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Anche l’Italia prepara le barricate contro il cabotaggio: ecco come

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E’ il tema che infiamma l’autotrasporto di tutta Europa ormai da mesi: combattere il cabotaggio che diventa una forma di concorrenza insostenibile per le aziende nazionali. Dopo la Francia, il Belgio e la Polonia, anche l’Italia sta studiando soluzioni al problema. Vediamo come.

«Il fenomeno del cabotaggio abusivo … è ad oggi completamente fuori controllo e l’attività, spessissimo illegale, si è espansa in tutto il territorio nazionale assumendo connotati drammatici». Inizia così la lettera inviata al ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, dal segretario nazionale di Confartigianato Trasporti, Amedeo Genedani,  per «richiedere formalmente alla Commissione una temporanea sospensione del cabotaggio cosi come previsto dalla norma in oggetto (vale a dire l’art. 10 del regolamento (CE) n. 1072/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 Ottobre 2009) anche al fine di predisporre gli strumenti necessari per riequilibrare i costi». Una richiesta che, prosegue Genedani, potrebbe essere « resa maggiormente realizzabile grazie alla Presidenza Italiana nel prossimo semestre europeo».

Detto altrimenti Confartigianato Trasporti, così come nei mesi scorsi aveva fatto CNA/FIta, è convinta che per combattere il cabotaggio bisogna ricorrere alla cosiddetta «clausola di salvaguardia», vale a dire l’interruzione di questo tipo di opportunità (effettuare tre trasporti interni a uno Stato, entro una settimana dall’ingresso del camion straniero in tale Stato per effettuare un trasporto internazionale) per un periodo di sei mesi, eventualmente rinnovabile di altri sei mesi.
Queste iniziative italiane, comunque, seguono quella intrapresa dall’intero blocco di associazioni di categoria che la scorsa settimana ha chiesto un incontro urgente a Lupi, prospettando come misure di lotta al cabotaggio l’equiparazione delle sanzioni sulla mancata documentazione richiesta per questo tipo di attività, visto che allo stato attuale la multa più pesante – da 5000 a 15.000 euro, aggravata dal fermo del veicolo per tre mesi – è prevista soltanto per carente o inesistente documentazione relativa ai trasporti effettuati nei sette giorni precedenti, perché in caso di mancata o carente documentazione riferita esclusivamente al viaggio in corso la sanzione viene equiparata a quella prevista per mancanza di scheda di trasporto e quindi non va oltre i 600 euro. 

Altra possibile modalità dissuasiva viene considerato l’elevare a prova di cabotaggio abusivo l’accertata difformità tra registrazioni del cronotachigrafo e la documentazione a seguito del viaggio.

All’estero, invece, sono state battute strade diverse. La più nota e forse clamorosa è quella seguita dalla Francia, dove dall’11 luglio è entrata ufficialmente in vigore la normativa che vieta di effettuare in cabina il riposo settimanale lungo di 45 ore.  

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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