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Donati alla Franchini: «Attenzione a non far male ai consorzi; svolgono una funzione decisiva»

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Diciamolo chiaramente: le polemiche tra associazioni di categoria dell’autotrasporto non sono particolarmente appassionanti, tanto più quando creano fratture che non giovano a nessuno e che al contrario vanno a discapito della categoria. Ma è difficile non dare conto della polemica sollevata dalla presidente della CNA-Fita, Cinzia Franchini, rispetto ai pedaggi autostradali e alla proposta di trasformare gli attuali 250 milioni di fondi destinati al recupero dei pedaggi per l’autotrasporto, in sconti da far erogare direttamente ai concessionari. Polemica che tirava in ballo l’Aiscat e quindi Fabrizio Palenzona (che ne è il presidente) e quindi Paolo Uggè (che è presidente di FAI-Conftrasporto, di cui Palenzona è presidente ordinario).

La risposta di Uggè è arrivata a stretto giro di posta, definendo «preoccupante» la proposta di riconoscere gli sconti ai caselli. «Una simile operazione è inattuabile – precisa – come del resto sostiene la stessa Corte dei conti, e oltretutto significherebbe per le imprese di autotrasporto vedersi riconosciute riduzioni di appena qualche centesimo per automezzo». Ma è anche – sempre secondo Uggè – una proposta sintomatica, nel senso che fa intendere quanto «sia alta la confusione nella mente di chi dovrebbe invece mantenere la massima lucidità per comprendere quello che sta realmente succedendo e poter così compiere al meglio l’incarico affidatole».
Ma forse è ancora più efficace e forte il commento di Claudio Donati, il quale effettua una disamina del valore dei consorzi dei trasportatori che gestiscono per conto dei soci i pedaggi autostradali, indicati dal segretario di Assotir come il vero bersaglio dell’attacco della Franchini. «La cosa sorprende – spiega Donati – perché queste strutture, in questi anni, hanno consentito (e consentono tuttora) a una platea enorme di operatori – non meno di 23 mila imprese! – di ottenere incentivi di un qualche rilievo, pari a circa due mensilità di pedaggi l’anno», vale a dire una «una fetta estesissima delle imprese che fanno trasporto di linea».
In più l’esponente di Assotir snocciola tutti i vantaggi garantiti da questi consorzi:
– «assicurano ai soci il massimo delle incentivazioni possibili», e quindi consentono al monoveicolare di ottenere lo stesso incentivo dell’impresa italiana più strutturata;
– consentono ai soci, essendo dotato di maggiore potere contrattuale, «una congrua dilazione nei pagamenti dei pedaggi», tanto più importante in questi anni di difficile accesso al credito;
– «svolgono una funzione delicatissima di garanzia del pagamento, a favore delle 23 mila imprese. Ogni quindici giorni, Autostrade (o, meglio, Telepass S.p.A.) riscuote con puntualità chirurgica circa 50 milioni di euro di pedaggi, attraverso la semplice emissione di 20 fatture ad altrettanti interlocutori, che rappresentano 23 mila posizioni e 350 mila camion. E questo a prescindere dalle eventuali difficoltà che i Consorzi incontrano ad ottenere, dai propri soci, il tempestivo pagamento di quanto da essi consumato».
E se a tutto ciò – argomenta infine Donati – si aggiunge il fatto che la CNA (vale a dire «la Confederazione di cui la Franchini è autorevolissimo dirigente») ha fatto da sempre delle Cooperative di garanzia e dei Confidi, un proprio tratto caratteristico, esaltandone la funzione mutualistica e il ruolo di sostegno alle piccole e micro imprese», si arriva alla conclusione che «non c’è un motivo confessabile per tanto astio, se non lo schiaffo che il consorzio di emanazione della CNA-Fita ha politicamente rifilato alla Franchini qualche mese fa, respingendo la sua “vibrante” richiesta di assumere il controllo dello stesso».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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