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Il tribunale europeo rigetta il ricorso contro i divieti austriaci. E le associazioni dell’autotrasporto propongono appello

Anita, Fai e Fedit, insieme a Confindustria, avevano chiesto al tribunale di mettere in mora la Commissione europea, giudicando il suo operato inefficace e carente. E davanti all’ordinanza di rigetto, convinte che esistano i presupposti giuridici per consentire anche ai privati di agire (diversamente dagli Stati che possono richiedere alla Corte di Giustizia una procedura di infrazione), le associazioni hanno deciso presentare appello

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L’autotrasporto e più in generale l’economia italiana non si arrendono e continuano a combattere la loro battaglia contro i divieti unilaterali disposti dal Tirolo austriaco ai veicoli pesanti italiani in viaggio lungo l’asse del Brennero. Così, di fronte all’ordinanza del Tribunale europeo di non accogliere il ricorso presentato lo scorso novembre in forma privata per dichiarare una sorta di messa in mora della Commissione europea, giudicando il suo operato inefficace e carente, Anita, Fai e Fedit, affiancate da Confindustria e da altre sue componenti associative, hanno deciso di presentare appello, ritenendo che sussistano i presupposti giuridici per consentire ai privati di agire. In questo modo, si porrebbe fine alla reiterata violazione da parte dell’Austria dei principi di libera circolazione delle merci e sarebbe garantita una concorrenza equa tra i confini dell’Unione. 

Va precisato che il ricorso in questione, promosso da privati, è un giudizio completamente diverso rispetto a quello promosso da uno Stato membro. Anche perché a livello procedurale sul primo decide il Tribunale europeo, mentre il secondo è di competenza della Corte di giustizia. Ecco perché a respingere il ricorso delle associazioni italiane è stato il Tribunale e non dalla Corte, basandosi – secondo le ricordate associazioni – «su criteri di giurisprudenza datati, senza tener conto delle sentenze più aggiornate da parte della Corte, che invece avrebbero accolto analoghe richieste da parte dei privati». 

In ogni caso il ricorso delle associazioni contro l’ordinanza del Tribunale non preclusa la possibilità per lo Stato italiano di promuovere una procedura di infrazione nei confronti dell’Austria davanti alla Corte di giustizia europea.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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