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I marchi Cardi, Viberti e Merker entrano nella gestione Wielton

Il costruttore polacco ha costituito Italiana Rimorchi che ha siglato un contratto per l'utilizzo degli storici marchi italiani e dello stabilimento di Pescara, che fungerà come centro di distribuzione e di supporto post-vendita

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La cosa è ormai ufficiale: Wielton non soltanto ha costituito una propria società sussidiaria italiana, chiamata appunto Italiana Rimorchi, ma ha anche stipulato un contratto di locazione con la «vecchia» Compagnia Italiana Rimorchi per affittare beni e diritti relativi alle sue attività. In pratica il diritto a utilizzare sia i marchi Merker, Cardi e Viberti, sia lo stabilimento industriale in provincia di Pescara (ex sede della Merker), che funzionerà come centro di distribuzione e di supporto post-vendita dei tre brand, affiancati dai prodotti selezionati con il marchio Wielton. In pratica l’idea è quella di importare alcuni rimorchi direttamente dalla Polonia e realizzarne o assemblarne altri in Italia sfruttando tutto il know how degli storici tre marchi nazionali. Per attuare questo tipo di programma Italiana Rimorchi confiderà – almeno inizialmente – su 23 dipendenti, che dovrebbero aumentare progressivamente.

Anche se, stando a quanto comunicato a Verona dallo stesso stato maggiore della società, sembra molto probabile che il grosso della produzione avverrà in Polonia, anche perché proprio in questi mesi Wielton ha ammodernato il proprio stabilimento di produzione di Wieluń, investendo in particolare sul reparto per la saldatura laser dei telai e su quello per la verniciatura. In questo modo il costruttore polacco (quinto in Europa e quotato anche alla borsa di Varsavia) può riuscire a mettere insieme un catalogo di almento 60 modelli, realizzati grazie all’apporto di 1200 dipendenti e generando un fatturato di 150 milioni.
Il perché dell’investimento in Italia lo si coglie dai numeri attuali della società. Lo scorso anno Wielton ha commercializzato 6.487 veicoli, ma di questi circa il 45% è rimasto in Polonia. Un’altra fetta molto consistente di mercato proviene invece dalla Russia (ora in contrazione a causa della crisi ucraina) e nei paesi Baltici. Da qui la necessità di allargare il perimetro di azione verso Sud. E l’Italia dovrebbe essere la testa di ponte di quest’offensiva che da qui al 2019 dovrebbe portare a sfondare il tetto delle 10.000 unità vendute

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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