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500 navi ferme al porto di Shanghai: la logistica mondiale rischia (di nuovo) la paralisi

A causa della mancanza di personale per il rigido lockdown imposto dal governo cinese per contrastare la nuova ondata di Covid, lo scalo marittimo più trafficato del mondo è in questi giorni fortemente congestionato. Il rischio è che si inneschi uno nuovo shock a livello globale sul commercio via mare e sulle catene di approvvigionamento

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In Cina il Covid è tornato a mordere, spinto dalla nuova e più contagiosa variante Omicron. Tant’è che a Shanghai 26 milioni di abitanti sono stati rimessi in lockdown. E proprio le restrizioni imposte dalle autorità cinesi, a Shangai così come anche in altre aree della Cina, stanno rischiando di mettere sempre più in difficoltà il trasporto marittimo delle merci da una delle aree più produttive del mondo.

Shanghai, in particolare, è il principale porto commerciale a livello globale. L’anno scorso ha movimentato 47 milioni di TEU, di cui circa 6 milioni in trasbordo, una quota storicamente alta. Tuttavia, la mancanza di personale (a causa del lockdown) e le norme sanitarie molto stringenti stanno rischiando ora di paralizzare completamente il porto. Secondo quanto riportano i media internazionali, il numero di «colossi del mare» in attesa di caricare o scaricare le merci ha sfiorato nei giorni scorsi le 500 unità.

Solo per rendere l’idea: durante il lockdown del 2020, la «coda» di navi in attesa dentro e fuori lo scalo di Shanghai non era mai salita oltre quota 200. Per questo motivo è lecito attendersi conseguenze ben più forti sul commercio mondiale rispetto a quelle viste nel recente passato. Il rischio di questa situazione sono infatti i contraccolpi su tutte le catene mondiali della fornitura.

Confindustria Udine ha parlato di «ennesimo shock per la catena di fornitura delle nostre imprese», ricordando che «affittare un container da 40 piedi da Shanghai a Rotterdam fino all’estate scorsa costava non più di 2.000 dollari, poi nell’autunno le tariffe sono schizzate fino a 13.000 dollari e oggi oscillano su cifre analoghe». Una situazione che si somma al fatto che «i beni prodotti dall’industria sono molti meno di quelli richiesti dal mercato» e «all’aumento dei prezzi delle materie prime». Secondo Confindustria Udine «gli effetti del blocco del porto di Shanghai saranno evidenti tra 40 o 50 giorni».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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