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Sintucci (Orogel): «Volumi e tempi aumentati. Ma agli autisti abbiamo teso una mano»

A febbraio e a marzo la domanda ha seguito un deciso rialzo. Proprio quando si è ridotto il personale nelle piattaforme logistiche. Così per caricare un camion sono diventati necessari anche giorni. Un’attesa che l’azienda di surgelati ha cercato di rendere il più confortevole possibile

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«In queste settimane la vita degli autisti è stata molto dura: costretti a rimanere in cabina per la maggior parte del tempo, spesso senza accesso ai servizi igienici. I tempi di attesa si sono dilatati moltissimo, ma la collaborazione all’interno della filiera si è rafforzata: abbiamo riscontrato molta disponibilità da parte dei clienti e dei buyer. Dal canto nostro, in azienda, abbiamo cercato di rendere il più confortevole possibile le soste e la permanenza degli autisti all’interno delle aree dedicate». L’analisi a caldo è di Gianni Sintucci, Responsabile Trasporti e Logistica esterna di Orogel, azienda italiana di prodotti surgelati in grande espansione con un fatturato di 239 milioni di euro e un trend di crescita dal 2009 del 48,7%. 

Gianni Sintucci, Responsabile Trasporti e Logistica esterna di Orogel

Come è cambiata con l’emergenza Covid-19 la logistica di Orogel?
Sul fronte organizzativo è cambiato poco. Quello che va segnalato è invece a livello operativo: la riduzione del personale nelle piattaforme logistiche ha inciso sui tempi di attesa. Abbiamo avuto mezzi che hanno atteso anche giorni per scaricare, o addirittura ci siamo visti respingerne altri per mancanza di spazio all’interno dei magazzini. Come Orogel noi abbiamo condiviso con i vettori questi maggiori costi.

Come scegliete i vostri partner logistici?
Abbiamo rapporti che si sono stabilizzati nel tempo, aziende di medie e grandi dimensioni che ci seguono sul territorio e con le quali abbiamo avviato collaborazioni basate sul rapporto umano. Per questo ci hanno colpito molto alcuni episodi accaduti in questi giorni: autisti rimasti in cabina, senza accesso ai servizi. Insomma, al limite della dignità umana.

Di solito come è organizzata la vostra logistica?
Collaboriamo con una rete di 1.500 coltivatori diretti su tutto il territorio nazionale, abbiamo tre stabilimenti: uno a Cesena, dove viene fatto il confezionamento, uno a Policoro (Matera) e l’altro a Ficarolo (Rovigo). Quindi gestiamo sia i flussi di materia prima, sia la distribuzione verso il consumatore finale.

Partendo da questo, ci sono state variazioni di volumi in queste settimane?
L’allarme quarantena ha creato il panico che ha generato le note razzie di generi alimentari nei supermercati; marzo, in effetti, è partito fin dai primi giorni con un’impennata paurosa in termini di volumi di prodotti venduti. Incremento conservato per tutto il mese e anzi addirittura aumentato nella seconda parte, aiutato, probabilmente, dei diversi livelli di ristrettezza riferiti alle uscite da casa. Dal 27 marzo, invece, i volumi si sono allineati con i normali trend stagionali, aiutati anche da una progressiva saturazione dei magazzini. Chiudiamo il mese con un aumento del 45% dei viaggi in vendita effettuati. Se ciò è avvenuto, è stato anche grazie al supporto dei vettori e dei loro uomini, dediti all’impegno e al sacrificio.

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