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Mercedes-Benz Vito. 25 anni di affidabilità

Compie 25 anni il Vito di Mercedes-Benz Vans anche se di candeline sulla torta ne piazza più di 1,8 milioni. Per meglio descrivere le innovazioni su questo veicolo, lo abbiamo misurato alla prova dell'asfalto in una versione particolare: il Mixto 119 CDI

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Compie 25 anni il Vito di Mercedes-Benz Vans anche se di candeline sulla torta ne piazza più di 1,8 milioni. Tanti quanti sono stati dal lancio del 1996 a oggi gli esemplari venduti. E comunque, se festa deve essere, che sia degna. Così, in occasione del compleanno, la casa di Stoccarda – che produce il suo midi van nello stabilimento di Vitoria, città spagnola da cui ha mutuato il nome – ha pensato di introdurre qualche novità. La principale riguarda l’introduzione del Rear Cross Traffic Alert, un dispositivo di sicurezza utile soprattutto quando si esce dai parcheggi, perché riesce a rilevare l’eventuale passaggio trasversale di un veicolo fino a una velocità di 10 km/h in retromarcia. E se effettivamente lo riscontra segnala il pericolo sia visivamente (tramite triangoli rossi nello specchietto) sia con l’emissione di segnali acustici. Questo sistema è incluso nei pacchetti optional Driving Assistance package e Lane tracking package arricchendo le funzionalità del Blind Spot Assist.

Mercedes-Benz Vito, ieri e oggi.

Ma non è tutto, perché l’autentico protagonista dell’ultimo restyling del Vito è l’entusiasmante motore diesel a quattro cilindri della famiglia OM654 (per potenze minori c’è anche l’OM622), che copre potenze fino a 174 kW (237 CV) e dialoga alla perfezione con il cambio automatico 9G-TRONIC. Per meglio descrivere queste e altre innovazioni del venticinquennale van della Stella vi proponiamo il test su strada di una versione particolare: il Vito Mixto 119 dove l’ibridizzazione degli spazi di questa versione (declinata in tre lunghezze) mette d’accordo esigenze altrimenti contrapposte. L’autentico protagonista di questa prova è il motore OM 654, anche lui un perfetto mixto di regimi addormentati su un materasso di coppia esplosiva.

La virtù sta nel Mixto

Metto in moto il Vito Mixto 119 di buon mattino. Il progetto è di partire da Bologna per raggiungere prima Treviso, tramite A13 e A27, e da lì, dopo una sosta per caricare tre librerie, proseguire in direzione Valdobbiadene, attraverso la provinciale che si arrampica lungo morbide colline finite di recente sotto tutela Unesco perché giudicate patrimonio dell’umanità, ma da anni ormai arrese alle vigne, che spadroneggiano fiere su ogni centimetro quadro di terreno. Siamo a fine ottobre, prima della stretta invernale del Covid, in una giornata dal clima “mixto”, con il sole che a tratti buca le nuvole e subito dopo è costretto a battere in ritirata.
Come spesso accade quando la partenza è prossima all’alba, l’esigenza di un caffè sorge urgente strada facendo. La assecondo e mi fermo lungo una provinciale della marca trevigiana davanti a un bar. Nello stesso momento fa altrettanto, proprio accanto a me, un Suv da cui scendono quattro persone. Noto subito che, se io sono fortemente interessato a un caffè, loro vengono attratti dal veicolo che ho parcheggiato. E non tanto da quel Steel Blue, appena comparso nella tavolozza colore del Vito dopo l’aggiornamento 2020, quanto dalla versione Mixto e dalla sua equa distribuzione degli spazi. Il perché è presto detto: sono una band e si muovono in un gruppo, di quattro o cinque persone a seconda dei casi, con un voluminoso seguito di strumenti e, talvolta, di impianti di amplificazione. «Per riuscire a stipare tutto in un Suv – mi spiegano –dobbiamo fare i salti mortali e non è sempre è sufficiente. E comunque si viaggia scomodi…». Sgrano gli occhi e, malgrado non abbia ancora assunto una dose di caffè, intuisco che sono davanti, come per incanto, a un esemplare target del Vito Mixto, a qualcuno cioè che ha necessità di trasportare persone (entro le sei che riesce a ospitare il veicolo) che a loro volta si portano dietro merci. Nel loro caso si tratta di strumenti musicali, in quello di squadre di artigiani, di addetti a servizi o di pronto intervento saranno i loro attrezzi da lavoro, ma il gioco è lo stesso. Ovviamente possono variare dimensioni e pesi di queste merci, ma tanto lo spazio che dedica loro il Vito Mixto è articolato su tre lunghezze e su tre varianti di massa totale a terra (2.800, 3.050 e 3.500 kg).

