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L’autista, una professione poco amata dai giovani | K44 Risponde

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Benevenuti a un nuovo episodio di K44 Risponde. Il tema di oggi – lo avrete capito – è la carenza di autisti di veicoli pesanti. Per inquadrare questo problema conviene fare un passo indietro e dare uno sguardo ai numeri.
Sapete quante Carte di Qualificazione Conducente sono attive in Italia? Attualmente poco più di 1,7 milioni. Per riuscire però a far circolare tutti i camion necessari a spostare le merci richieste in ogni angolo del territorio ne servirebbero circa 15.000.

Si tratta di stime, magari fino a qualche mese fa giudicate fin troppo al ribasso, ma oggi che si prospettano ombre recessive potrebbe anche accadere che la domanda di merci andrà a scemare e di conseguenza anche il numero dei veicoli per trasportali e quello degli autisti per guidarli.

In ogni caso il problema esiste ed è tangibile. E lo sarà sempre di più man mano che gli anni passano. Per quale ragione? Semplice, perché il 48% di quel’1,7 milioni di CQC ha un’età superiore ai 50 anni. Di conseguenza tra una quindicina di anni al massimo andrà in pensione. E nelle fasce di età inferiori c’è praticamente un vuoto cosmico: gli autisti con meno di 40 anni sono soltanto il 18% e quello con meno di 24 anni si contano praticamente sulle dite di una mano (per modo di dire), in quanto sono appena lo 0,4%.

Quando e perché si è creata questa situazione?
Rispetto al quando ci aiuta a individuare una risposta Luciano Barattini, presidente del Carp di Pesaro, che guidava un camion già qualche decennio fa, quando cioè le retribuzioni erano più elevate, l’approccio al lavoro era molto più libero (meno vincolato cioè dagli orari e dai vincoli sempre più stressanti del mercato) e la considerazione della professione da parte dei committenti e dell’intera opinione pubblica era molto più positiva.

Rispetto al perché, invece, i giovani si tengono distanti da questo lavoro, le possibili risposte sono tante e diverse. Alcune ce le indica Maurizio Diamante, segretario nazionale di Filt-Cisl, facendo riferimento in particolare al mercato europeo degli ultimi anni, dove il ridotto costo del lavoro di alcuni paesi membri ha funzionato come una leva per il dumping sociale, per costruire cioè una concorrenza alle nostre imprese, le quali spesso, per resistere, hanno trasferito all’Est le proprie sedi, in modo da aggravare ulteriormente il problema.

Quali azioni potrebbero fornire una soluzione al problema? Sicuramente un aiuto potrebbe arrivare dal pacchetto mobilità, che l’Unione europea sta costruendo da qualche anno e che dovrebbe ricevere definitiva approvazione il prossimo 8-10 luglio. Ma forse anche l’ingresso di autiste, vale a dire l’incremento della presenza femminile potrebbero aiutare a colmare le lacune.

D’altra parte se oggi le donne al volante di un camion sono appena l’1,6% del totale, è anche vero che, come ci racconta Barbara Strozzi – che svolge il lavoro di autista da una ventina di anni – tante cose negli ultimi anni sono cambiate. Nel senso che la mentalità si è evoluta e differenze salariali vanno scomparendo. Semmai servirebbero strumenti per aiutare a far andare d’accordo il tempo del lavoro con quello della famiglia e della vita privata. E i modi in tal senso possono essere tanti.

Attenzione, però: le donne al volante non vanno considerato un ripiego, una pezza con cui coprire semplicemente un buco, ma una sorta di opportunità di crescere. Perché messe alla prova non hanno niente di meno dei loro colleghi uomini. Semmai dispongono di qualche dote diversa. Mauro Monfredini, responsabile marketing di DAF Veicoli Industriali, ricorda al riguardo che proprio il primo corso di ecodriving organizzato a Misano nel post quarantena è stato aperto soltanto alle donne. E tutte hanno dimostrato una capacità di apprendere gli insegnamenti più immediata in quanto sono più libere di pregiudizi e di preconcetti con cui spesso un autista-uomo è costretto a fare i conti. Insomma, tanto per capirci, quanti colleghi conoscete che soltanto perché guidano da una decina di anni si sentono in condizione di non dover imparare più nulla? Invece, in un mondo che muta e che modifica i connotati di tutte le professioni, è divenuto necessario disporre sempre di nuovi insegnamenti.

BUONA VISIONE!

I video presenti nel programma sono stati registrati prima dell’emergenza Covid-19

Redazione
Redazione
La redazione di Uomini e Trasporti

1 commento

  1. Domando per un amico….ma se non è lavoro attrattivo per i maschi,che balle raccontiamo per renderlo attrattivo alle femmine?….

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