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Sandra Baldon: «A 52 anni mi sono messa al posto di guida della mia vita…e del camion»

Nel 2018 un cambiamento familiare stravolge la sua vita e la porta a decidere che è finalmente arrivato il momento di ricominciare realizzando quel sogno messo da parte per troppi anni. Sandra allora aveva 52 anni e determinazione ancora da vendere. Oggi è mamma, nonna e, finalmente, autista. Ma soprattutto, “uno spirito libero”

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«La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti» cantava John Lennon. Una frase che rispecchia perfettamente la storia di Sandra Baldon, che a 52 anni ha stravolto completamente la sua vita, familiare e lavorativa, realizzando un suo sogno d’infanzia che ormai sembrava essere stato messo nel cassetto per sempre: sentirsi libera, naturalmente alla guida di un camion.
L’avventura di Sandra inizia nel 2018 quando un profondo cambiamento familiare stravolge la sua quotidianità. La separazione dal marito è la miccia che innesca quel mix esplosivo di coraggio e caparbietà che portano Sandra a prendere la decisione di lanciarsi in una nuova sfida e cercare lavoro come autista.

Sandra, come è maturata la tua decisione di metterti alla guida di un camion?

In realtà presi la patente C già negli anni ’80 per dare eventualmente una mano al mio ex marito che allora aveva una ditta di trasporti. La passione per questo mestiere però nasce ben prima, ricordo che sognavo di guidare un camion fin da quando ero piccola. Poi la vita mi ha portato altrove. Subito dopo le scuole iniziai a lavorare come operaia in una fabbrica tessile. Fu per me un periodo molto noioso perché non ho mai amato i lavori sedentari. A 18 anni mi sono sposata con un autista e poco dopo sono nate le mie due figlie. Quando potevo viaggiavo con mio marito, ma la priorità era per me la famiglia. Nello stesso periodo arrivò anche l’opportunità professionale di fare la letturista di contatori di luce, gas e acqua. Era un lavoro che mi permetteva di spostarmi molto in auto e per questo mi piaceva. Rimasi per ben undici anni.

Ancora una volta, però, il destino aveva altri piani per te…

La ditta per cui lavoravo fallì e io mi ritrovai tagliata fuori dal mondo del lavoro per un intero anno. Così nel 2011 decisi di prendere la patente CE e nel 2012 trovai lavoro come autista. Trasportavo materiale isolante con la biga. Fu un’esperienza molto bella ma breve. Poco dopo, infatti, mi offrirono un posto alla guida di un pulmino per la consegna dei pasti alle le mense scolastiche. Anche se a malincuore scelsi di accettare per il bene della mia famiglia e delle mie figlie e quello divenne il mio lavoro per i successivi sei anni, fino al 2018, l’anno del cambiamento. Le mie figlie ormai erano diventate grandi e furono proprio loro le mie prime sostenitrici. Così mi misi di nuovo a cercare lavoro come autista e trovai un impiego presso il Consorzio Translusia con cui lavoro ancora oggi.

Come è stato cambiare così radicalmente vita?

Inizialmente fu dura. Avevo 52 anni e tante nuove cose da imparare. Fortunatamente trovai supporto da parte dei colleghi e dell’azienda. Tra l’altro penso che con un po’ di intelligenza si possa sempre gestire tutto. Oggi gli impedimenti che un tempo non permettevano alle donne di avvicinarsi a questo lavoro sono caduti. Per esempio, a bordo del camion c’è talmente tanta elettronica che oggi non puoi inventarti dove mettere le mani, ci sono i servizi di assistenza che ti aiutano ad affrontare gli imprevisti. Certo, cambiare una gomma non è facile, ma non lo è per una donna come per un uomo.

Nel frattempo sei anche diventata nonna…

Ho quattro nipotini, tre maschietti e una femminuccia, la più piccolina ha sei anni. Da nonna autista si ha poco tempo da dedicare ai nipoti, ma cerco di organizzarmi. Quando posso li porto a fare colazione o a fare una passeggiata. Penso che conti di più la qualità del tempo che si passa insieme, invece che la quantità.

Qual è oggi la tua giornata tipo?

Il mio lavoro è prevalentemente notturno. Parto la sera o intorno le 2, le 3 di mattina. Si carica e poi si va in consegna. Rientro nel pomeriggio e mi riposo fino a quando non è di nuovo il momento di partire. Nel poco tempo libero che mi rimane mi piace camminare, andare in bici o fare shopping. Mia mamma era una grande appassionata di moda, mi diceva sempre che è importante “uscire in ordine”. Un insegnamento che porto con me anche oggi.

Come riesci a coniugare l’amore per la moda con il tuo lavoro?

Nel vano del camion tengo sempre una scarpa da tennis o un sandaletto, magari con un po’ di tacco, anche se non eccessivo, che indosso quando mi fermo a prendere un caffè. Cambio le scarpe antinfortunistiche ed è fatta. Mi piace essere sempre curata ed elegante. Non c’è nulla di strano, vedo che anche molti colleghi uomini tengono al loro aspetto.

Come passi le ore notturne alla guida?

Mi piace ascoltare la musica o la radio e spesso parlo con i colleghi, ci teniamo compagnia. Ad ogni modo, anche nella mia solitudine mi ritrovo. Percorrere ogni notte 500 o 600 km ti lascia tanto tempo per riflettere.

A cosa pensi più spesso mentre sei al volante?

Sicuramente alla mia vita e a quanto è cambiata. Mi sono resa conto che tutte le esperienze che ho fatto mi sono servite a maturate e ad essere la persona che sono oggi. Non mi pento di aver aspettato così tanto per realizzare il mio sogno, non ho mai bruciato i tempi e le occasioni sono arrivate al momento giusto. Oggi ho finalmente trovato il mio equilibrio, mi sento realizzata. Sono uno spirito libero e questo lavoro mi ha regalato la libertà. Certo, ci sono impegni e orari da rispettare, ma se ripenso al mio primo lavoro in fabbrica mi rendo conto di quanto fosse mentalmente devastante per me. Oggi posso viaggiare e questo mi fa sentire libera.

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