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La gamma pesante elettrica della casa svedese. Al volante del futuro

Quello che vi proponiamo non è esattamente un test di un veicolo. Ma piuttosto il racconto emotivo di una camionista salita per la prima volta sui camion di Volvo Trucks per lungo raggio – FH, FM e FMX – alimentati con energia elettrica. Ed essendo un’esperienza del tutto nuova, non valuta tanto le prestazioni dei veicoli, quanto le reazioni – a volte spiazzanti, a volte entusiasmanti – della conducente. Che percepisce di trovarsi alla guida di un mondo che cambia

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Laura Broglio.

Pensavamo di esserci abituati alla sensazione di guidare l’elettrico. Prima le auto, poi i piccoli mezzi da distribuzione avrebbero dovuto toglierci di dosso la possibilità, anche remota, di stupirci. Invece no.
Oggi, con i nuovi modelli di Volvo Trucks a trazione elettrica, non meravigliarsi risulta impossibile. FMX, FM E FH, tutti alimentati a batteria, sono tra noi obbligandoci a guardarci intorno come se esistessero gli alieni, aizzando vista e udito in cerca di indizi della loro presenza. Che però non arriveranno.
Perché sono esattamente identici ai camion a cui siamo abituati, sia all’esterno che all’interno, ma non fanno rumore. Sentirli sarà impossibile.
Del resto, era esattamente questo l’obiettivo del marchio svedese: creare un cambiamento impercettibile.
Perfetto per la categoria a cui si rivolge, quella di noi camionisti, da sempre abitudinari e metodici. Da sempre nascosti dietro a quella espressione – «Eh, ai miei tempi!» – perché si è un po’ titubanti di fronte alle novità. Per riuscire ad apprezzarle – novelli San Tommaso –dobbiamo prima conoscerle e poi provarle.
Dopo vite consumate in cabina, del resto è inevitabile. Voler ritrovare una sensazione familiare in un lavoro che cambia continuamente e non dona alcuna certezza, è l’unico modo di sopravvivere.
Volvo Trucks lo sa, lo rispetta e crea camion che non ci destabilizzino, annunciandoci però che è il momento di cambiare i tempi. Già, ma come e, soprattutto, perché?

Un futuro da guidare

Facciamo un passo indietro. L’Unione Europea ha definito obiettivi chiari, precisi e a un primo impatto inarrivabili: vuole arrivare al 2030 con il 50% di emissioni di CO2 in meno rispetto al 2019 e poi al 2050 con l’inizio dell’era a emissioni zero. È chiaro, quindi, che non ci si può più tirare indietro.
Volvo Trucks, che già nel 1977 aveva pensato a un camion a emissioni ridotte, a seguito della visione dell’allora presidente Pehr Gustaf Gyllenhammar.
Finalizzata alla conquista di un ambiente più salubre, oggi che il mondo è pronto per le grandi rivoluzioni e ne ha bisogno per continuare a esistere, offre la più vasta gamma di veicoli elettrici del mercato.
L’autotrasporto viaggia a energia elettrica, il futuro bussa alla porta e a noi autisti è stato offerto un nuovo compito: quello di guidarlo.

Cosa creerà un trasporto privo di rumore

Parentesi conclusa, torniamo alla strada e ai camion. Sono a Goteborg, in Svezia, dove ha sede Volvo Trucks. Ed è qui che per la prima volta mi trovo davanti i nuovi Volvo FH e FMX alimentati con energia elettrica. A una prima occhiata sono quelli di sempre, anche se, come detto, l’apparenza inganna, perché la grande differenza non si vede, ma si sente.
Già girando la chiave si coglie quell’essenza silenziosa che sembra amplificare quei momenti di solitudine che tanto piacciono a noi camionisti. Con questi veicoli né il motorino d’avviamento, né il motore saranno in grado di interrompere i nostri pensieri.
In questa nuova dimensione di guida, parlare con un passeggero non richiederà di alzare il tono di voce, le chiamate saranno limpide e senza necessità di dover tirare l’orecchio per capire se si deve andare a Legnano o a Legnaro. Quella costante e a volte invasiva compagnia sonora che si alza dal pavimento della cabina, creando la seconda malattia professionale più diffusa (stando ai dati Inail), potrebbe scomparire. Certo quel brusio di sottofondo via via era divenuto più discreto, ma non tanto da non essere riconosciuto e analizzato dall’orecchio del camionista. Bene, ora quel brusio è scomparso.
Sembra una banalità, ma è uno stravolgimento del contesto acustico della professione. E per di più muove in una doppia direzione. Perché per un verso costituisce un piacere per le nostre orecchie, per un altro il passaggio di un camion non creerà più disturbo e quindi la nostra presenza sarà più apprezzata, tanto da consentirci di accedere laddove prima non eravamo ammessi.
Insomma, il vantaggio di cancellare il rumore, oltre alle emissioni gassose (a livello globale il trasporto alimenta quelle di CO2 per il 13%), è quello di poter creare ambienti cittadini diversi, meno stressanti, più vicini alle esigenze di chi li vive e ci lavora.
Il trasporto non sarà più un nemico da cui scappare, ma un amico da accogliere, anche all’interno dei magazzini, così da poter scaricare e caricare non solo evitando le intemperie, ma anche in condizioni di maggiore sicurezza.

