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Milano e gli angoli ciechi: Unatras chiede a Salvini di evitare criminalizzazioni dei camion

Dal 1° ottobre nell’area B del capoluogo lombardo si entrerà soltanto se si dispone di dispositivi in grado di vedere angoli ciechi. È un vincolo dettato per i camion, mentre nulla si prevede per gli utenti deboli della strada. Ecco perché Unatras chiede al ministro dei Trasporti di verificare che non si attuino penalizzazioni contro i mezzi pesanti e che si faccia chiarezza su decisioni disomogenee che ogni amministrazione locale potrebbe adottare creando caos e disagi

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Il Comune di Milano dal 1° ottobre non consentirà l’accesso e la circolazione nell’«Area B» nella fascia oraria tra le 7.30 e le 19.30 ai veicoli di categorie M2 e M3 e N2 e N3 che non siano equipaggiati con sistemi in grado di rilevare la presenza di pedoni e ciclisti in prossimità degli angoli ciechi. Provvedimento che anticipa e allarga il campo di applicazione del Regolamento UE 2019/2144, che entrerà in vigore dal luglio 2024 e per di più per i soli veicoli di nuova immatricolazione

Unatras, il coordinamento unitario delle associazioni dell’autotrasporto, condivide il fine di innalzare la sicurezza stradale, ma si dice scettico sul metodo. Perché – sostiene in una nota – di fatto «criminalizza i mezzi pesanti» e inoltre, a fronte di un approccio vessatorio da una parte, «non prevede obblighi nei confronti degli utenti deboli della strada, pedoni e ciclisti, i cui comportamenti sono spesso alla base degli incidenti».

Proprio per questo motivo Unatras chiede al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, di verificare che non si attuino «penalizzazioni contro i mezzi pesanti» e, soprattutto, che «si faccia chiarezza rispetto a decisioni unilaterali e disomogenee che le varie amministrazioni locali potrebbero attuare generando caos tra migliaia di operatori del settore».

Ma i motivi di lagnanza di Unatras sono tanti. E in particolare:

  • il provvedimento del Comune di Milano non tiene conto dei dati del ministero dell’Interno, da cui risulta invece un calo della percentuale di incidenti con coinvolgimento di veicoli commerciali;
  • la sicurezza stradale, in particolare in ambito urbano, è un tema che non si risolve con la sola “politica dei divieti”, ma è necessario affrontare il problema nella sua complessità, considerando l’incremento del traffico commerciale verso le città, le problematiche legate alle consegne dell’”ultimo miglio”, la conformazione dei centri urbane e la necessità di infrastrutture adeguate, le esigenze delle diverse tipologie di “utenti della strada”.
  • Il provvedimento del Comune di Milano, malgrado impatti in modo significativo sull’autotrasporto, è stato adottato senza un confronto preliminare con le associazioni di rappresentanza;
  • i tempi di introduzione del provvedimento sono stati strettissimi, senza concedere alle imprese troppo tempo per adeguarsi (la delibera è datata 11 luglio e gli obblighi decorrono dal 1° ottobre) e senza fare troppo chiarezza sulle specifiche tecniche, se non nell’ultima settimana.

E po, come se non bastasse,i c’è il dato normativo a lasciare perplessa Unatras: in Italia, infatti, «in materia di equipaggiamento dei veicoli a motore destinati al trasporto di persone e al trasporto merci e alla sicurezza della loro circolazione in strada, il nostro Codice della Strada non fa ancora alcun riferimento ai dispositivi di rilevamento e di segnalazione degli angoli ciechi». E quindi non si capisce come possa un Comune obbligare alcuni veicoli a dotarsi di dispositivi diversi da quelli previsti dal Codice della strada e dalla normativa nazionale.

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Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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