svizzeri si stanno attrezzando perché entro il 2020 venga adeguato alla bisogna.
Ma tutto questo – fa notare il consiglio federale svizzero – «potrà esplicare tutti i suoi benefici solo se sarà proseguito sul versante italiano in modo che i semirimorchi possano essere trasportati a lunga distanza su rotaia ossia non solo da confine a confine, bensì da terminale a terminale».
Pertanto il Consiglio federale prevede di incentivare con un prefinanziamento i lavori di ampliamento lungo le tratte Chiasso-Milano e lungo la parte italiana della linea di Luino tra Ranzo e Gallarate. Inoltre intende stipulare con il Ministero italiano dei trasporti un’apposita dichiarazione d’intenti volta a disciplinare anche la creazione di capacità aggiuntive nei terminali dell’area di Milano.
Di quanti soldi stiamo parlando? I costi complessivi previsti ammontano a circa 940 milioni di franchi, ma quelli relativi al “prefinanziamento” per l’Italia ammontano a circa 230 milioni di franchi, circa 190 milioni di euro, che saranno concessi a tassi – si dice – iperagevolati. Certo, starete pensando che gli elvetici sono pur sempre un popolo di banchieri e quindi l’iperagevolato è tutto da valutare. Ma la Svizzera, non lo dimentichiamo, ha scritto in Costituzione l’obbligo di preferire la modalità ferroviaria a quella stradale. E quindi ha motivazioni serie. Possiamo dire di noi altrettanto?
Nei giorni scorsi il ministro dell’Ambiente Corrado Clini e l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Italiane, Mauro Moretti hanno siglato un patto sull’ambiente, definito ”storico”. ”Con l’obiettivo – dichiarato – di aumentare la percentuale della circolazione delle merci su rotaia e sostenere una politica di mobilità sostenibile”. Chissà come saranno stati contenti gli Svizzeri…

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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