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Miracoli italici: sulle nostre strade se sei straniero paghi meno

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Sapete quanto paga di cauzione un trasportatore estero che ha violato il codice della Strada? Appena il minimo edittale. Vale a dire molto meno di quanto paga un trasportatore italiano, costretto a sborsare la metà del massimo previsto dal codice. Attenzione, non si tratta di un caso isolato. Anche rispetto alle infrazioni riscontrate tramite tutor e autovelox (e quindi non contestabili immediatamente) si verifica un’evidente disparità di trattamento, perché il trasportatore straniero, al quale peraltro il verbale va notificato a “babbo morto” (entro 360 giorni), paga soltanto per bontà sua, in quanto è impossibile ricorrere a forme coattive all’estero o effettuare un’azione nel momento di un suo eventuale rientro in Italia, mancando una banca dati di notifiche effettuate all’estero. L’italiano, invece, paga e anche in maniera via via più pesante.
Una sorta di ingiustizia, di vantaggio concesso alle imprese straniere, peraltro concorrenti delle italiane, che veramente non ha ragion d’essere. E giustamente Anita ha deciso di porre la questione senza mezzi termini, scrivendo direttamente al ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture, Corrado Passera, definendo «inaccettabile la condizione d’impunibilità di cui godono i conducenti di veicoli con targa estera poiché si traduce in una distorsione di mercato oltre alla mancanza di introiti per lo Stato italiano, se si considera l’elevato numero di veicoli stranieri che circolano sulle nostre strade».
Certo, l’associazione di categoria aderente a Confindustria, che raccoglie le aziende di autotrasporto maggiori a livello dimensionale, ha presente che la situazione potrebbe subire un’evoluzione quando entrerà in vigore la direttiva 2011/82/UE, relativa allo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale che dovrebbe assicurare l’effettività della pena per le violazioni commesse all’estero. Ma il recepimento è previsto sulla carta entro il 7 novembre 2013 e per entrare a regime – osserva Anita – ci vorranno diversi anni. E allora bisogna trovare prima le soluzioni utili per non creare uno svantaggio agli operatori nazionali, ma anche per tendere una mano alla sicurezza stradale.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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