Un camion come amico

Con questo carico di considerazioni, metto in moto. Non appena parto, capisco subito che il camion è una sorta di accompagnatore verso un nuovo modo di guidare, meno brusco e più gentile.
Non ci sono più sforzi da vincere, attriti da vincere: tutto è lineare, esattamente come l’arrivo dell’energia dal motore alle ruote. Tutto è immediato.
Lo sterzo, buono e morbido (ma non calorico) come il burro, è estremamente preciso e per chi viene dal gasolio, deve prenderci un po’ la mano per non sterzare troppo.
Come tutte le cose belle, però, ci vuole veramente poco tempo per abituarsi.
Guidare un camion elettrico è reso ancora più piacevole e rilassante, dalla mancanza, oltre alla rumorosità, anche delle vibrazioni.
La propulsione elettrica non richiede forza, ma una grande capacità di ascolto. Ti obbliga ad assecondare la tecnologia e non a dominarla. Finalmente in cabina si diventa complici.

Cambi marcia e rallentatori energici

Il cambio marcia, affidato all’I-Shift a cui siamo già abituati, seppure adattato per la trazione elettrica, è impercettibile al punto da dover controllare il cruscotto per vederne il passaggio: non esistono dondolii, né perdite di potenza. Anzi, quest’ultima viene accumulata se si usa il rallentatore in terza posizione.
L’ultimo scatto, infatti, permette di ricaricare le batterie durante la frenata ed è talmente potente (molto di più del collega a gasolio) da permettere al conducente di fermare totalmente il veicolo carico senza toccare i freni.

Se 300 km vi sembran pochi

Guido e penso. Penso e guido. E i chilometri scorrono. Alla fine, tra andata e ritorno ne percorriamo circa 300. «Pochi», mi viene istintivamente da commentare. «Giusti» quando un attimo dopo faccio mente locale che, in realtà, la maggior parte delle merci percorre molta meno strada di quel che pensiamo. Il trasporto a corto e medio raggio domina il settore, per questo una buona organizzazione (e un’adeguata rete di punti di ricarica), possono rendere possibile già oggi una diffusione del trasporto a emissioni zero.
Per il lungo raggio, per ora, Volvo propone l’LNG e I-Save, che si distaccano dai veicoli elettrici per concezione, ma con i quali condividono la filosofia di costruzione, gli elementi strutturali e anche le prestazioni.
Gli elettrici vantano infatti motori da 490KW, equivalenti a 666CV, un diavolo dall’animo green, come ci ricordano i colori di lancio sulle sfumature dell’acqua marina.
Insomma, la nuova gamma elettrica di Volvo diventa sempre di più lo specchio del trasporto del futuro, fatto di mezzi pesanti prestanti, mai prepotenti. Presenti, ma non disturbatori. Necessari, ma non dirompenti, anzi dai modi gentili e delicati.
E chissà che ci insegnino che avere la scocca resistente e un’anima gentile è possibile.

«È uno stravolgimento del contesto acustico della professione. E per di più muove in una doppia direzione. Perché per un verso costituisce un piacere per le nostre orecchie, per un altro il passaggio di un camion non creerà più disturbo e quindi la nostra presenza sarà più apprezzata, tanto da consentirci di accedere laddove prima non eravamo ammessi»

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