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TRATTATIVA | I continui aumenti del prezzo del gasolio nel nodo del confronto con il governo. Quattro incontri e un fermo (congelato)

Il taglio (per tutti) di 25 centesimi sull’accisa del diesel fino al 21 aprile, affianca un protocollo d’intesa nel quale il governo s’impegna ad aumentare le risorse per l’autotrasporto (con un Fondo da 500 milioni), a rendere più stringente il trasferimento degli aumenti sulle tariffe, a sospendere per il 2022 il contributo ART e a intervenire su tempi di pagamento, attese al carico, Marebonus e Brennero

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Ci sono voluti quattro riunioni con la viceministra Teresa Bellanova per far congelare – se non proprio per scongiurare – il fermo dell’autotrasporto proclamato da Unatras per il 4 aprile con l’adesione di Lega Coop Servizi e Produzioni. L’agenda, del resto, non la dettava il confronto, talvolta anche aspro, tra governo e rappresentanze, ma il prezzo del gasolio che – dati Confetra alla mano (vedi tabella) – il giorno del primo vertice (17 febbraio) era a 1,708 euro al litro, il giorno del secondo (22 febbraio) era arrivato a 1,722, il giorno del terzo (15 marzo) era schizzato a 2,155, il giorno del sesto (17 marzo) era ancora a 2,11, ma solo perché la rilevazione di Confetra è settimanale.
Tant’è che Unatras, dopo la terza riunione, valutate le proposte della vice ministra (rispetto della clausola di adeguamento del prezzo del carburante come elemento essenziale del contratto, aggiornamento trimestrale dei costi di riferimento validi nei contratti verbali, maggiori controlli sui tempi di pagamento e revisione delle regole sui tempi di attesa) aveva deciso che si trattava di proposte «pur apprezzabili», ma «insufficienti», protestando anche contro le speculazioni denunciate dal ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e chiedendo l’intervento diretto della presidenza del Consiglio «per calmierare i prezzi di gasolio, LNG, AdBlue».
La stessa Anita, che non aderiva al fermo e giudicava «sostanzialmente positivo» il pacchetto proposto da Bellanova, precisava che «occorrerà valutare attentamente come i vari punti saranno concretamente tradotti in termini normativi», ma «la vera emergenza da affrontare presto e bene è quella del caro gasolio, poiché al di là delle regole, certamente importanti, in queste ore le imprese hanno bisogno di risposte immediate per poter proseguire l’attività». E il presidente dell’associazione, Thomas Baumgartner, ha tradotto nell’arido linguaggio delle cifre il dramma del settore: «Il pieno fatto oggi costa circa 700 euro in più rispetto al dicembre scorso e questo è un dato di fatto».
Dunque, tutte le associazioni – con o senza fermo – chiedevano un intervento diretto sull’accisa, o comunque, sul prezzo alla pompa del carburante. E la stessa vice ministra Bellanova li aveva incoraggiati su questa strada prima del terzo incontro, dichiarando apertamente che a suo avviso «un intervento sulle accise non è più rinviabile». E dunque, sostanzialmente, associazioni e ministro chiamavano in causa il governo perché dicesse la sua sulla riduzione dell’accisa.

Il primo incontro: il credito d’imposta

Su questa linea si è conclusa di fatto la prima riunione, nella quale il governo metteva sul tavolo un credito d’imposta del 15% sugli acquisti dell’AdBlue e del 20% su quelli del GNL, più uno stanziamento di 3,5 milioni per la carenza di autisti, mentre su tariffe e costi d’esercizio la soluzione era rinviata a un tavolo già programmato fra trasportatori e committenti. Risposte «insufficienti» per Unatras che, pur apprezzando la «disponibilità al confronto» della vice ministra Bellanova, premeva sul governo che «sembra non aver ancora compreso» la gravità della situazione». Un modo per gettare sul tavolo della trattativa (per «scongiurarle») le «iniziative, anche spontanee, da parte della categoria, che probabilmente in alcune zone potranno essere organizzate in forma autonoma».
Un tema che Unatras aveva sbandierato fin nella lettera con cui, mercoledì 9 febbraio, aveva chiesto di incontrare il governo per trovare soluzione agli «aumenti vertiginosi» del carburante. «Quello che si è abbattuto sul mondo dell’autotrasporto», affermava, «è un ciclone spaventoso. Il malcontento è diffuso nei territori tra le imprese e sta generando fenomeni di rabbia che rischiano di sfociare in proteste incontrollate». Dunque, sosteneva l’associazione, occorreva un «intervento urgente» con provvedimenti economici («crediti di imposta per i maggiori costi sostenuti per i carburanti, attingendo dal ‘tesoretto’ che ha incassato il Fisco sull’Iva pagata per le accise»; «un meccanismo di adeguamento automatico per l’aumento del gasolio»; «la ripubblicazione aggiornata dei costi di esercizio che gravano sugli autotrasportatori; «l’apertura del tavolo di lavoro permanente sulle regole di settore, per un’analisi approfondita che affronti in particolare l’impatto delle nuove norme comunitarie in tema di accesso al mercato, le semplificazioni burocratiche e la revisione degli onerosi obblighi formativi per contrastare la carenza di conducenti».
È stato Maurizio Longo, segretario di Trasportounito, a cogliere il punto più sensibile nel confronto tra richieste delle associazioni e proposte del governo. «Fin quando non si genera un automatismo che ribalta con certezza i maggiori costi sulla merce», ha spiegato, «le imprese di autotrasporto non saranno in grado di fare impresa, generare economia utile e quindi sempre meno attente all’osservanza delle costose disposizioni sulla sicurezza, alle manutenzioni e alla qualificazione».

