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Come rendere il trasporto intelligente? Risponde il Piano d’azione degli ITS

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Il sistema dei trasporti italiano è tutt’altro che intelligente. Funziona di pancia, in base a necessità momentanee, ma soprattutto viaggia – nel senso letterale del termine – in qualche era geologica fa. Bisognerebbe rigenerarlo su nuovi presupposti. Ma come? TTS Italia, in collaborazione con altre realtà (Anfia, Assoporti, Asstra, Federtrasporto, Unrae, Club Italia) ha stilato un Piano d’azione degli ITS, presentato il 3 dicembre a Bologna nell’ambito di “Nuovo Mondo 2 – Gli stati generali degli ITS per la gestione della mobilità in Italia: la domanda e l’offerta si incontrano” e quindi inviato al ministero dei Trasporti per un’analisi dettagliata. Un altro Piano? Ma questo è diverso, non fosse altro perché non rimane a uno stadio gassoso – di solo parole, tanto per intenderci – ma si muove nel solco di un percorso attuativo concreto, previsto dall’Europa. Europa che poi ne controllerà direttamente l’attuazione.
Questo impegno, peraltro, da circa un paio di mesi, trova un riscontro normativo diretto anche in Italia, perché ai primi di ottobre è stata recepita, con il decreto Sviluppo-bis, la Direttiva europea 2010/40/Ue, finalizzata proprio alla diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti in Europa.
Proprio per questo Rossella Panero, presidente di TTS Italia ha voluto sottolineare come il 4 ottobre, giorno di approvazione del Decret Sviluppo-bis, sia stato «molto importante per tutto il mondo delle tecnologie» e come questo atto normativo rappresenti «un passo fondamentale, atteso da tempo, per aprire nuove opportunità all’intero settore degli ITS».
Settore in pieno fermento, ma ancora gravato da troppe criticità, prima fra tutte un’elevata parcellizzazione degli interventi e la mancanza di integrazione fra i sistemi a cui spesso si aggiunge la carenza di adeguati finanziamenti. Le indicazioni del Piano mirano a colmare questi gap. È emersa, infatti, la necessità di un programma nazionale per sostenere la ricerca nel settore, la possibilità di creare un database unico sui benefici derivanti dalle diverse applicazioni secondo un modello già in uso negli Stati Uniti, favorire la diffusione di tecnologie su larga scala e non solo sperimentali o pilota, ripensare la classificazione delle strade tenendo conto anche della loro dotazione tecnologica, aggiornare l’architettura telematica nazionale (Artist) cercando di prevedere sistemi aperti e interoperabili, prevedere piattaforme logistiche informatizzate e unificate per le merci, con particolare riguardo alle interfacce fra i diversi modi di trasporto, in modo da evitare eventuali sovrapposizioni e conflittualità dei diversi sistemi. Insomma, tutte cose assolutamente poco «smart».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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