Veicoli - logistica - professione

HomeProfessioneInchiestaAree di sosta sicure: l'Europa imprime una marcia in più alle realizzazioni

Aree di sosta sicure: l’Europa imprime una marcia in più alle realizzazioni

L’Unione europea ha stanziato 100 milioni di euro in tre anni per rendere sicure – secondo criteri precisi – le aree esistenti o per crearne di nuove. In Italia l’Albo degli autotrasportatori ha già avviato due progetti (i Pass4Core) e sta lavorando a un Programma nazionale

-

All’improvviso le aree di sosta sicura per i camion sembrano essersi messe a correre. Certo, ci vorrà ancora tempo perché i conducenti di camion possano trovare a portata di camion un’area dove dormire (letteralmente) sonni tranquilli e i proprietari delle merci e gli imprenditori dell’autotrasporto possano (metaforicamente) fare altrettanto. Ma le istituzioni – quelle europee e quelle nazionali – sembrano aver innestato una marcia diversa, come dimostrano i 100 milioni messi sul piatto nell’agosto 2021 dall’Unione europea e l’avvio di un Programma nazionale per le aree di sosta sicura in questi giorni all’esame dell’Albo nazionale degli autotrasportatori.

Sono gli ultimi atti della costruzione di quell’ossatura finanziaria, normativa e infrastrutturale necessaria per colmare un vuoto che si sta facendo sempre più allarmante, incidendo da una parte sul numero di crimini commessi ai danni delle merci trasportate, dall’altro sulla vita disagiata del camionista che è uno dei principali fattori che allontanano i giovani dalla professione di conducente di camion. Per usare il linguaggio crudo dei numeri, era stato proprio il Parlamento europeo in un suo studio – datato 2007, ma molto approfondito – a stimare in 8,2 miliardi di euro il danno subito in tre anni dalle imprese per il cosiddetto «cargo crime», mentre la «crisi delle vocazioni » al volante ha creato – secondo l’IRU – un fabbisogno di 380 mila conducenti in tutta Europa.

Ma è soltanto nel 2020, dopo il varo del Regolamento che vieta agli autisti il riposo lungo in cabina, che ci si è accorti che il veicolo era l’unico ambiente nel quale i conducenti potevano trovare relativo riparo, perché a tutt’oggi dei 300 mila stalli censiti nei 28 Stati dell’Unione, solo 7 mila sono localizzati nelle 58 aree che possono dirsi dotate di qualche sistema di sicurezza, dalla recinzione alla video sorveglianza. Ma, con l’incessante aumento del trasporto su strada lungo le principali direttrici europee – le cosiddette TEN-T – ci vorrebbero almeno altri 100 mila stalli e a non più di 100 chilometri l’uno dall’altro.

I finanziamenti europei

E allora sono partiti i finanziamenti. Il Connecting Europe Facility, (in sigla CEF) cioè il «Meccanismo per collegare l’Europa» ha stanziato 24,05 miliardi per il periodo 2014-2020, indicando le aree di sosta sicure tra le priorità da finanziare. Ma già nel 2021, la seconda puntata del programma (il CEF 2.0) nell’assegnare al settore altri 25,8 miliardi, ha deciso di stanziare direttamente 100 milioni per sostenere nel triennio 2021-2024, i progetti di Safe and Secure Truck Parking Area (SSTPA), quelli cioè che rispondono ai rigidi requisiti fissati dal Regolamento delegato 1012 dell’aprile 2022.

Anche l’Italia ne ha ricavato i suoi vantaggi. Grazie a due bandi CEF, l’Albo degli autotrasportatori ha potuto varare due programmi Pass4Core – 5,5 milioni dal primo CEF e 6,5 dal secondo – che hanno attivato lavori per quasi 40 milioni per oltre 2.500 nuovi stalli, in aggiunta ai 7.640 censiti tre anni fa dal CCISS (Centro di coordinamento informazioni sulla sicurezza stradale). Ma si tratta di lavori spesso lunghi e complicati in cui i problemi di realizzazione si intrecciano con quelli buro cratici che rendono – in tutta Europa – la questione delle aree di sosta sicura una sorta di immenso cantiere nel quale è difficile districarsi.

La lunga latitanza nell’affrontare la questione nonostante la crescita costante del trasporto su gomma, peraltro, ha fatto sì che la dislocazione di tali aree sia stata finora casuale e disomogenea e, nonostante siano ormai entrati a regime i primi miglioramenti e fioriscano in tutto il continente le iniziative imprenditoriali ad aprire nuove aree sicure o ad aggiornare quelle esistenti, gli autotrasportatori non riescono ancora a sapere con precisione dove possono andare a parcheggiare in sicurezza i propri camion. Perché tra le nuove certificazioni rilasciate (almeno per ora) solo dalla tedesca Dekra – che prevedono quattro livelli di qualità: platino, oro, argento e bronzo – e le vecchie certificazioni con un massimo di cinque stelle (per i servizi) e di cinque lucchetti (per la sicurezza), rilasciate sotto l’egida di Esporg, un’associazione di operatori che è consulente della Commissione europea, tra le aree già certificate e le aree che si stanno aggiornando di corsa per ottenere il certificato è ancora difficile avere una mappa precisa di dove si possano rinvenire le aree davvero sicure.

Un solo Gold in Italia

Per l’Italia, per esempio, il certificato Gold è stato assegnato soltanto al Truck Park Brescia Est, al casello della A4 che sul sito si fregia della dizione «Parcheggio sicuro Esporg», ma dallo scorso ottobre ha ottenuto anche la certificazione SSTPA, mentre i due Truck Parking di Gorizia – Interporto e Frontier Station – si dichiarano Safe and Secure Truck Parking Area, ma hanno solo la vecchia certificazione del 2019 (3 lucchetti e 2 stelle per il primo, 2 lucchetti e quattro stelle per il secondo) e stanno lavorando per arrivare quanto prima alla certificazione Silver.

Per questo, almeno per gli autotrasportatori italiani, l’Albo ha affidato a una società in house del ministero dei Trasporti, Rete autostrade mediterranee (RAM), lo sviluppo di un’app a cui rivolgersi per informarsi in tempo reale sull’offerta di stalli nella zona di transito con i servizi connessi. A livello europeo ci sta pensando Esporg che pubblica una mappa interattiva, nella quale però non compaiono le ultime aree certificate da Dekra, sintomo di quell’intasamento di cui si diceva. Il difetto – che tutti riconoscono alla tecnologia – è quello di non riuscire a far dialogare sistemi diversi, ma come si vede è ereditato direttamente dagli esseri umani.   

Sullo stesso argomento, ti potrebbe interessare:

close-link