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Interporto Padova: 2012 a + 20% grazie all’export

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Tempi duri per chi viaggia soltanto in Italia. Chi gestisce attività in export, invece, riesce a lasciare tracce positive sui propri bilanci. Vale in generale per tutti, compresa una struttura come l’interporto di Padova che conta di archiviare un anno non certo felice come il 2012 con una crescita tra il 15 e il 20% rispetto al 2011 e con quasi 300 mila container indirizzati su ferro. Le destinazioni – come si diceva – sono per una buona fetta oltre confine e comunque distanti dal pur vicino adriatico. Anche perché per raggiungere l’Atlantico le strade del Tirreno e quella del Mare del Nord offrono sicuramente più opportunità.
A fare la parte del leone in termini di assorbimento di traffico è il porto di La Spezia (con un peso di circa 1/3), seguito da quelli di Genova e di Livorno (che insieme fanno meno di un 1/3), mentre subito dopo con un ragguardevole 13% arriva il porto di Rotterdam.
Un po’ dietro, con un 10%, si trova il primo porto adriatico, il molo VII di Trieste, mentre Capodistria si ferma al 3%. Ma questo numero è destinato ad aumentare, visto che dal 14 settembre è entrato in funzione il collegamento intermodale tra lo scalo di Milano Smistamento e il porto di Capodistria, realizzato da Trenitalia Cargo con Interporto di Padova e la ferrovia slovena Slovenske Zeleznice. Il convoglio ha una capacità di 72 teu e una frequenza da subito settimanale, bisettimanale dal prossimo anno.
Dietro queste esportazioni c’è l’economia tradizionalmente esterofila del Nord-Est, visto che ben il 90% dei container che escono da Padova hanno destinazioni sparse tra quattro province venete (Vicenza, Treviso, Padova, Verona) e due friulane (Udine e Pordenone).

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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