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L’autotrasporto unito chiede di prorogare il pagamento del contributo ART

Quindici sigle delle associazioni di categoria dell’autotrasporto scrivono all’ART e al Governo chiedendo di prorogare i termini per il versamento del contributo obbligatorio dal 30 aprile al 29 ottobre 2021

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Su una cosa tutto l’autotrasporto italiano concorda: il pagamento del contributo all’ART è ingiusto. Ma adesso, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che di fatto ha chiuso la partita giurisprudenziale, è tempo di adottare una tattica diversa da quella che si gioca nelle aule di un tribunale. Quale tecnica sia emerge chiaramente dalla lettera che tutte (ma proprio tutte) le associazioni delle imprese di autotrasporto hanno inviato al presidente dell’ART – ma anche a presidente del Consiglio, ministro delle Infrastrutture e tutte le massime cariche politiche legate al trasporto – per chiedere di prorogare al 29 ottobre 2021 il termine per il pagamento del contributo obbligatorio dovuto, a partire dal 2019, all’Autorità Regolatrice dell’Autotrasporto. Termine che era stato improrogabilmente fissato per il 30 aprile 2021.

Si ricorda che l’Autorità con le delibere n. 20 e n. 30 del 2021 aveva interrotto la sospensione del contributo obbligatorio e chiesto alle imprese di autotrasporto il versamento dello stesso per il triennio 2019-2021.

Le associazioni dei trasportatori chiedono che sia fissato un termine ragionevole per l’adempimento del pagamento, posto che, in realtà, almeno per il versamento del contributo relativo al 2019 il contenzioso aperto dalle associazioni di categoria è ancora pendente davanti al Consiglio di Stato.

Nella lettera a firme congiunte (Anita, Aiti, Assotir, Fita, Confartigianato Trasporti, Confetra, Confcooperative, Conftrasporto, Fai, Fedit, Fiap, Legacoop, Sna Casartigiani, Trasportounito, Unitai) le associazioni dei trasportatori chiedono, inoltre, che si tenga conto dell’attuale periodo storico e delle difficoltà che il mondo dell’autotrasporto sta affrontando e «anziché essere obbligato a versare contributi dovrebbe ricevere sussidi».

A corroborare la posizione delle associazioni di categoria arriva un’ulteriore osservazione su una «discriminazione a rovescio» perpetrata nei confronti degli autotrasportatori, visto che il contributo viene richiesto alle imprese italiane ma non, a parità di servizi, agli autotrasportatori stranieri.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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