Quanto è presente oggi l’intelligenza artificiale nella vita quotidiana di un autista? Come viene percepita? E quali ostacoli ne frenano la diffusione? Le risposte a un sondaggio di UeT restituiscono un quadro variegato fatto di diffidenze, aspettative e limiti ancora da superare.
Vorrei, ma non mi fido
Nella prima domanda abbiamo chiesto innanzitutto se, nel proprio lavoro, gli autisti si trovano già oggi a utilizzare strumenti basati sull’intelligenza artificiale, come ad esempio sistemi di navigazione avanzata, app per l’ottimizzazione dei carichi o soluzioni per la manutenzione predittiva. Il risultato è stato netto: il 75% ha risposto di no. Solo il 25% ha detto sì, segno che l’intelligenza artificiale – sebbene già integrata in molti strumenti – viene ancora percepita come qualcosa di distante, o comunque non ben identificata nei suoi usi concreti.
Eppure, pur senza un utilizzo consapevole e diffuso, oltre la metà dei rispondenti (54,2%) considera comunque l’IA un aiuto per svolgere meglio il proprio lavoro. Solo il 16,7% la percepisce come una minaccia, soprattutto in relazione alla prospettiva – ancora lontana – che i camion possano un giorno guidarsi da soli, mettendo in discussione il ruolo stesso dell’autista. Tuttavia c’è quasi un terzo del campione (29,2%) che mostra incertezza o sfiducia («non mi fido della tecnologia»), sollevando il dubbio su quanto l’IA sia davvero utile, sicura e «alleata» del lavoratore.

Gli ostacoli alla guida autonoma
A proposito di guida autonoma, ovvero una delle espressioni più avanzate dell’intelligenza artificiale applicata al trasporto, la terza domanda del sondaggio ha offerto la risposta più netta. Alla richiesta di indicare quale sia oggi il principale ostacolo a una sua diffusione su larga scala, ben il 71,4% ha indicato l’inadeguatezza delle infrastrutture. Strade non attrezzate, mancanza di connessioni affidabili, assenza di sensori e segnaletica evoluta: la percezione è che la tecnologia, per quanto avanzata, non possa ancora contare su un contesto pronto ad accoglierla.
Seguono, distanziate, altre criticità: il 14,3% punta il dito sui problemi assicurativi legati alla responsabilità in caso di incidente, mentre meno sentiti sono i timori sul fronte psicologico (9,5%), legati alla paura o alla diffidenza verso un mezzo che si guida da solo, e ancor meno quelli di tipo occupazionale (4,8%), ovvero il timore che la guida autonoma possa sostituire del tutto il lavoro dell’autista.
Videosorveglianza IA? C’è chi dice no
Infine, in ottica di sicurezza, l’ultima domanda ha affrontato un altro tema caldo: l’eventuale installazione a bordo di telecamere IA, con un occhio puntato sulla strada e uno sull’autista, per prevenire i pericoli in tempo reale.
Il campione si è mostrato prudente, se non contrario: solo il 31,8% si dice favorevole se serve ad aumentare la sicurezza. Il restante 68,2% – che comprende sia chi rifiuta categoricamente di essere ripreso (36,4%), sia chi sospende il giudizio in attesa di capirne meglio il funzionamento (31,8%) – esprime, in modo più o meno esplicito, una posizione di rifiuto o diffidenza. Il punto, ancora una volta, è il delicato equilibrio tra tecnologia e fiducia.

Questo articolo fa parte del numero di maggio/giugno 2025 di Uomini e Trasporti: un numero che contiene un’ampia inchiesta sui vantaggi di lavorare con l’intelligenza artificiale nel settore dell’autotrasporto, con numeri, scenari e voci dal settore.
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