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Gli incentivi per mitigare il caro carburante: tanti soldi, tanti intoppi

Ancora mancano le procedure per erogare i 200 milioni del quarto trimestre 2022 e gli 85 del decreto Aiuti. Un ritardo causato da un decreto scritto male. E le erogazioni dei 500 milioni si sono interrotte per un ricorso del conto proprio al TAR del Lazio. E le associazioni protestano

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Ci sono tre cose che storicamente mettono d’accordo il variegato e frammentario mondo dell’autotrasporto nazionale: il Sistri, che non c’è più; il contributo ART, che c’è ancora; il prezzo del gasolio, che c’è sempre. Certo, ci sono mille altri problemi: dalla pubblicazione dei costi di riferimento, ai divieti unilaterali di Austria e Tirolo lungo l’asse del Brennero, dai tempi di pagamento, alle attese al carico e scarico, ma soprattutto dopo il clamoroso balzo in avanti del prezzo del carburante è il tema del gasolio a fare da traino, perché accomuna nella protesta l’intera filiera.

Per questo, quando Amedeo Genedani, presidente di Confartigiano Trasporti ha detto chiaro e tondo che «è arrivato il momento di tramutare le promesse in fatti concreti per l’attuazione di tutto quanto abbiamo richiesto ed era stato recepito dal governo», ha messo al primo posto il caro gasolio e quei 285 milioni (circa) che il governo si è impegnato a erogare alle imprese per contrastare il balzo dei prezzi e di cui sembrano essersi perse le tracce. Per cui, Genedani, manifestando la sua «insoddisfazione» per lo stato di cose, ha elencato puntigliosamente quel che è «fondamentale» fare:

  • 1. istituire il credito d’imposta per la fruizione dei 200 milioni da destinare alle imprese di trasporto merci conto terzi;
  • 2. recuperare gli 85 milioni stanziati dal decreto Aiuti ter, che tra l’altro dovevano essere utilizzati per consentire lo sblocco di circa 1600 istanze presentate a valere sul fondo di circa 500 milioni e rimaste incagliate a seguito di una sentenza del Tar Lazio;
  • 3. utilizzare il residuo di circa 25 milioni del precedente credito d’imposta istituito per mitigare gli effetti del caro gasolio nel primo trimestre 2022;
  • 4. escludere in via definitiva l’autotrasporto dall’obbligo di corrispondere il contributo annuale all’Autorità dei Trasporti;
  • 5. attivare presso il MIT i due tavoli di lavoro inerenti, il primo, le regole e le norme per la competitività del settore e, il secondo, la riforma del codice della strada, le revisioni e le funzionalità delle motorizzazioni.

    Un’elencazione precisa e dettagliata che non lascia spazio a incertezze e che Genedani si augura ottenga al più presto «segnali concreti» e che sicuramente sfocerà in un nuovo incontro, chiesto per le vie brevi con un testo non pubblicizzato per non alzare i toni, come dimostra anche il fatto che Genedani abbia parlato come presidente di Confartigianato Trasporti e non come presidente di Unatras. Il che rende la sua dichiarazione quasi un promemoria, piuttosto che un proclama di battaglia.

    Un decreto scritto male

    Ciò non toglie che dietro le quinte la tensione salga se non altro per le ragioni dell’intoppo per l’erogazione dei 200 milioni. Stanziati dalla legge di Bilancio per continuare la mitigazione degli effetti del caro gasolio sulle imprese e coprire l’ultimo trimestre del 2022 (poi è sparito lo sconto generalizzato ed è tornato quello per l’autotrasporto), dopo che i 500 milioni avevano «sanato» i due trimestri centrali, ancora non possono essere erogati perché la norma è inapplicabile.

    «È stata scritta male», spiega sconsolato Pasquale Russo, segretario generale di Conftrasporto. «Perciò devono modificare la norma. Potrebbe copiare quella per i 500 milioni che sono stati erogati con il credito d’imposta». Ma bisogna sbrigarsi. «Altrimenti», osserva Claudio Donati, segretario generale di Assotir, «non ci vuole niente ad arrivare a fine anno e perdere lo stanziamento». E lo stesso Paolo Uggè, presidente di FAI-Conftrasporto, incalza: «Ovviamente, da parte del Governo, sarà necessario darsi una mossa perché le imprese non possono aspettare ancora a lungo quanto loro dovuto per effetto delle intese sottoscritte».  

    Un ricorso al TAR

    Non che per i 500 milioni tutto sia filato liscio. Genedani accenna a una sentenza di un TAR del Lazio insolitamente veloce a decidere su un ricorso che chiedeva di estendere il beneficio al conto proprio. E i giudici amministrativi hanno deciso di sì, bloccando le ultime erogazioni e congelando di fatto gli ultimi 70-80 milioni non ancora assegnati. Ma su quali basi giuridiche? ­

    «Quando è stato scritto il provvedimento », accusa Patrizio Ricci, presidente di CNA-Fita, «qualcuno ha aggiunto un paio di paroline, alle quali si è aggrappato il ricorso del conto proprio». Qualcuno chi? È una svista o un errore voluto? Il ricorso è partito da Assopetroli, a tutela dei petrolieri che trasportano carburanti in proprio, ma basta questo per puntare il dito contro i soliti committenti? Fatto sta che della questione si era parlato già nell’incontro del 14 dicembre con il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Matteo Salvini. In quella sede da una parte il ministro aveva annunciato un emendamento per riservare, senza possibilità di dubbio, la nuova tranche di 200 milioni all’autotrasporto in conto terzi, dall’altra aveva assicurato di attivarsi sia per consentire alle 1600 imprese in attesa di ottenere il contributo, sia per cercare ulteriori risorse da destinare al conto proprio e sbloccare le erogazioni.

    Non solo gasolio

    Quel che è certo è che intanto il tempo passa e il prezzo del gasolio rimane a livelli elevati. Pur essendo sceso dalle punte dell’estate scorsa, quando il costo industriale era schizzato a 1,2 euro al litro così da superare i 2 euro alla pompa, nelle prime tre settimane di gennaio non riesce a scendere sotto i 90 centesimi (1,8 euro al consumo), contro i 72 del gennaio 2022, prima del conflitto in Ucraina. Oltretutto, c’è il rischio che la tensione sul caro gasolio faccia accantonare altre questioni come la pubblicazione dei costi minimi (su cui si era impegnato a dicembre lo stesso Salvini), i tempi di pagamento, le attese al carico e scarico, la subvezione. «Non si può vivere di sole emergenze», lamenta Donati. «Altrimenti, c’è sempre un motivo per non affrontare mai le questioni vere».

    Insomma, ci vuole metodo. «Perché il governo non ci butta giù un programma di mandato?», osserva Ricci, «qual è il suo progetto? Perché è vero che si parla di tante questioni, dal Brennero alle procedure per il credito d’imposta, ma finora nessuno ha portato a casa nulla. Come diceva mio padre, siamo sempre nel campo delle cento pertiche, in cui tu continui ad arare, ma alla fine non viene su niente».

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