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Autisti ridotti come schiavi: arriva all’udienza preliminare il caso della Ltm di Arconate

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Lavoravano dalle 12 alle 20 ore al giorno dal lunedì al venerdì e il sabato erano obbligati a recarsi in azienda per lavare il camion. Pause pranzo inesistenti e quindi pasti consumati direttamente al volante. Pause per andare in bagno non superiori ai 6 minuti e comunque giustificate soltanto se effettuate con contestuale telefonata in azienda, grazie alla quale documentare il rumore dello sciacquone. Erano queste le condizioni in cui erano costretti a lavorare gli autisti di una società di Arconate, la LTM. Ma dopo troppe vessazioni qualcuno ha alzato la testa e ha deciso di andare a raccontare tutto alla polizia. Così i due amministratori della società, padre e figlio, dovranno comparire nei prossimi giorni davanti al giudice del Tribunale di Milano per l’udienza preliminare e l’eventuale rinvio a giudizio.
Dopo un anno di indagini per loro le accuse sono molto pesanti,
dalla violenza privata all’omissione dolosa di cautele in materia di infortuni sul lavoro, fino alla violenza o minaccia per costringere terze persone a commettere un reato. Rispetto a questo punto nelle carte processuali compaiono i contratti di otto dipendenti (un rumeno e sette italiani) in cui si faceva riferimento a un obbligo di usare nel corso del turno di lavoro due carte tachigrafiche intestate a due persone diverse, ma in realtà utilizzata soltanto da un autista per fingere che si desse il cambio alla guida con un collega. Altro obbligo emerso riguarda quello di impostare il tachigrafo in posizione “riposo” ogni qual volta il veicolo era spento, anche se l’autista stava svolgendo altre mansioni diverse dalla guida. 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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