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Adblue inquinato? Ecco la soluzione in «sintesi»

È sempre più utilizzato sugli autocarri di nuova generazione, ma spesso è creato in modo raffazzonato e contaminato da agenti esterni. Quello sintetico, prodotto con marchio Air1, ha invece una purezza elevatissima e costi solo leggermente superiore

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AdBlue prodotto per dissoluzione, con rischio di non rispettare gli standard qualitativi della della ISO 22241, spesso contaminato, inquinato da agenti esterni e generato con metodi a volte rudimentali che ne condizionano qualità e purezza. Ne vengono fuori additivi “pericolosi” che possono intasare e bloccare il catalizzatore SCR. Dopo non resta che effettuare una pulizia approfondita, con alti costi per manutenzione e fermo del veicolo.

Non si tratta di casi isolati, purtroppo. Ora che sempre più autocarri utilizzano la soluzione di urea al 32,5% e acqua demineralizzata, come spesso accade in Italia c’è il furbetto che si arrangia a creare AdBlue di scarsa qualità. L’unica realtà che oggi in Italia produce un additivo di sintesi puro e raffinato è Yara, multinazionale norvegese che ha realizzato un impianto dedicato a Ferrara, commercializzato con il marchio Air1: «Creare AdBlue di sintesi – spiega Lorenzo Cravino, business manager per il mercato italiano – garantisce un prodotto finale molto superiore a quello per dissoluzione, che è un metodo sicuramente lecito e molto diffuso, ma che può presentare problemi qualitativi».

«Innanzitutto, quando si produce AdBlue per discioglimento – spiega Cravino – bisogna usare urea tecnica di alta qualità. Tanti lo fanno e peraltro nel tempo sono sempre di più. Però, quando si importa l’urea dall’estero ci si espone al rischio che non sia sempre quella giusta». Cosa significa? Proviamo a spiegarlo con un esempio. L’urea non è sempre la stessa: la sua composizione cambia in relazione all’uso che se ne farà. Quella utilizzata come base per i fertilizzanti, per esempio, contiene biureto, un composto chimico che evita il formarsi di grumi e rende il prodotto idoneo alla spargimento sui campi coltivati. Ma questa urea non è idonea con gli standard richiesti per l’AdBlue; se la si usa, l’additivo che ne vien fuori non è «altamente raccomandabile».

L’altra questione è l’acqua demineralizzata, che per generare AdBlue a specifica deve essere altamente purificata. Il processo per ottenere AdBlue è il seguente: l’urea viene prodotta in stato liquido, poi cristallizzata e trasformata in polvere granulare. Il fornitore compra l’urea granulosa e la scioglie, ritrasformandola in soluzione liquida. Tutti passaggi che comportano un alto rischio di inquinamento. Come si fa garantire che l’AdBlue sia sempre in specifica ? Con l’AdBlue di sintesi.

«A Ferrara abbiamo uno stabilimento inaugurato a gennaio 2009 – dice Cravino – e sul quale abbiamo investito diversi milioni di euro, dove abbiamo realizzato una linea di produzione che parte da urea liquida e si conclude con AdBlue liquido, sempre nella giusta percentuale. Da noi non c’è contatto, è tutto automatizzato. L’AdBlue di Sintesi prodotto nell’impianto Yara di Ferrara in questi anni non ha mai generato un lotto fuori specifica. E la differenza di prezzo con l’urea non sintetica è di soli 2-3 centesimi al litro».

«Alla fine dell’anno si potranno spendere anche 50/100 euro in più per un camion che utilizza AdBlue di qualità – dichiara ancora Cravino – ma si evitano tutte le problematiche legate al malfunzionamento del catalizzatore e relative riparazioni e agli onerosi fermi macchina». Un’urea poco pura, infatti, provoca danni piuttosto seri: «si formano incrostazioni che inficiano il corretto funzionamento del catalizzatore SCR con elevati rischi di intasamenti e quindi di blocchi».

Le autobotti utilizzate per il trasporto di Air1 sfuso devono rispettare gli elevati standard qualitativi imposti dalle procedure Yara e per questo motivo sono al 100% dedicate al trasporto esclusivo di AdBlue. «I nostri vettori – aggiunge Cravino – sono in grado di coprire in maniera capillare l’intero territorio nazionale (ma anche sloveno e croato) per il rifornimento dei nostri clienti. Certo, sarebbe più semplice consegnare a 800 km l’additivo e tornare su con altra merce per evitare viaggi a vuoto, ma non è possibile: il rischio di contaminare il veicolo è troppo alto, anche se non è così scontato che sul mercato non ci siano usi promiscui. Per la distribuzione di Air1 ci affidiamo inoltre a un selezionato network di Rivenditori Autorizzati in grado di offrire sempre la migliore soluzione per qualsiasi esigenza».

La presenza sul mercato di produttori locali rimane comunque una realtà ancora “viva”, anche se per fortuna sempre di più rara; ci possono essere situazioni in cui l’AdBlue viene prodotto con procedimenti produttivi veramente elementari, addirittura vuotando il sacco dell’urea in un grande contenitore di acqua calda. Un procedimento buono soltanto per preparare intrugli da streghe shakespeariane. Per realizzare un prodotto destinato a ripulire gli scarichi di moderni, sofisticati e costosi motori sarebbe meglio evitarlo.     

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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