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La memoria perde colpi? Ecco il perché

Vi è mai capitato di non riconoscere un luogo o una strada in cui siete passati decine di volte? O di essere convinti di aver parcheggiato il veicolo su un lato della stazione di servizio quando invece era su quello opposto? Se la risposta è «sì», potrebbe essere che alcuni pallet inseriti in quel grande magazzino che è la vostra memoria e su cui sono appoggiati i pezzi delle vostre esperienze, hanno perso l'imballaggio e si sono sfaldati.

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«In questa strada ci sono passate decine di volte, ma oggi è come se fosse la prima». «Ho parcheggiato a destra o sinistra della stazione di servizio?». «Dovevo fare una cosa sul camion e… non mi ricordo cosa». Quante volte ci capita di avere la sensazione che la nostra memoria stia «perdendo colpi»?
Nell’ultimo anno e mezzo diverse ricerche hanno evidenziato come il Covid-19 abbia avuto un impatto importante sul nostro cervello: i cambiamenti delle nostre abitudini, le chiusure forzate, il distanziamento sociale, ecc. ecc., in molti casi hanno causato disturbi ansioso-depressivi, disturbi del sonno, fobie, ossessioni, difficoltà nella concentrazione e altre problematiche a livello cognitivo, emotivo e relazionale.
Le capacità di memorizzare, ricordare e apprendere sono fortemente influenzate dalle situazioni esterne: in modo più o meno diretto, la pandemia ha condizionato anche queste funzioni cognitive. Ma andiamo per gradi.

Come si può definire la memoria?

È la capacità che il nostro cervello ha di codificare uno stimolo proveniente dall’ambiente esterno (cioè, di trasformarlo in qualcosa di riconoscibile), di conservarlo (questo processo si chiama «ritenzione» e permette di consolidare e stabilizzare un ricordo nel tempo) e, al bisogno, di rievocarlo (cioè di recuperarlo dalla memoria a lungo termine). È possibile immaginare la memoria come un grande magazzino nel quale sono stipati tanti pallet su cui sono appoggiati altrettanti pezzetti delle esperienze più o meno recenti che aiutano la persona a orientarsi nella sua vita presente.

Come funziona la memoria?

Data la complessità dell’argomento, sono diverse le classificazioni usate per spiegare come funziona la memoria. Sicuramente, la più comune è quella de “I tre stadi della memoria” di Atkinson-Shiffrin, che suddivide la memoria in tre parti, a seconda di quanto tempo l’informazione rimanga attiva in ciascuno di essi: la memoria sensoriale, la memoria a breve termine (o di lavoro) e la memoria a lungo termine.
La memoria sensoriale codifica e trattiene le informazioni provenienti dagli organi di senso (quali immagini, suoni, odori) per meno di un secondo. Come potete immaginare, sono migliaia gli stimoli che bombardano costantemente questo magazzino e non è possibile per il nostro cervello incamerarli tutti: solo quelli a cui si presta attenzione verranno poi elaborati dalla memoria a breve termine, mentre gli altri saranno dimenticati.
Nella memoria a breve a termine, quindi, hanno accesso le informazioni a cui è stata prestata attenzione nella memoria sensoriale. Differentemente dal deposito precedente, nella memoria a breve termine vi è coscienza delle informazioni e vengono trattenute per circa 15 secondi: dopo questo tempo, accedono nuove informazioni e quelle precedenti vengono dimenticate. In ogni caso, in questo breve lasso di tempo il materiale incamerato è facilmente accessibile e manipolabile: possiamo fare dei calcoli numerici, risolvere dei problemi complessi, seguire una conversazione, ecc. Inoltre, se l’informazione viene ripetuta più volte o se ci colpisce particolarmente, verrà rielaborata in modo più consistente dal cervello, passando così nella memoria a lungo termine.
La memoria a lungo termine è la sede dei ricordi, delle esperienze, delle informazioni e delle conoscenze acquisite nel corso della vita e che formano il nostro carattere. La sua capacità è illimitata. Viene suddivisa in memoria dichiarativa, che comprende tutto quello che può essere descritto in modo consapevole (come una vacanza, una relazione con una persona ecc.), e in memoria procedurale, che contiene le abilità cognitive, percettive e motorie (come imparare ad andare in bicicletta o guidare un veicolo).

Cosa può compromettere la memoria?

Lo abbiamo già detto: ci possono essere delle “interferenze” esterne in grado di compromettere la capacità del nostro cervello di memorizzare un’informazione e di trasformarla in ricordo.
I processi di codifica, ritenzione e recupero, infatti, sono influenzati da diversi aspetti come: le caratteristiche dello stimolo (troppo rumore, luminosità, ecc.), fattori emotivi (agitazione, ansia), fattori cognitivi (stanchezza, disattenzione), aspetti motivazionali (scarsa motivazione a svolgere un determinato compito) della persona.
Può succedere, quindi, che dei ricordi possano essere distorti o modificati, qualora il processo di codifica non vada a buon fine (può succedere di essere convinti che una persona ha il camion di un determinato colore e invece lo ha di un altro); oppure, se succede qualche cosa nel momento in cui è in atto il processo di ritenzione, può essere che il ricordo non venga stabilizzato e quindi immagazzinato (per esempio, può capitare di essere convinti di aver visto un determinato posto o fatta una determinata esperienza, ma è solo frutto della nostra immaginazione); o ancora, può succedere che, se si è agitati o stanchi, si faccia fatica a recuperare un ricordo (quando si dice per esempio avere una parola «sulla punta della lingua»).

Curiosità – COME SI CREANO I FALSI RICORDI

Si pensa che i nostri ricordi siano fatti realmente accaduti e sempre veri. Ma non è così: sono diversi gli studi che hanno dimostrato che abbiamo molti “falsi ricordi”, ovvero abbiamo memoria di qualcosa che, tuttavia, non è mai avvenuto e che abbiamo “inventato”. I falsi ricordi possono crearsi per diversi motivi: possono essere “provocati”, qualora qualcuno ci richieda insistentemente delle informazioni (per esempio, in ambito penitenziario). In questo caso possono formarsi o per con-fusione o per unione di eventi simili o avvenuti in un periodo di tempo vicino o per suggestione da parte di qualcuno; oppure possono essere fantastici, cioè inventati dalla persona stessa, senza che se ne renda conto.
Occhio quindi alla frase «ci metto la mano sul fuoco che questa cosa è avvenuta/l’ho fatta» perché potreste ingannarvi da soli.

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