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Scanavino (CIA-Agricoltori Italiani): «Norma efficace per l’agricoltura, ma non per i più deboli»

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Ma le norme sui tempi di pagamento in vigore per l’agricoltura, che ora dovrebbero essere applicate all’autotrasporto, hanno funzionato o no sui rapporti del mercato agricolo? La legge è in vigore dal 2012 e otto anni sono un periodo più che sufficiente per valutare l’efficacia di una norma. K44 Risponde – il Tg streaming diffuso settimanalmente sul sito di Uomini e Trasporti e di Trasporto Europa (ma anche sui canali social, Facebook, Linkedin e Youtube in particolare) – ha girato la domanda a Dino Scanavino, presidente di CIA-Agricoltori Italiani. Ne riportiamo una sintesi, ricordando che il testo integrale è fruibile ai siti ricordati. 

Presidente Scanavino, qual è il quadro della situazione dei pagamenti in agricoltura a otto anni dall’introduzione dell’art. 62?

Nella prima fase di applicazione, la normaè stata efficace soprattutto nei rapporti con la Grande distribuzione organizzata e con le industrie della trasformazione più strutturate; lo è stata un po’ meno nelle negoziazioni sui canali più tradizionali, nella cessione di prodotti a artigiani o ad altri tipi di organizzazione: d’altra parte in un settore così vario come l’agricoltura non tutto è contrattualizzabile. Abbiamo anche avuto qualche problema interno al settore, ma lo abbiamo risolto con una deroga: tra agricoltori e allevatori – dove tradizionalmente si è sempre andati oltre i 60 giorni – è scattata una sorta di moratoria. In complesso, la norma non ha definitivamente risolto il problema, ma alcune filiere ne hanno sicuramente tratto vantaggio.

Ci sono voluti interventi dell’Autorità per la concorrenza? E questi interventi sono avvenuti d’ufficio o c’è stato bisogno di una denuncia dell’azienda agricola, con il rischio di una ritorsione da parte del cliente?

In alcuni casi l’Autorità è intervenuta per sanzionare e, comunque, sempre su denuncia dell’azienda creditrice. È evidente che in questi casi il rischio di perdere il cliente è concreto, ma dipende anche dalla valutazione che l’imprenditore agricolo dà del suo prodotto: se ha una merce che il mercato richiede è un rischio che può correre. È ovvio, poi, che in una fase di crisi – eventi meteorologici, surplus di produzione – non si può escludere un agreement non scritto, perché alla fine i sistemi commerciali si tengono in piedi sulla domanda e sull’offerta: se una delle due è squilibrata o si trova un accordo o il sistema si rompe. Per questo, a mio avviso, all’interno di un quadro normato ci possono essere deroghe non scritte negoziate tra le parti. Però ricordandosi che ci troviamo all’interno di un quadro normativo che esiste e che se non fosse esistito, non avremmo neppure la possibilità di discutere con il nostro interlocutore.

La norma, dunque, potrebbe essere perfezionata?

Io sono un fautore della flessibilità. Regole eccessivamente rigide inducono a uscire dalla norma, distorcendo il mercato. Credo, perciò, che la norma attuale potrebbe essere migliorata, lasciando a una sorta di camera negoziale la possibilità di valutare, un paio di volte l’anno, eventuali situazioni di crisi e negoziare piccole deroghe a vantaggio dell’una o dell’altra parte. Per esempio, se la camera negoziale stabilisce che per il prossimo semestre in un determinato comparto c’è una situazione di crisi pesante, si può fissare un prolungamento dei tempi, magari da 60 a 75 giorni, da recuperare – 5 giorni alla volta – nei sei mesi successivi. Ma è anche vero che il nostro è un settore particolare: noi abbiamo merce che dopo due o tre giorni si deve buttar via e questo è un limite che a volte mette sotto stress la normativa.

Ma c’è un parallelismo certo fra agricoltura e autotrasporto: entrambe sono la controparte debole nel rapporto con il committente. E in entrambe ci sono soggetti che per dimensioni e per struttura sono ancor più deboli.

È vero, l’agricoltura è debole rispetto alla trasformazione e alla grande distribuzione. E dubito anche che all’interno di un settore debole, i più deboli abbiamo avuto più tutele dalla legge. In realtà, chi ha avuto più capacità negoziale ha ottenuto il rispetto della norma, ma chi ha più capacità negoziale è un’azienda strutturata che lavora su filiere strutturate dove trova imprese con alto standing anche di carattere reputazionale, che se c’è una norma la applicano. I più deboli, invece, incontrano altri soggetti deboli che rinegoziano anche le norme che sono in vigore. L’agricoltura, insomma, s’è avvantaggiata da questa norma. Alcune aziende si sono avvantaggiate al 100%, altre con percentuali più basse. E certamente non sono le più deboli che hanno raggiunto il 100%.

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Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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