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Mercedes-Benz eVito. Un silenzio elettrizzante

Il mid van della Stella arriva in Italia. E noi lo abbiamo accompagnato in giro per il rumorosissimo traffico di Roma per una consegna, a zero emissioni (sia atmosferiche sia sonore), ma ad alto tasso di dolcezza

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Il primo contatto con l’eVito è lì, dov’è naturale che sia: il parcheggio della sede di Mercedes-Benz Italia. Da qui partiamo per una precisa missione distributiva: recarsi presso la storica fabbrica romana di biscotti Gentilini, caricare e poi trasportare il dolce e prezioso materiale presso la sede capitolina di Eataly. Compito reso delicato soprattutto perché è necessario consegnare integri tutti i biscotti. E quindi, come corollario, cercare di evitare, per quanto possibile, le tante buche della capitale!
E allora: pronti, via!

UNA MODALITÀ DI GUIDA PER OGNI ESIGENZA

All’interno una delle poche novità rispetto al Vito tradizionale è costituita dal quadro strumenti, del tutto riconcepito: a sinistra presenta il contachilometri, a destra l’indicatore del funzionamento del motore elettrico che indica istante per istante se e quanta energia viene recuperata o consumata. Al centro compare un computer di bordo che indica stato di carica della batteria e autonomia residua.

Salendo a bordo dell’eVito ci si rende subito conto che non c’è alcuna differenza con il “fratello” diesel. Il piccolo selettore delle marce, posizionato alla destra del volante è identico a quello dei modelli dotati di trasmissione automatica. Da dietro il volante fanno capolino i paddle con i quali è possibile selezionare le impostazioni di recupero energia: D-, D, D+ e D++. I paddle sono identici a quelli dei cambi automatici nelle versioni a motore endotermico. Selezionando D- si recupera molta energia cinetica e quasi non c’è bisogno di utilizzare i freni, tanta è la forza di decelerazione. Proprio per questo, rilasciando il pedale dell’acceleratore, si accendono automaticamente gli stop. Insomma, questa impostazione di guida è quella più conveniente nel congestionato traffico romano, in cui gli stop&go sono quanto mai frequenti. D+ e D++ sono invece impostazioni indicate per la guida su superstrade, tangenziali o raccordi autostradali, dove è possibile sfruttare al massimo l’abbrivio sfiorando appena l’acceleratore. Ognuna di queste impostazioni è pensata per guadagnare o conservare al massimo l’energia elettrica disponibile. Attenzione, però, non finisce qui. Attraverso un piccolo tasto posto al cento della plancia accanto alla radio, si possono selezionare anche tre modalità di marcia: C, E ed E+, ovvero Comfort, Economy ed Economy plus. La modalità Comfort rende la risposta del motore molto simile a un diesel tradizionale. Quella Economy consente di allungare i tempi di autonomia rallentando l’accelerazione, mentre la E+ riduce la potenza del motore elettrico da 84 a 70 kW e, di conseguenza, anche la coppia, che da 300 passa a 270 Nm. Il tutto a beneficio dell’autonomia.

Il piccolo selettore delle marce, posizionato alla destra del volante è identico in tutto e per tutto a quello dei modelli dotati di trasmissione automatica. Da dietro il volante fanno capolino i paddle con i quali è possibile selezionare le impostazioni di recupero energia: D-, D, D+ e D++.

DOPO IL CARICO, IL RACCORDO ANULARE

A questo punto ne sappiano abbastanza per poter girare la chiave e mettere in moto. Subito ci avvolge il “nulla cosmico”. Solo dalle luci del quadro strumenti ci accorgiamo che il veicolo è pronto a partire. Il motore elettrico Mercedes-Benz non rimanda alcun rumore nell’abitacolo. Selezioniamo la marcia Drive, impostiamo la modalità Eco e il livello D di recupero d’energia. Il navigatore preimpostato sullo smartphone (messo a disposizione da Mercerdes-Benz), ci guida verso il biscottificio Gentilini, non troppo distante dalla sede stellata. Giunti a destinazione carichiamo un pallet di biscotti e ripartiamo per puntare verso la sede romana della catena enogastronomica Eataly di Via Ostiense.

Usciti dal biscottificio dirigiamo il nostro silenziosissimo van verso il rumorosissimo Grande Raccordo Anulare. Impostiamo a questo punto il livello D++ e la modalità di guida sulla C (Comfort). Così, sfruttando al massimo l’abbrivio, riusciamo a marciare a 80 km/h mantenendo sempre la lancetta sul grigio (economy) del quadrante che sostituisce il contagiri. Nel contempo la percentuale di carica scende molto lentamente. Usciamo sul tratto finale di A24 che congiunge il GRA con la tangenziale Est.

eVITO: TUTTO QUANTO C’È DA SAPERE
Pesi e misure
L’eVito Mercedes-Benz è disponibile in due varianti di passo: la versione base (quella del test) ha una lunghezza totale di 5.140 mm e un carico utile massimo di 1.073 kg, identica al Vito diesel. La versione extra-long è lunga 5.370 mm e ha un carico utile di 1.048 Kg, per un peso massimo ammesso di 3.200 Kg. I volumi di carico sono, rispettivamente, di 6 e di 6,6 metri cubi, anche qui invariate rispetto ai modelli diesel.
Carica e autonomia
La capacità delle batterie, pari a 41 kWh, assicura un’autonomia compresa tra i 100 e i 150 km a seconda dell’utilizzo. Una ricarica totale dura 6 ore. Il motore elettrico eroga una potenza di 84 kW (corrispondenti a circa 115 CV) e sviluppa una coppia fino a 300 Nm. La velocità massima può essere tarata a 80 km/h, consentendo di risparmiare energia e incrementare l’autonomia, oppure a 120 km/h. Prova ne sia che, dopo aver percorso i 40 km della nostra missione, abbiamo ancora 3/4 di carica a disposizione.

QUANDO LA CODA RICARICA LE BATTERIE

Il motore elettrico dell’eVito eroga una potenza di 84 kW che, a seconda della modalità di guida può essere ridotta a 70 kW. Anche la coppia, da 300 Nm può scendere a 270 Nm, e tutto beneficio dell’autonomia.

Arrivati in tangenziale troviamo ad accoglierci un traffico di proporzioni epiche. Ma chi è di Roma sa che su questo tratto di strada è la normalità. Tramite i paddle dietro il volante impostiamo il livello di recupero massimo E+. Come detto, procedendo a 10 km/h a causa del traffico intenso, non serve neanche toccare i freni, perché appena si solleva il piede dall’acceleratore l’eVito rallenta fino a fermarsi. Abbandonata la tangenziale ci inseriamo sulla Cristoforo Colombo. Oltrepassati un paio di semafori, giriamo a sinistra verso il quartiere Ostiense.
Giunti ai magazzini del centro commerciale ci accostiamo in retromarcia alla banchina per lo scarico, di fronte allo sguardo basito degli operatori. Uno di loro, non percependo alcun rumore, si urla un consiglio: «Me raccomando, non fa’ la rampa a folle!». Tranquillizzo e spiego di che veicolo si tratta. Poi, scaricato il tutto, prima di ripartire, elevo Eataly a una sorta di trattoria del camionista. Come a dire: nella vita bisogna adattarsi…

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