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I trasportatori dell’Ilva non raccolgono l’invito di Lupi a sospendere la protesta. Mercoledì incontro decisivo

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L’autotrasporto creditore dell’Ilva non arretra. Stanco di attese e di promesse, è sceso in strada e intende andare avanti fino a quanto non ottiene quanto gli spetta.
Alle 14 di mercoledì 18 febbraio il ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha convocato le associazioni di rappresentanza dell’autotrasporto «al fine di esaminare le problematiche relative ai rapporti tra le imprese di autotrasporto e la società Ilva e a questo punto si spera che il braccio di ferro possa sbloccarsi. Laconvocazione, infatti, è arrivata dopo che l’incontro di venerdì scorso a palazzo Chigi tra parti sociali e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, accompagnato dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, non ha portato risultati positivi. I trasportatori l’hanno giudicato delundente e inconsistente e non sono arretrati di un passo. Anzi, sabato sera, nel corso della finale del Festival di Sanremo, hanno incassato anche la solidarietà del presentatore Carlo Conti, che dal palco dell-Ariston ha lanciato un appello alle istituzioni affinché affrontino e risolvano un «gravissimo problema» il prima possibile, perché i trasporatori e le loro famiglie – ha spiegato – sono in grande difficoltà».

Almeno idealmente il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha raccolto l’invito, ha spiegato che il governo sta facendo tantissimo e che lo stesso presidente del Consiglio «Renzi è direttamente impegnato in prima persona per la soluzione del caso e sono certo che, insieme, la troveremo». Proprio per questo motivo ha invitato gli autotrasportatori a sospendere la protesta in attesa dell’incontro di mercoledì al ministero, in cui «potremo verificare lo stato dei lavori del Parlamento sul decreto per l’Ilva di Taranto e valutare insieme eventuali nuove iniziative in merito».

Ma dal fronte della protesta la l’invito è caduto nel nulla. «Siamo insoddisfatti delle risposte che ci sono state date – ha detto Giacinto Fallone, uno dei tre portavoce della protesta degli autotrasportatori dell’indotto Ilva – e non sospendiamo l’agitazione. Martedì forse saremo a Roma con i nostri tir e non è escluso che bloccheremo i rifornimenti all’Ilva».

Gli autotrasportatori che lavorano con l’Ilva di Taranto, infatti, già da più di tre settimane limitano l’accesso allo stabilimento utilizzando un centinaio di mezzi. Fino alla settimana scorsa era consentito l’accesso a 20 veicoli al giorno, da oggi si passa a 10 e c’è qualcuno che vorrebbe arrivare al blocco totale. Ciò che chiedono – se non fosse ancora chiaro – è sostanzialmente di rientrare almeno in parte dei crediti pregressi, nel complesso circa 15 milioni. Per la precisione la richiesta sarebbe quella di ottenere il 70% di quanto vantato. La “spina” più complicata è proprio questa. Qualche giorno fa, infatti, il viceministro allo sviluppo economico Claudio De Vincenti aveva spiegato che con  il passaggio dell’Ilva attraverso la legge Marzano in Amministrazione Straordinaria «siamo oggi in grado di assicurare il pagamento delle attività correnti e questo aiuta i fornitori ad avere fiato. Poi via via saranno soddisfatti nell’arco dell’Amministrazione straordinaria i crediti pregressi». In che modo? Mercoledì, si spera, lo scopriremo.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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