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Ilva: l’autotrasporto giudica deboli le risposte del governo e minaccia proteste più dure

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Continua la protesta dei trasportatori che lavorano per l’Ilva di Taranto. Oggi circa 150 camionisti – in rappresentanza di consorzi, cooperative, associazioni di categoria e singoli operatori – hanno guidato in carovana i loro mezzi lungo le statali vicine all’area industriale di Taranto, la 106 per Reggio Calabria e la 100 per Bari. La lunga autocolonna di mezzi è partita stamattina dalla portineria C della fabbrica verso San Basilio per poi tornare indietro verso Taranto, distribuendosi lungo le due arterie. Finita la marcia i camion si sono riposizionati davanti alla portineria dell’acciaieria, in attesa della conclusione del vertice di Palazzo Chigi di oggi.

Le risposte del vertice

Il vertice si è concluso soltanto nel tardo pomeriggio con la decisione del governo di valutare una serie di emendamenti al decreto Ilva (attualmente all’esame delle commissioni riunite Ambiente e Industria del Senato), finalizzati proprio a dare sostegno all’indotto, da convertire in legge entro il 6 marzo. Lo scopo in particolare è quello di velocizzare il recupero di 150 milioni di Fintecna che però dovrebbero essere girate all’Ilva a seguito di un contenzioso e per far giungere in Italia 1,2 miliardi sequestrati ai Riva in Svizzera. Ma per definire nel dettaglio gli emendamenti ci sarà bisogno di un altro incontro previsto per la prossima settimana.

Buone notizie invece sono arrivate – e anche apprezzate dal governo – da Intesa Sanpaolo che ha riaperto le linee di credito per 200 milioni a Ilva Spa in amministrazione straordinaria.

La delusione dell’autotrasporto

Ma si erano appena diffuse le prime decisioni prese al vertice di Palazzo Chigi quando dal fronte finalmente unitario delle associazioni dell’autotrasporto (comprende Anita, Fai, CNA-Fita, Fisi COnfetra, Confartigianato Trasporti, Sna-Casartigiani) è giunto un comunicato in cui si definiscono insufficienti le risposte del Governo e “insoddisfacenti” le parole ministro Lupi, in quanto non danno alcuna certezza agli autotrasportatori creditori dell’Ilva. Una situazione che va assolutamente sbloccata in tempi strettissimi. Tant’è che il comunicato aggiunge che “se nella prossima settimana non dovessero essere trovate soluzioni concrete, non si escludono iniziative di protesta ancora più forti“.

Le proposte dell’Ilva

L’Ilva in amministrazione straordinaria ha già avanzato una proposta di revisione contrattuale ai trasportatori che prevede, tra l’altro: il riconoscimento della prededucibilità dei crediti, a far data dal 21 gennaio scorso; il pagamento, dal 30 gennaio, del 60% in acconto e il restante 40% entro 30 giorni dalla data della fattura anziché a 60 giorni; infine il pagamento, entro il 10 febbraio, delle commesse eseguite dal 21 al 30 gennaio scorsi. Tale proposta non è stata tuttavia accettata dalla maggior parte dei vettori del trasporto.

Per i lavori effettuati prima che l’azienda entrasse in amministrazione straordinaria, invece, l’Ilva avrebbe proposto l’80% dei crediti monetizzati e il restante attraverso misure straordinarie di carattere fiscale e contributivo.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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