Il secondo incontro: altri 80 milioni

Curiosamente, tuttavia, Longo non è stato invitato al secondo incontro – il 22 febbraio – nel quale Bellanova ha riformulato il suo pacchetto di proposte (a questo punto da ritenere concordato con palazzo Chigi e con il ministero dell’Economia) che si traduceva per l’autotrasporto in altri 80 milioni (subito in vigore attraverso il decreto Energia): 20 per i pedaggi, 5 per le spese non documentate, 29 per un credito d’imposta del 15% sull’acquisto di AdBlue e 25 per quello sull’acquisto di GNL. Un ulteriore provvedimento urgente normerà l’applicazione di una clausola scritta sul prezzo del gasolio valida per i contratti orali e scritti nei modi da decidere nel Tavolo delle regole in cui confrontano autotrasporto e committenza.
Una soluzione che Anita e Unatras avevano accolto positivamente, ma con qualche distinguo sulla parte – appunto – del Tavolo, segno di una sostanziale diffidenza nei confronti della committenza con cui concordare le nuove norme. Se Unatras si è limitata ad affermare che «non considera esaurito il confronto» e che ritiene anzi «fondamentale» arrivare alla definizione di quelle regole per garantire una maggiore ed effettiva tutela delle imprese di autotrasporto, con particolare riferimento alla disciplina di una clausola di adeguamento dei costi di trasporto al costo del gasolio», il nuovo presidente di Fiap, Gian Paolo Faggioli, lo ha fatto intendere con chiarezza: «I segnali che giungono dal mondo produttivo di disinteresse rispetto a tali aspetti e di disconoscimento del valore aggiunto che i servizi di trasporto conferiscono alle loro produzioni e ai loro marchi, sono purtroppo forti. La necessità di un confronto aperto, continuo, su queste vere criticità, è evidente, e senza coerenti risultati la Fiap non esiterà ad assumere le più opportune iniziative a tutela delle imprese».

Il terzo incontro: fermo a sorpresa

Nonostante la durezza delle parole, il terzo incontro (15 marzo) sembrava risolutivo. Teresa Bellanova si è presentata con un protocollo d’intesa che – parole di Unatras espresse subito dopo la riunione – «recepisce le nostre proposte sulle regole del settore». L’associazione non firmava, tuttavia, il documento in attesa della decisione del governo sul gasolio che – secondo indiscrezioni – avrebbe dovuto tagliare l’accisa di 15 centesimi. Ma qualcosa dev’essere accaduto nella notte tra le associazioni aderenti a Unatras, se il giorno dopo un nuovo comunicato definiva «insufficienti» le proposte della vice ministra e sollecitava «un interessamento diretto della Presidenza del Consiglio al fine di individuare le soluzioni possibili che producano un tetto massimo del prezzo dei prodotti energetici, come avvenuto in altri settori produttivi ed energivori». E buttava lì, annunciandolo senza proclamarlo, un fermo per lunedì 4 aprile.
Cos’era accaduto? Semplicemente che mentre associazioni e governo trattavano, il prezzo del gasolio alla pompa superava la barriera psicologica dei due euro al litro. Solo pochi giorni prima, quasi annusando l’aria, il segretario di Fiap, Alessandro Peron, ammoniva che «il tempo è scaduto» perché «la politica si sta rivelando troppo lenta».

Il quarto incontro: la firma a sorpresa

Ma il vero colpo di scena è scattato 48 ore dopo. Riconvocati d’urgenza dalla vice ministra per venerdì 17 marzo (poche ore prima del consiglio dei ministri convocato per alleviare il peso dei costi energetici), i rappresentanti di Unatras hanno firmato il protocollo impegnandosi a sospendere il fermo.
In cambio hanno ottenuto, oltre agli stanziamenti già concessi, un obbligo più stringente per l’applicazione della clausola di salvaguardia sugli aumenti del gasolio nei contratti scritti e l’estensione dei costi di riferimento ai contratti verbali, maggiori controlli per il rispetto dei tempi di pagamento, la rilettura delle norme sui tempi di attesa, la sospensione anche per l’anno in corso del contributo all’ART, le misure per una piena attuazione del Regolamento Europeo sull’accesso alla professione, l’impegno ad agire a livello europeo sia per modificare l’erogazione del Marebonus, trasferendolo dagli armatori ai trasportatori, che per tutelare il settore nell’attraversamento dell’Austria. E, poche ore dopo, dal Consiglio dei ministri è uscito un decreto, pubblicato il 21 marzo in Gazzetta Ufficiale, in cui sono presenti non soltanto molte disposizioni elencate nel protocollo (sono elencate nella tabella), ma anche un taglio dell’accisa per tutti di 25 centesimi fino al 21 aprile. Tant’è che la presidenza di Unatras ha valutato «positivamente» le misure adottate e ha ratificato l’accordo, ma…
Ma sacche di dissenso persistono ancora nel mondo delle rappresentanze e fuori. La presidente di Assotir, Anna Vita Manigrasso, legge nel protocollo «l’abbandono della battaglia per il ripristino dei costi minimi obbligatori a favore dell’introduzione, per giunta solo nei contratti scritti, della clausola di salvaguardia del gasolio». E Trasportounito ha sospeso la ratifica del protocollo alla luce dello «stato di ansia e di incertezza delle imprese di autotrasporto».
Ma anche dentro Unatras c’è cautela. «Occorre comprendere meglio e con la giusta attenzione la portata di alcuni provvedimenti», ha commentato il presidente di Fiap, Gian Paolo Faggioli, aggiungendo «La nostra attenzione rimane comunque alta». E il presidente di FAI-Conftrasporto, Paolo Uggè, gli ha fatto eco: le decisioni del governo sono «significative», ma sono «necessari nuovi provvedimenti che completino i contenuti del protocollo d’intesa» e, dunque, il fermo è solo «congelato».

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