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Autoarticolati 18 metri: i dubbi, i vantaggi e gli aspetti da chiarire

La decisione del MIMS di liberalizzare l’aumento della lunghezza degli autoarticolati ha generato dubbi e perplessità da parte degli operatori del settore. Il rischio è di caos e confusione normativa. Auspicata da più parti la richiesta di chiarimenti

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Come vi abbiamo raccontato ieri, il Decreto Legge Infrastrutture ha liberalizzato a livello nazionale la circolazione di autoarticolati più lunghi rispetto a quanto siamo abituati a vedere normalmente sulle nostre strade, 18 metri anziché 16,5. La notizia ha fatto subito il tam tam della rete, generando dubbi e domande da parte degli operatori del settore.

La nostra pagina Facebook per esempio, nel post contenente la notizia, si è riempita di commenti di autotrasportatori incuriositi ad approfondire l’argomento. Sono in molti a sottolineare i possibili limiti che questa novità legislativa potrebbe comportare in alcuni contesti. Qualcuno si domanda, per esempio, se cambia qualcosa dal punto di vista della quantità di peso ammesso, mentre altri evidenziano problemi di natura infrastrutturale: le nostre strade, magari con rotonde troppo strette, riusciranno a consentire le manovre? Non sarebbe sufficiente dotare i camion di assi sterzanti, come gli eccezionali, in modo da «passare dappertutto»? Qualcuno ci scrive: «Il 18 metri va solo bene per i grandi centri smistamento, in certi posti è complicato manovrarli».

E i parcheggi? C’è chi scrive di «usare tutti i giorni un 18 metri, bisarca furgonata con coda estensibile, ma non si trova mai da parcheggiare». Insomma, la sensazione è che ls nuova opportunità normativa richieda dei distinguo e soprattutto vada sfruttata in particolare in ambiti precisi.

A fronte di questi dubbi, però, c’è anche chi sottolinea la bontà di un complesso veicolare di 18 metri.

ANITA sottolinea in una nota che l’aumento della lunghezza massima consentita «a parità di peso ammesso, migliora la capacità di carico dell’autoarticolato che può così trasportare 37 pallet, ossia 4 in più rispetto alla configurazione attuale standard, garantendo maggiore efficienza nei trasporti su gomma e una tendenziale riduzione dei veicoli in circolazione e delle emissioni inquinanti». Permangono, però, molte perplessità. Secondo Thomas Baumgartner, presidente di ANITA, «ovviamente questi mezzi dovrebbero poter circolare solamente su una rete stradale e autostradale individuata e adatta che collega centri produttivi e logistici, interporti, terminali ferroviari e porti, senza entrare mai nei territori urbani».

Anche FIAP si è espressa sul tema mettendo in evidenza alcuni aspetti lacunosi della normativa, che vanno opportunamente chiariti. «Va detto che per quanto riguarda gli autoarticolati – commenta l’associazione – la lunghezza massima stabilita in ambito UE dall’allegato 1 della direttiva europea 96/53 (e successive modifiche e integrazioni) è pari a 16.50 m, mentre quella degli autosnodati è fissata (come per gli autotreni) in 18.75 m. Pertanto, riteniamo che per aver maggior chiarezza sull’ambito di operatività di questa novità, sarà necessario attendere – oltre alla conversione in legge del provvedimento – anche un chiarimento ufficiale del MIMS».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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