Insostenibile sarà lei

Finita la pausa, archivio le peculiarità del Mixto e mi concentro su quelle del nuovo Vito. Il tragitto coperto è già sufficiente per percepire una sorta di contraddizione. La spiego con una domanda quasi infantile: straparliamo di sostenibilità, affannandoci per svelarla in soluzioni alternative al diesel, ma dopo aver appena assaggiato le potenzialità del motore che gira sotto al cofano, il quattro cilindri OM 654 da 119 CV in dote sulle versioni con trazione posteriore (per quelle anteriori c’è l’OM 622 da 1.749 cm3) non capisco perché mai un domani bisognerebbe metterlo da parte. Voglio dire: dispone di una ripresa e di un’accelerazione entusiasmante, è silenzioso, decisamente leggero, consuma poco visto che a fine test riuscirò a percorrere anche 17 km con un litro, come potrebbe essere più sostenibile? Certo, emette inquinanti nell’aria, ma in quantità così ridotte – grazie a common rail con iniettori piezoelettrici, post-trattamento dei gas di scarico con catalizzatore SCR e AdBlue – da posizionarsi già al di sotto degli standard euro 6d. Potrei aggiungere lo “spiegone” sul calcolo completo del ciclo pozzo-ruota, sulle modalità con cui attualmente viene prodotta l’energia con cui far muovere i veicoli elettrici, ma andremmo altrove: la prova prevede un altro tragitto.

È razionale, pulita, lineare la plancia del Vito. Certo, la plastica c’è e si vede, ma a Stoccarda hanno cercato di mitigare l’impatto un po’ rendendola a livello tattile più curata, un po’ inserendo inserti in nero lucido e cromati. Questi ultimi, in particolare, compaiono sulle porte, negli elementi di comando (anche sul volante), nei bordi delle bocchette di ventilazione. Insomma, laddove serve per spezzare la monotonia plastica.

Bassi regimi e coppia esplosiva

Il tratto più esaltante del test è sicuramente la strada del Prosecco. Perché è qui che, in mezzo a curve morbide, il Vito fornisce un saggio delle sue potenzialità. Procede sornione, con il motore a un livello di giro così basso da sembrare addormentato, ma quando all’improvviso ti trovi davanti un veicolo più lento, alzi il piede dall’acceleratore per rallentatore e subito dopo torni a spingerlo appena appena per riprendere la velocità necessaria al sorpasso, capisci che in realtà è adagiato su un materasso reso spesso da una coppia poderosa, disponibile poco più su dei 1.300 g/m. Parlo di meriti del motore, ma a onor del vero nella creazione di questo mixto perfetto tra regimi contenuti/coppia, l’autentico direttore d’orchestra è il cambio automatico 9G-Tronic, spaziato in 9 rapporti inseriti in modo impercettibile, tanto sono fluidi e progressivi. Difficilmente su un veicolo commerciale mi è capitato di ascoltare cotanto. E se state pensando che a rendere possibile tutto questo è l’applicazione a un mezzo da lavoro di un motore già in uso su vetture siete fuori strada, perché la sigla e le caratteristiche costruttive degli OM 654 che girano sotto una Classe C o a una Classe E saranno pure le stesse, ma qui la taratura del propulsore è tutta diversa. Perché è chiamato a portare pesi e a fine mese valutato anche in base a quanto consuma. Chiaro, no?

Il nuovo oltre la catena cinematica

Basterebbe questo per chiudere la prova, anche perché grazie a una catena cinematica così evoluta il Vito spicca già un deciso balzo in avanti. Forse anche in Mercedes-Benz sono stati tentati dal chiudere qui la partita, in attesa di imprimere una rivoluzione strutturale all’intero veicolo negli anni a venire. In ogni caso era necessario effettuare alcuni ritocchi estetico-funzionali e colmare alcune lacune tecnologiche. Per quanto riguarda i primi, almeno all’esterno, il lavoro è stato condotto in modo quasi impercettibile, disegnando la griglia del radiatore con la Stella posizionata al centro di colore nero. All’interno, invece, oltre ai tessuti di rivestimento dei sedili resi più resistenti e alle nuove bocchette di ventilazione, ad attirare l’attenzione è il sistema di infotainment che compare a centro plancia, dotato di ricezione radio DAB+, interfaccia bluethooth con vivavoce e presa USB per ricarica cellulare. Peccato che accanto a questa presa ci sia un vano non abbastanza grande per contenere smartphone di taglia extralarge, ma le soluzioni ci sono comunque: o si prende un telefono più piccolo o lo si mette altrove affidandone la gestione all’Apple CarPlay e Android Auto, la cui interfaccia passa da uno schermo touch da 7 pollici. E se la connettività è garantita e la navigazione in rete pure, l’accesso all’intero pacchetto di servizi online Mercedes Pro è gratuito per un anno. A quel punto, si possono scegliere, sulla base dell’esperienza, i servizi che si vogliono continuare a usare. D’altra parte, la filosofia del Mixto è propria questa: valorizzare ogni spazio senza lasciare nulla di inutilizzato. Più sostenibile di così!

Daniele Di Ubaldo
Daniele Di Ubaldo
Direttore responsabile di Uomini e Trasporti

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