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Apnea notturna. Conoscerla per non temerla

L’Apnea ostruttiva del sonno (OSAS) rappresenta una delle più comuni cause della mancanza di un sonno ristoratore. Eppure è poco diagnosticata. Una condizione che, alla lunga, può diventare invalidante. Respiraire, promuove la campagna di sensibilizzazione «dormo bene, guido meglio» dedicata ai conducenti professionisti

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La qualità del sonno è un argomento di cui abbiamo a lungo parlato sia su queste pagine, sia su guide e ricerche effettuate con sondaggi mirati sui conducenti professionisti (vedi anche «La Salute Vien Guidando. Una ricerca sullo stato psico-fisico degli autotrasportatori», ed. Federservice 2018), perché da una buona qualità del sonno prende le mosse anche una buona qualità della vita lavorativa. Le alterazioni del sonno si possono infatti tradursi in una reiterata sonnolenza diurna e, anche, in un malessere psico-fisico al risveglio.
Una patologia che compromette la qualità della vita è certamente la Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS), ancora poco conosciuta e scarsamente diagnosticata per tempo. Nel senso che, più il tempo passa, più questa può trasformarsi in cronica.

Quante persone soffrono di disturbi del sonno?

In Italia, secondo l’Associazione Italiana per la medicina del sonno (AIMS) sono 12 milioni le persone che soffrono di disturbi del sonno. Circa 7 milioni di soggetti soffrono di OSAS con un’incidenza maggiore nella popolazione obesa, prevalentemente di genere maschile, sopra i 40 anni. Numeri che la pandemia ha certamente contribuito ad alzare.

Che cos’è la Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (Osas)?

È una patologia che, a causa di un’ostruzione delle vie respiratorie, comporta un sonno frammentato, superficiale e, di conseguenza, poco ristoratore per la persona che ne soffre. Solitamente, chi manifesta questa patologia non ne è del tutto consapevole, in quanto le apnee si manifestano in una fase di assopimento.

Come si manifesta?

Con russore frequente (tutte le notti o quasi), pause respiratorie durante la notte (cioè per alcuni secondi la persona non respira), improvvisi risvegli con senso di soffocamento, forte stanchezza diurna nonostante si abbia dormito molte ore, cefalea mattutina, difficoltà di concentrazione ed attenzione.

Che iter diagnostico seguire in questi casi?

Se una persona comincia a notare di avere uno o più sintomi di quelli elencati, può in primis rivolgersi al proprio medico di base, che proporrà di effettuare diversi accertamenti diagnostici. Uno tra tutti è senz’altro un esame chiamato polisonnografia, cioè effettuato con uno strumento che serve per monitorare durante il riposo notturno alcuni parametri fisiologici tra cui il ritmo cardio-respiratorio, i livelli di ossigeno ecc.

È possibile curare l’Osas?

Certamente ed è importante rivolgersi a uno specialista, sia che lavori nel pubblico o nel privato.
In ogni caso, un primo aspetto è senz’altro quello di prestare attenzione alle abitudini alimentari, soprattutto qualora la persona risulti in sovrappeso. Inoltre, evitare di mangiare determinati cibi, bere alcoolici e fumare prima di recarsi a letto sono dei piccoli accorgimenti che migliorano notevolmente la qualità del sonno.
Se questi non dovessero essere sufficienti, il medico può suggerire di utilizzare dei dispositivi meccanici da usare abitualmente, come il trattamento ventilatorio a pressione positiva (CPAP), che mantiene le vie respiratorie aperte grazie all’emissione continua di aria, o i dispositivi di avanzamento mandibolare.
Solo qualora questi non risultassero sufficienti, si può ricorrere a soluzioni chirurgiche.

Quali conseguenze può provocare?

Un problema causato dalle OSAS è senz’altro l’impatto sulla guida: la sonnolenza cronica fa si che vi sia una maggiore difficoltà di concentrazione, di attenzione, una maggiore probabilità di avere dei colpi di sonno, alzando il rischio di incidentalità. Non solo, è responsabile anche di uno scarso rendimento lavorativo e di produttività.

Che impatto possono avere le OSAS sulla patente?

Essendo una patologia così frequente vi è una direttiva europea, la 2014/85, che norma il rilascio della patente di guida per OSAS già accertate o da accertare. In Italia il ministero della Salute ha emanato un decreto il 3 febbraio 2016 con la procedura per l’accertamento dell’idoneità alla guida, con iter differente a seconda che le OSAS siano sospette o già conclamate.
In generale, comunque, la patente può essere rilasciata anche a persone affette da OSAS medie o gravi, a patto che dimostrino di seguire un trattamento clinico con un effettivo miglioramento dei sintomi legati alla sonnolenza. In caso contrario, la patente non può essere né rilasciata né rinnovata. Nei casi medio-gravi, la patente ha una validità di 3 anni per i guidatori appartenenti al gruppo 1 (autisti non professionisti), mentre è di 1 anno per quelli appartenenti al gruppo 2 (autisti professionisti). Non vi sono particolari limitazioni, invece, per le persone a basso a rischio.

Quali criteri aiutano a definire se si è a rischio basso, medio o alto di OSAS?

Ci sono tre criteri che aiutano a definire se si è affetti da OSAS: il primo riguarda la presenza di russore abituale e rumoroso da almeno sei mesi, concomitante alle pause respiratorie nel sonno e alla sonnolenza diurna; il secondo rileva la presenza di altre patologie, come anomalie della mandibola, obesità o collo grosso; il terzo la presenza di problematiche cardiache, quali ipertensione, aritmia, cardiopatia ischemica, ecc.
Una volta individuata la presenza di uno o più sintomi, il medico può proporre un questionario di autovalutazione della sonnolenza diurna, che delinea tre diversi profili di rischio per la sicurezza stradale: basso, in cui la sonnolenza è lieve o assente si è quindi considerati idonei alla guida, senza particolari accorgimenti; medio, in cui la persona può presentare delle criticità sul punto 2 o 3 e il medico può quindi rimandare la valutazione di idoneità alla Commissione Medico Locale; alto, il cui giudizio spetta solamente alla Commissione Medico Locale.

Se, invece, si ha già una diagnosi di OSAS conclamata, che fare?

In questo caso occorre che la persona produca della documentazione clinica specialistica, nella quale deve essere evidenziata anche la terapia in corso, efficace a contrastare la sonnolenza diurna. In caso contrario, occorrerà una seconda valutazione.
Per valutare l’efficacia della terapia in corso, la Commissione medica utilizza due strumenti per rilevare l’eventuale riduzione del livello di vigilanza: un test che misura i tempi di reazione e un questionario sulla sonnolenza. Anche in questo caso, la persona verrà inquadrata secondo tre livelli: basso, in cui non vi sono particolari limitazioni alla guida; medio, per il quale la persona dovrà fare dei controlli ravvicinati nel tempo; elevato, nella quale occorrerà altra documentazione specifica per la valutazione.

Respiraire, azienda italiana (gruppo SOS Oxygene, multinazionale europea che opera da oltre vent’anni nell’ambito dell’assistenza sanitaria domiciliare e della medicina respiratoria) promuove la campagna di sensibilizzazione «DORMO BENE, GUIDO MEGLIO» dedicata ai conducenti professionisti che abitualmente percorrono lunghe tratte.
L’azienda ha messo a disposizione un numero verde 800.602.300 a cui fare riferimento per un primo screening ed eventualmente prenotare la polisonnografia in uno dei centri italiani Respiraire a un prezzo convenzionato. Maggiori info su www.respiraire.it.

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