Non si placa la bufera sull’articolo 26 della Legge di Bilancio 2026, che introduce un divieto generalizzato alla compensazione dei crediti d’imposta per le imprese con debiti fiscali o previdenziali. Dopo le prime aperture del viceministro all’Economia, Maurizio Leo, che aveva parlato di «volontà di rivedere la norma», ora il fronte delle associazioni dell’autotrasporto si fa sempre più compatto e deciso.
Confartigianato Trasporti e CNA Fita hanno lanciato un allarme congiunto: dal 1° luglio 2026 rientrerebbe tra i crediti non più compensabili anche il rimborso delle accise sul gasolio utilizzato dalle imprese, con un controvalore stimato di quasi 1,8 miliardi di euro complessivi per il settore. Per ogni azienda artigiana, la perdita immediata di liquidità potrebbe superare i 56.000 euro l’anno, una cifra capace di mettere in seria difficoltà migliaia di imprese.
«La misura così concepita non colpisce i frodatori, ma scarica l’onere della verifica e la carenza di cassa sulle aziende oneste», sottolineano le associazioni. Il rischio concreto è che le imprese siano costrette a versare integralmente e subito i debiti contributivi e previdenziali, mentre i rimborsi dei crediti d’imposta arrivano dopo mesi, aggravando una già delicata gestione della liquidità.
La richiesta delle associazioni è chiara: abrogare l’articolo 26 o, in alternativa, introdurre una deroga specifica per il credito d’imposta sulle accise del gasolio professionale, che possa continuare a essere compensato con i debiti contributivi e fiscali.
Assotir: rischio default finanziario
Anche Assotir entra a gamba tesa nella polemica. In una lettera inviata ai ministri Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini e al presidente della Commissione Bilancio del Senato Nicola Calandrini, l’associazione sollecita chiarezza immediata sull’applicazione dell’articolo 26. Secondo Assotir, il testo attuale è ambiguo e potrebbe colpire anche il credito d’imposta sulle accise del diesel, strumento fondamentale per la gestione della liquidità aziendale.
Claudio Donati, segretario generale dell’associazione, avverte: «Venendo meno la possibilità di compensazione, molte imprese rischiano il default finanziario. Non c’è alcun motivo per applicare una norma pensata per altri settori – principalmente l’edilizia – al trasporto merci su gomma, strategico per il Paese». Assotir chiede quindi un intervento chiarificatore immediato, per garantire che la compensazione dei crediti sulle accise possa continuare anche dopo il 1° luglio 2026.
L’urgenza della revisione
Il viceministro Leo aveva parlato di «effetti distorsivi da evitare», ma al momento non esistono testi ufficiali di modifica. Il mondo dell’autotrasporto osserva con preoccupazione: bloccare i crediti d’imposta significa sottrarre alle imprese risorse già maturate, con effetti immediati sui flussi di cassa e sulla continuità operativa.
Per le imprese, la compensazione non è un favore, ma uno strumento essenziale per regolare i conti e mantenere operativa la flotta. Bloccarla equivale a mettere in ginocchio centinaia di migliaia di operatori, compromettendo trasporti, consegne e filiera logistica.
La protesta delle associazioni non accenna a placarsi: la misura non è solo fiscale, ma politica, perché tocca il cuore della fiducia tra Stato e imprese. Se il governo vorrà davvero minimizzare o rimuovere l’articolo 26, dovrà farlo prima che la liquidità delle aziende cominci a congelarsi, pena la paralisi di una parte strategica dell’economia nazionale.


