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Aprire agli immigrati è una soluzione alla carenza di autisti? | K44 Risponde

La carenza di autisti è un problema europeo, ma anche italiano. E per risolverlo, adesso che molti lavoratori dell'Est stanno tornando a casa, il nostro paese concede alle imprese di autotrasporto di chiamare dall'estero conducenti non comunitari. Servirà a colmare la lacuna?

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Sembra uno di quei film molto seri, giudicati in maniera positiva dalla critica e criticati invece dal pubblico. Parliamo del Decreto Flussi, il provvedimento normativo con cui si concede per la prima volta alle imprese di autotrasporto italiane di andare ad assumere autisti di camion direttamente in paesi non europei. È una novità assoluta, anche se tutto sommato contenuta: all’interno della quota di lavoratori immigrati a cui viene concesso l’ingresso nel nostro paese per essere destinati a comparti sguarniti di manodopera, infatti, soltanto una quota di 6.000 posti viene lasciata all’autotrasporto. E peraltro è da dividere – non si capisce ancora bene come – con altri settori assetati di personale, vale a dire l’edilizia (in attesa di crescere sospinta dall’effetto 110%) e il turismo (che invece sconta le difficoltà e le ristrettezze prodotte dal Covid).

Fatto sta che da parte delle associazioni di rappresentanza, sia da parte datoriale sia da parte dei lavoratori dipendenti, i giudizi sono positivi. Anche se mentre dalla parte delle imprese, interpretata in questo videocast da Giuseppina Della Pepa, segretario nazionale di Anita, la previsione del Decreto Flussi viene considerata un punto di partenza, da incrementare negli anni con una quota dedicata e magari maggiorata di autisti, dalla parte dei lavoratori invece, espressa da Marco Odone, segretario nazionale di Uiltrasporti, c’è invece un atteggiamento attendista. Il timore, cioè, è che la presenza di lavoratori fragili sul mercato possa innescare – come peraltro è già successo in passato – una dinamica retributiva al ribasso, che potrebbe aggravare il problema invece che risolverlo.

Dalla strada, invece, almeno leggendo i tanti commenti pubblicati sui nostri sociale, si devono giudizi tendenzialmente negativi, spaventati soprattutto dalla scarsa professionalità di questi lavoratori in arrivo, che dispongono soltanto di una patente, ma sono privi di esperienza specifica e di formazione. La legge infatti richiede soltanto la patente di guida per poter essere ammessi alla professione in Italia, seppure concede soltanto un anno di tempo per acquisire poi la CQC e a quel punto essere regolarmente assunti.

E voi, come giudicate questa novità lavorativa? Diteci la vostra.

Buona visione!

I video presenti nel programma sono stati registrati prima dell’emergenza Covid-19

Redazione
Redazione
La redazione di Uomini e Trasporti

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