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Trasporti, ci vuole prevenzione: sul nuovo UeT un viaggio-inchiesta nella (in)sicurezza sul lavoro

Nel numero di dicembre/gennaio due testimonianze che denunciano le «aree grigie» del lavoro, dove la sicurezza traballa e il rischio di incidenti diventa elevato. La prima è riferita al trasporto di prodotti chimici, la seconda a quello degli scarti di lavorazione industriale: aree operative differenti ma entrambe accumunate da mancate prevenzioni e lacune organizzative ad alto tasso di pericolosità

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È in distribuzione in questi giorni, e può essere già consultato online, il numero di dicembre/gennaio di Uomini e Trasporti. Un numero ricco, come sempre, di contenuti e di approfondimenti: dall’ultime sull’attualità alle novità di prodotto, dalle rubriche degli esperti alle prove su strada della nostra test-driver Laura Broglio, fino alle voci on the road

La copertina del numero mette sotto i riflettori la prevenzione nella sicurezza nei trasporti, tema a cui abbiamo dedicato un’ampia inchiesta su due segnalazioni prospettateci da altrettanti trasportatori, l’una relativa al trasporto di prodotti chimici, l’altra a quello di rifiuti ferrosi: aree operative differenti ma entrambe riferite a situazioni in cui emergono aree «grigie» di lavoro, dove la sicurezza traballa e il rischio di incidenti diventa elevato. E a pagarne le conseguenze, non solo in termini di sanzioni, ma anche di responsabilità, sono sempre gli autisti.

Entrando nel dettaglio, la prima lacuna operativa ad alto tasso di pericolosità che abbiamo messo sotto la lente si manifesta nel settore del trasporto di prodotti chimici, dove una parte considerevole degli impianti utilizza per connettere le autocisterne ai serbatoi di scarico i raccordi più disparati.

Così, spesso, soprattutto nelle aziende meno strutturate, diventa onere dell’autista realizzare una linea di travaso in modo quasi estemporaneo, con tutti i rischi che ne conseguono.

Ma non sarebbe opportuno, come accade in altri paesi, standardizzare i raccordi a beneficio di una movimentazione sicura? Abbiamo girato la domanda a chi produce, riceve e spedisce la merce in questione. Auspichiamo, come ricorda il nostro direttore Daniele Di Ubaldo nel suo editoriale, che la risposta si manifesti mettendo tutte le parti coinvolte attorno a un tavolo per ragionare.

La seconda lacuna riguarda il malcostume adottato da alcune acciaierie di chiedere agli autisti di scoprire le vasche da scaricare fuori dagli impianti. Vale a dire in luoghi non deputati e dove, in caso di caduta, l’Inail potrebbe anche girarsi dall’altra parte.

Qui la domanda è quasi retorica: è così complicato predisporre nelle aree di scarico delle linee vita a cui agganciarsi? Ovvio che la risposta è «no»: basta pagare per realizzarle.

In definitiva, per colmare queste pericolose lacune servono standard linee vita, da mettere in fretta a disposizione di chi scarica, prima che un raccordo improvvisato faccia cadere prodotto corrosivo addosso a un malcapitato o prima che un autista si faccia male cadendo da un semirimorchio parcheggiato a pochi metri da un’acciaieria in cui lo attendevano per ricevere la merce. Insomma, bisogna «fare prima che». E questo in fondo significa prevenire.

Qui sotto i link per approfondire (riservato agli abbonati):

Leggi l’editoriale: Albo, Ponte e prevenzione: a cosa servono? 

Sfoglia il numero di dicembre/gennaio 

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Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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