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D’Agostino: «La mancata pianificazione territoriale è il nemico n.1 dell’intermodalità»

In Italia un sindaco di un qualsiasi Comune può dar vita a un’area industriale non perché ci arrivi la ferrovia, ma perché il geometra del posto ha un amico interessato a rendere industriale un terreno agricolo. È la lucida provocazionea lanciata da Zeno D’Agostino Presidente dell'Adsp del Mare Adriatico Orientale, alla presentazione a Trieste del Quaderno del Freight Leaders Council dedicato alla multimodalità

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Non serve capire con quale farmaco curare il mal di testa, molto più utile rintracciare la ragione che lo determina. È la metafora usata da Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, intervenendo alla presentazione del Quaderno del Freight Leaders Council dedicato alla multimodalità e avvenuta il 19 ottobre a Trieste, per spiegare la più grave lacuna del sistema logistico italiano. A creare questo forte mal di testa, secondo D’Agostino, c’è una mancata pianificazione territoriale, tale per cui in Italia ogni singolo sindaco di ogni singolo Comune può creare un’area industriale un po’ dove vuole. E spesso a motivare la sua scelta c’è il fatto che un geometra del posto ha un amico che ha un terreno agricolo di proprietà da poter trasformare con profitto in area industriale. «In più – ha aggiunto D’Agostino – bisogna ricordare che il settore industriale italiano ha fatto la propria fortuna anche sulla polverizzazione e, di conseguenza, ha creato un settore trasportistico a propria immagine e somiglianza. Quindi, mettendo insieme questa modalità del pubblico di pianificare con il tessuto imprenditoriale privato fatto di PMI, si determina il più complicato problema da superare per creare un trasporto intermodale. Per il semplice motivo che senza una pianificazione industriale le aziende nascono dove non arriva la ferrovia».

D’Agostino ha ricordato che in altri paesi quando si creano dei luoghi generatori di traffico, li si posiziona dove è già presente una ferrovia o una metro in grado di raccoglierlo. Da noi, invece, si fa esattamente il contrario: «Prima si costruisce uno stadio e soltanto dopo ci si pone il problema di connetterlo con servizi di mobilità».

Ma se questa è la lacuna figlia della carenza di pianificazione territoriale, per far comprendere invece come diventi difficile mettere insieme tanti piccoli generatori di traffico, D’Agostino ha fatto l’esempio della Germania, un paese in cui «il 50% dell’export viene prodotto essenzialmente da otto aziende». E parliamo del primo paese importatore al mondo, superato soltanto in anni recenti dalla Cina. Ebbene, per spiegare le conseguenze di questa situazione il presidente dell’Adsp triestina ha fatto notare che se il ministro dei Trasporti tedesco volesse incontrare chi genera il 50% dell’export nazionale gli è sufficiente invitarli tutti in una stanza. «Pensate invece – si è interrogato – a quale luogo dovrebbe individuare il nostro ministro del settore per incontrare tutti insieme gli operatori che fanno il 50% del nostro export? Forse soltanto uno stadio sarebbe sufficiente».

D’Agostino ha poi concluso che negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo. E che proprio come l’autorità di sistema portuale che presiede sta cercando di integrare la zona portuale e di  stringere rapporti con gli interporti, perché – ha concluso – «se ci deve essere una concentrazione logistica va creata dove arriva la ferrovia».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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