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Bellanova: «Renderemo strutturali ferrobonus e marebonus»

La viceministro, intervenuta al Forum di Conftrasporto, ha ricordato che le due misure sono state confermate fino al 2026, ma si sta lavorando per farle proseguire anche oltre. Rispetto alla carenza degli autisti, invece, ha sottolineato il paradosso per cui un Paese che ha un alto tasso di disoccupazione non investe risorse per formare nuove professionalità, mentre le spreca nel reddito di cittadinanza.

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Alla viceministra Teresa Bellanova non piace la parola «bonus». O meglio, va bene utilizzarla quando si concepisce una misura e se ne finanziano i primi passi. Ma quando si capisce – ha spiegato stamattina al 6° Forum internazionale di Conftrasporto in corso a Roma – che sono «strumenti utili» allora bisogna passare a uno stadio successivo e renderli stabili. Tutto ciò vale anche per ferrobonus e per marebonus, che sono stati utili, sono stati confermati fino al 2026 e – ha sottolineato la viceministra – «stiamo lavorando perché possano essere ottimizzati e possano andare a regime». 

D’altra parte, ferrobonus e marebonus devono servire a spostare quote di traffico merci dalla strada su altra modalità e arrivare al 2030 facendo in modo che il trasporto intermodale possa competere con il trasporto esclusivamente stradale. È un singolo aspetto, ma Bellanova ha detto a chiare lettere che non è possibile semplificare troppo le problematiche. «Ho l’orticaria quando si è monocorde – ha detto in modo diretto – quando si affronta solo un aspetto della complessità». La complessità a cui ha fatto riferimento Bellanova è quella che sottende la sostenibilità, che – ha ricordato – «deve fare i conti con la decarbonizzazione del trasporto e deve convergere verso una mobilità a zero emissioni, ma per farlo non si può impattare sulle piccole imprese artigiane, soprattutto in un periodo in cui l’emergenza sanitaria ha già determinato considerevoli cali di fatturato». 

Ecco perché è necessario procedere per gradi, lavorare su tanti ambiti e prevedere stanziamenti diversi: per rinnovare il parco veicolare (100 milioni), per digitalizzare la logistica (oltre 250 milioni previsti nel PNRR), per sostenere in maniera strutturale l’autotrasporto in termini di formazione, di rimborsi autostradali e di spese non documentate (240 milioni).

Rispetto ai problemi occupazionali nel settore, Bellanova ha sottolineato quel paradosso secondo cui «le previsioni sulle dinamiche occupazionali di medio e lungo periodo della logistica sono in crescita, eppure i fabbisogni non riescono ad essere coperti a causa della carenza di professionalità».

Per questa ragione è stato introdotto l’emendamento al DL Infrastrutture e Trasporti con cui è stato consentito ai percettori del reddito di cittadinanza o di altri ammortizzatori sociali di ottenere un sussidio per conseguire le patenti da autotrasportatore, misura finanziata con un milione di euro. In questo modo, seppure minimo e iniziale, secondo la viceministra è stato possibile sensibilizzare il Parlamento sul tema, ma è stato anche possibile evidenziare indirettamente un altro paradosso, quello di un Paese – ha dichiarato con particolare enfasi Bellanova – che ha un alto un tasso di disoccupazione e che non investe adeguate risorse sulla formazione di nuove competenze, sprecandole su una misura come il reddito di cittadinanza». Per affrontare il problema della carenza degli autisti secondo la viceministra delegata all’autotrasporto è necessario «incentivare il confronto con il mondo della scuola, bisogna trovare forme di orientamento affinché i ragazzi possano essere affascinati da quelli che non sembrano lavori utili e che in realtà sono affascinanti». 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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