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Sicurezza stradale, ampliata l’applicazione delle violazioni al Codice della Strada oltreconfine

La Commissione europea Trasporti e Turismo (TRAN) ha ampliato il campo di applicazione della Direttiva CBE (Cross Border Enforcement), che ha come obiettivo l'agevolazione dello scambio di informazioni transfrontaliere sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale e l'ottimizzazione delle procedure di assistenza giudiziaria tra gli Stati membri nelle indagini al di là del confine

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La Commissione europea Trasporti e Turismo (TRAN) ha approvato negli scorsi giorni la revisione della Direttiva CBE (Cross Border Enforcement – n.2015/413), una legge europea che si propone di agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale.

Questa normativa già si applicava a una serie di violazioni del codice della strada (eccesso di velocità, mancato uso della cintura di sicurezza, mancato arresto al semaforo rosso, guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe, non utilizzo del casco protettivo, uso di una corsia vietata o di un dispositivo di comunicazione mobile/smartphone), ma ora ne verrà esteso il campo di applicazione ad altre infrazioni, migliorando inoltre le indagini sulle stesse compiute al di fuori dello Stato membro di immatricolazione del veicolo interessato. Questo primo voto in commissione TRAN è preliminare rispetto al successivo passaggio del testo in sessione plenaria.

L’obiettivo che si propone la nuova Direttiva è, in sostanza, quello di prevenire i comportamenti pericolosi da parte dei guidatori non residenti, causa di un elevato numero di vittime e di feriti gravi sulle strade europee. Estendendo infatti l’ambito di applicazione della direttiva CBE ad altre infrazioni in materia di sicurezza stradale si ridurrà l’impunità dei trasgressori.

La legge modificata dovrà inoltre razionalizzare le procedure di assistenza giudiziaria tra gli Stati membri nelle indagini transfrontaliere, dato che, dalla valutazione d’impatto della Direttiva CBE originaria da parte della Commissione europea, sono state evidenziate numerose difficoltà che impediscono l’applicazione della giustizia nei confronti dei trasgressori non residenti.

«D’altra parte – spiega la Commissione – appare opportuno rafforzare anche la tutela dei diritti fondamentali dei trasgressori non residenti, incluso l’allineamento alle nuove norme UE in materia di protezione dei dati personali».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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