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Sonni d’oro

Non so perché, ma da qualche tempo ho sempre sonno. Eppure, non ho cambiato i turni lavorativi e, anzi, nel periodo del lockdown ho avuto ritmi di lavoro piuttosto irregolari e stressanti. Ora, per fortuna, siamo quasi tornati alla normalità. Il mio fisico, però, continua a lamentarsi e richiederebbe più ore di riposo. Per quale motivo?
Lucia_Z. Ferrara

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Partiamo da una premessa: è fondamentale per la nostra salute rispettare i ritmi biologici del sonno e della veglia che sono regolati da due sistemi indipendenti, ma paralleli, che ciclicamente “accendono” e “spengono” varie parti del cervello. Il primo è il “processo circadiano”, regolato dall’orologio biologico interno situato nel cervello (nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo) e dall’alternanza della luce e del buio. Questa zona del sistema nervoso centrale riceve informazioni sulla durata del giorno direttamente dalla retina, le interpreta e ci dice quando è ora di dormire e quando è di svegliarsi in sintonia con il ciclo giornaliero di 24 ore. È un meccanismo sofisticato ancorché ancestrale che scandisce il ritmo e l’andamento di tutte le funzioni fisiologiche di tutti gli esseri viventi. Il secondo sistema prende il nome di “processo omeostatico” e rappresenta la naturale propensione al sonno dopo una veglia: quanto più si resta svegli, tanto più forte è la pressione della sonnolenza. In condizioni fisiologiche, i due processi sono in armonia per cui il momento di maggiore sonnolenza, determinato di solito dalla veglia diurna e dalla stanchezza accumulata, coincide con le ore notturne. La facilità ad addormentarsi e la durata del sonno dipendono quindi anche dall’ora della giornata: a parità di durata della veglia precedente, è più difficile addormentarsi e si dorme per un tempo minore al mattino, mentre si dorme più facilmente e più a lungo se ci si corica alla sera. Ne derivano alcuni principi: 1) sonno e veglia sono due facce della stessa medaglia e si influenzano a vicenda; 2) il cervello è programmato per il riposo notturno; 3) se non si rispetta il bisogno quantitativo (ore totali di sonno) e qualitativo (sonno continuo e strutturalmente adeguato) si crea una condizione di deprivazione di sonno. La prima e più evidente conseguenza della deprivazione cronica di sonno è la sonnolenza, vale a dire una condizione fisiologica di compenso che comporta una significativa riduzione dell’efficienza psico-fisica con difficoltà di attenzione e concentrazione, rallentamento dei processi decisionali e delle prestazioni motorie. Non stupisce dunque come in ambito lavorativo la sonnolenza, non di rado aggravata dalla fatica fisica generata da turni e orari di lavoro prolungati e irregolari, sia gravata da un elevato rischio di infortuni e incidenti, tanto da rappresentare la principale causa di incidenti stradali mortali nel trasporto pesante.

Il rischio di incidenti per un autotrasportatore aumenta in maniera inversamente proporzionale alle ore di sonno: chi dorme meno di sei ore ha un rischio doppio rispetto a chi riposa un paio d’ore in più e diventa triplo per chi si ferma a cinque ore e quadruplo per chi dorme 4 o meno ore


Nonostante la vulnerabilità alla privazione di sonno vari da individuo a individuo e dipenda anche da tratti costituzionali e dall’età, molti studi internazionali hanno dimostrato che il rischio di incidenti per un autotrasportatore aumenta in maniera inversamente proporzionale alle ore di sonno: chi dorme meno di sei ore ha un rischio doppio rispetto a chi riposa un paio d’ore in più e diventa triplo per chi si ferma a cinque ore e quadruplo per chi dorme 4 o meno ore. Perciò, mettersi alla guida dopo aver dormito poco diventa rischioso come guidare ubriachi. È dunque fondamentale rispettare le norme di igiene del sonno e se ciò non sia possibile è necessario adottare particolari accorgimenti. Alcuni riguardano l’alimentazione e consistono nella regolarità degli orari dei pasti abituali, da consumare in ambiente confortevole, in un intervallo di tempo adeguato (circa 40 minuti per il pasto principale). È importante non saltare i pasti, ma altrettanto importante evitare pasti abbondanti e ricchi di grassi prima o durante il turno di lavoro. Ci sono poi strategie di ordine generale come svolgere attività fisica o sottoporsi a controlli medici periodici. Infine, prestare attenzione ad alcuni segnali “premonitori”, come la difficoltà a tenere gli occhi aperti o a mantenere la corsia di marcia o a ricordare gli ultimi chilometri percorsi anche se – ahimè – non di rado il colpo di sonno è improvviso. In questi casi è utile concedersi un riposino, che però secondo gli esperti riduce il rischio di incidenti stradali da carenza di sonno solo se dura almeno 20 minuti. E poi oltre al sonnellino gli stessi esperti consigliano di viaggiare preferibilmente di giorno e di evitare cibi pesanti o farmaci che possano compromettere l’attenzione. Se però si russa o se si ha spesso sonnolenza diurna (anche alla guida), è sempre consigliabile parlarne con il proprio medico per verificare se si è affetti da OSAS e, in caso affermativo, correre ai ripari.

Buon viaggio!

Annagiulia Gramenzi
Annagiulia Gramenzi
Ricercatore Dip. medicina clinica Univ. Bologna
Scrivete a Annagiulia Gramenzi: salute@uominietrasporti.it

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