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PEDAGGI | L’Eurovignette ha gli anni contati. Approvata da Parlamento europeo la direttiva che cambia il sistema

Sulle direttrici stradali più importanti, la tariffa a tempo sarà sostituita da quella a chilometro e i mezzi più inquinanti pagheranno di più. Soddisfatti gli autotrasportatori italiani, soprattutto per i transiti in Austria (che si è opposta). Ma gli Stati membri hanno otto anni per applicarla

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Il De profundis per l’Eurovignette suona a rintocchi lenti. La tariffa autostradale a tempo, applicata sulle autostrade e su alcune strade a doppia carreggiata di molti paesi europei, sparirà – anche se gradualmente – in nome del principio «chi inquina paga». A metà febbraio, il Parlamento europeo ha approvato la direttiva proposta dalla Commissione per uniformare la tariffazione stradale sulla rete di trasporto transeuropea (TEN-T) e imperniarla su due cardini: si pagherà per i chilometri effettivamente percorsi e non per il tempo; i pedaggi saranno commisurati alle emissioni di CO2 prodotte dal veicolo anziché alla classe Euro. Va precisato che gli Stati membri non saranno obbligati a far pagare il pedaggio, ma se lo faranno dovranno attenersi alle regole della direttiva, mantenendo comunque l’Eurovignette – se lo vogliono – su altri tratti della loro rete stradale o in situazioni particolari (aree poco popolate o percorsi brevi).
Si tratta, dunque, di una tariffa più ecologica, ma anche più equa che premierà gli autotrasportatori più sensibili all’ambiente, giacché pagheranno pedaggi più bassi se dispongono di veicoli meno inquinanti. L’approvazione della direttiva è stata accolta con favore dalle associazioni italiane dell’autotrasporto. Il presidente di Anita, Thomas Baumgartner, ha sottolineato che «il 75% delle emissioni CO2 prodotte dal traffico è da ascrivere alle vetture e solamente il 5,8% al trasporto merci stradale, anche perché il parco automezzi pesanti di quest’ultimo si è maggiormente ammodernato rispetto al parco delle vetture negli ultimi anni e i nuovi veicoli pesanti Euro 6 immettono meno sostanze nocive delle vetture con motore di pari classe». E il presidente di Fai-Conftrasporto, Paolo Uggè, ha ricordato che un principio simile è già applicato in Italia con «la cosiddetta riduzione compensata dei pedaggi autostradali, che premia i veicoli meno inquinanti. I mezzi pesanti Euro 1, Euro 2, Euro 3 ed Euro 4 infatti pagano tariffa piena, quelli superiori hanno una riduzione».

I pedaggi austriaci

Ma un altro aspetto rende il provvedimento gradito al nostro autotrasporto: i suoi effetti sulla tariffazione imposta dall’Austria ai nostri camion in transito, formalmente in nome della lotta all’inquinamento. «Il Tirolo», ha evidenziato in proposito Baumgartner, «dovrà adeguarsi alle nuove norme e non potrà più richiedere pedaggi notturni doppi rispetto a quelli giornalieri e solamente per il traffico di transito e non anche per il traffico locale, come attualmente succede».
L’Austria, infatti, ha tentato invano di introdurre emendamenti restrittivi alla direttiva, ma il Parlamento li ha respinti e Baumgartner ha affermato, non senza ironia, che «regole di questo tipo possono essere utili per migliorare ulteriormente la qualità dell’arianella valle dell’Inn in Tirolo, dove già oggi, grazie all’impiego di mezzi di trasporto merci tra i più moderni d’Europa, le stazioni di misurazione delle emissioni lungo l’autostrada dimostrano che i limiti di emissioni Nox o Pm10 imposte dalle normative comunitarie non vengono più superati, cosa che invece succede ancora di frequente nelle grandi città dell’Austria come Vienna, Salisburgo o Innsbruck».

Reinvestire, no?

A cosa saranno destinate le risorse raccolte tramite i pedaggi? Un vincolo di destinazione, in realtà, non c’è, ma esistono principi fondamentali generali, già presenti in precedenti normative in materia, secondo cui gli Stati membri dovrebbero utilizzare gli introiti provenienti dall’uso dell’infrastruttura per finanziare progetti a sostegno dello sviluppo della rete TEN-T e della mobilità sostenibile.
Un aspetto che, pur nell’apprezzamento complessivo della normativa, le ha attirato qualche critica dall’Union européenne des transporteurs routiers (UETR). «L’impostazione della direttiva basata sulla distanza e non sul tempo è sicuramente positivo», ha affermato il segretario generale, l’italiano Marco Digioia, «ma siamo ancora una volta delusi da come l’approccio sul reinvestimento obbligatorio dei proventi non sia quello che ci aspettavamo: se non tutto l’introito, almeno una sua gran parte avrebbe dovuto essere destinata a migliorare la sostenibilità ambientale delle imprese».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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