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Scioperi a oltranza a Hong Kong: i portuali chiedono di più di 5 euro/ora

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La logistica è ottimizzazione. Molto spesso però pesa sulle spalle degli anelli più deboli. Lo pensano i facchini che lo scorso 22 marzo hanno manifestato in molti magazzini e interporti italiani. Ma lo pensano anche molti lavoratori del porto di Hong Kong, che stanno entrando nella seconda settimana di agitazione per rivendicare una diminuzione delle ore lavorative e un aumento salariale del 25%.
Sembra tanto, ma diventa poco se si pensa che la retribuzione, a quelle latitudini, viaggia sui 5 euro l’ora.
Le manifestazioni si concentrano soprattutto nell’Hong Kong International, il terminal gestito dalla Hutchinson Port Holdings, dove peraltro i tempi di movimentazione e di permanenza delle navi all’interno dello scalo si è moltiplicato per 20.
La società ha offerto ai manifestanti un aumento del 5%, ma è molto probabile che, visto il rifiuto dei lavoratori, alzerà la posta, anche perché ogni giornata di sciopero (e fino ad oggi sono state sette) pesa sulle casse sociali per circa 500 mila euro.
Ricordiamo che Hong Kong è il terzo porto al mondo, dopo Shangai e Singapore. Per la precisione nel 2012 Shangai ha movimentato 32,5 milioni di teu, Singapore circa 31,7 milioni e Hong Kong 23,5 milioni.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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