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Un’intervista di Monti indispettisce il PDL: così il Senato rinvia a settembre il voto sul Protocollo delle Alpi

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Avete presente la famigerata Convenzione delle Alpi? Sì, quella di cui tutti parlano da anni e anni, ma di cui in pochi conoscono il contenuto testuale. La cosa a tutti evidente però è che rispetto al Protocollo Trasporti in Italia si litiga. Perché da una parte – comprensiva anche di moltissime associazioni dell’autotrasporto – c’è chi pensa che la sottoscrizione di tale Protocollo impedirebbe di fatto al nostro paese di realizzare infrastrutture lungo quello che rimane una fondamentale porta del nostro export, mentre dall’altra c’è chi è convinto che in ogni caso per realizzare una strada che valichi le Alpi sia necessario trovare un accordo con altri paesi, perché se si arrestasse al confine sarebbe del tutto inutile.
Bene, ieri al Senato era in calendario l’approvazione del Protocollo Trasporti, ma di fatto non è stato votato. “Si sarà litigato come al solito”, si potrebbe essere indotti a pensare. E invece no. Molto più semplicemente, dopo l’iniziale discussione, animata soprattutto dai senatori della Lega Nord contrari alla ratifica, quando si è passati alla votazione è mancato il numero legale per ben due volte, al punto che la presidente di turno, Emma Bonino, ha sospeso la seduta e ha rinviato tutto al 6 settembre.
Ma dietro questo “nulla di fatto” c’è un litigio – diciamo così – indiretto, nel senso che ciò che ha indotto i senatori del PDL a uscire dall’aula e a far mancare il numero legale sarebbe stata la diffusione del testo di un’intervista rilasciata dal presidente del consiglio Mario Monti a un quotidiano statunitense, in cui aveva dichiarato che se avesse continuato a governare il precedente esecutivo lo spread ora sarebbe a 1.200 punti. Da qui la presa di posizione critica di abbandonare l’aula di molti parlamentari del PDL, tanto che lo stesso Monti ha poi dovuto telefonare a Berlusconi per chiarire che in realtà il contenuto dell’intervista era stato strumentalizzato, estrapolando una frase in cui si parlava di altro (non di valutazioni politiche).
Cosa c’entra tutto questo con il Protocollo Trasporti? Niente, appunto. Eppure se il suo iter di approvazione – qualunque esito sortisca – viene allungato di un altro mese è anche per tutto questo.
E qualcuno la chiama politica…

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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