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Caro gasolio, Davide Tabarelli (Nomisma): «La speculazione non esiste»

La speculazione non esiste, aff erma l’esperto. Il prezzo dei carburanti è soggetto a tanti fattori e non è così legato a quello del petrolio, che ora sta scendendo, mentre aumenta il costo dalla raffi nazione, perché in Europa stanno chiudendo gli impianti, sotto la spinta della rinuncia ai carburanti fossili. Ma questo, conclude Tabarelli, «è un sogno». E il futuro si annuncia instabile

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Macché speculazione. Davide Tabarelli non le manda a dire. Modenese, 62 anni, presidente (e fondatore) di Nomisma Energia, una delle più importanti società indipendenti di ricerca in campo energetico e ambientale esistenti in Italia, da quando è uscita questa storia della speculazione sul prezzo dei carburanti non fa che rispondere a giornalisti, intervistatori, conduttori di talk show che gli chiedono come stanno realmente le cose.

«Il prezzo del gasolio che oggi è a 1,9 euro al litro», spiega pazientemente, «va confrontato con i 2,2 che aveva toccato a marzo, subito dopo che era esplosa la guerra in Ucraina. La speculazione è una scorciatoia dei politici e dei giornali per catturare l’attenzione. Il prezzo del gasolio è salito semplicemente perché l’accisa è tornata quella di prima. Concedere uno sconto era giusto perché il prezzo aveva toccato livelli altissimi, poi il prezzo del petrolio ha cominciato a scendere (quando è stato deciso lo sconto era a 120 dollari al barile, ora è a 80) e sarebbe stato assurdo continuare a regalare soldi agli automobilisti quando c’è un’emergenza più importante che è quella delle bollette del gas e dell’elettricità, i cui prezzi rimangono ancora molto alti. Tutto qua».

Resta il fatto che il prezzo del gasolio non dipende unicamente da quello del petrolio. Quali sono i fattori che incidono, oltre – ovviamente – alla parte fiscale?

Certamente, la materia prima è il fattore più importante, ma il petrolio per essere consumato va raffinato e se c’è scarsità di raffinazione – che è quello che stiamo notando in Europa e nel Mediterraneo – il prezzo della benzina può salire di più del petrolio. O meglio, scendere di meno, perché negli ultimi mesi la benzina è scesa di meno in termini relativi rispetto alla materia prima.

Perché c’è scarsità di raffinazione?

Esatto. Pensi che i margini di guadagno per la raffinazione, quando il barile costava 80-100 dollari, erano di 3 dollari, ed era un margine considerato buono. Adesso che la domanda di carburanti è in crescita e gli impianti di raffinazione non riescono a soddisfarla, i margini sono saliti a 15-20 dollari. E adesso (il 5 febbraio, ndr) parte anche l’embargo contro i prodotti della Russia. La scarsità di raffinazione, poi, è ancora più evidente sul prezzo del gasolio che proprio per questo motivo negli ultimi mesi ha superato stabilmente quello della benzina.

Ma se l’attività di raffinazione è quella che garantisce la disponibilità del prodotto, quale strategia si è data l’Italia – e l’Europa – per garantirsi la propria sicurezza energetica?

Mi verrebbe da dire che non c’è strategia, ma paradossalmente una strategia c’è ed è quella della Commissione europea che vorrebbe chiudere tutte le raffinerie basandosi sulla speranza che si può fare a meno del petrolio. Ma non è una speranza: è un sogno. Anzi, una perversione tipica della rivoluzione energetica che spinge a smettere di investire nelle fonti fossili, perché tanto i camion andranno a batterie. E questo non è neanche un sogno: è una follia. Ma dimenticando il mondo della raffinazione, i politici commettono lo stesso errore di quando ci siamo affidati totalmente alla Russia per il gas finendo per cacciarsi in una situazione di dipendenza eccessiva.

Secondo alcuni esperti, c’è anche il rischio non solo di una nuova fiammata del prezzo dei carburanti, ma addirittura di una crescente difficoltà di approvvigionamento per soddisfare la domanda. È una ipotesi eccessivamente allarmistica?

Sono d’accordo. Non ci dimentichiamo che la domanda mondiale di petrolio è legata ai suoi derivati che non sono solo carburanti come benzina, GPL, gasolio, cherosene; ci sono anche bitumi, lubrificanti, bunker, olio combustibile, nafta per fare le plastiche. E la domanda continua a crescere, mentre gli investimenti nelle raffinerie rallentano. Ora, tutti vorremmo che a darci l’energia fosse il sole, come una sorta di Zeus che provvede a tutto, ma la realtà è che di raffinerie abbiamo ancora bisogno, perché l’embargo con la Russia priverà l’Europa di 50 milioni di tonnellate di gasolio: un quarto del suo fabbisogno. Per ora ci è andato tutto bene, ma nel prossimo futuro le cose potrebbero peggiorare.

Dunque, c’è il rischio che il sorpasso del prezzo del gasolio su quello della benzina non sia più un fenomeno episodico, ma diventi strutturale?

È probabile, perché tutta l’attenzione è sempre concentrata sulla benzina. Ma in Italia i consumi di benzina sono di 7 milioni di tonnellate all’anno, mentre il gasolio per autotrazione viaggia intorno ai 23. Il diesel che usa il gasolio è un’invenzione europea, creata per i grossi motori e poi perfezionata anche per le auto. Perciò ne abbiamo ancora bisogno e credo che il prezzo del gasolio rimarrà più alto di quello della benzina per parecchio tempo.

Torniamo al costo della materia prima. Cosa si prevede che accadrà nel 2023 con il prezzo del petrolio?

In questa fase l’unica certezza è la grande instabilità. I prezzi del petrolio adesso sono bassi rispetto a quelli che erano dopo l’inizio della guerra in Ucraina e anche quei 120 dollari al barile erano pochi rispetto al picco di 140 toccato nel luglio 2008. Ma ci dobbiamo riferire sempre al mercato: oggi i prezzi sono bassi rispetto a quello che è disposto a pagare chi utilizza i servizi del trasporto e la domanda sale in tutto il mondo. Ma, al tempo stesso, i paesi produttori, contagiati anche loro da questa voglia di abbandonare le fonti fossili, hanno ridotto gli investimenti; le compagnie petrolifere hanno fatto lo stesso e non vogliono sentir parlare di raffinazione. Insomma, c’è una situazione di prospettiva corta, perciò se devo fare una previsione di massima, vedo tendenzialmente prezzi in crescita nei prossimi mesi…

Quali fattori in particolare potrebbero spingere in alto i prezzi?

Oggi il prezzo di un barile di petrolio è così basso, perché manca la domanda cinese, o meglio manca la crescita della domanda cinese: prima erano in lockdown, adesso sono in pandemia. Appena la domanda di Pechino tornerà a crescere, probabilmente verso la fine del 2023, se non prima, il prezzo del barile risalirà.

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