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EDITORIALE | 40 anni, un’età per crescere

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È comparso un numero strano in copertina, di colore rosso, a destra della testata. Indica «40», gli anni che, come Uomini e Trasporti, ci siamo lasciati alle spalle. Di solito nella vita di una persona segnano un traguardo importante, un passaggio da una fase sperimentale dell’esistenza, in cui si provano tante strade, a una della maturità, in cui per la prima volta ci si sente radicati in qualcosa. Si può fare ancora un passo di lato o uno in avanti, ma uscire dal settore in cui si è operato, per fare completamente altro è una prospettiva che, dopo quaranta primavere, diviene molto più distante. Per Uomini e Trasporti funziona allo stesso modo: siamo arrivati fin qui puntando il nostro interesse sul trasporto merci e a quello continueremo a guardare. Magari spostandoci – di lato o in avanti, fate voi – verso altri supporti digitali, per comunicare tramite web, voce, video. È il segno dei tempi che viviamo, noi come gli autotrasportatori. Chi, soltanto pochi anni fa, aveva sentito parlare di digitalizzazione o di connettività e oggi ci si confronta quotidianamente con più o meno naturalezza? Dire se tutto ciò sia una conquista non mi interessa: è un avanzamento tecnologico che, una volta divenuto realizzabile, non contempla viaggi di ritorno. Bisogna capire cosa sarà di ciò che resta.

Nel nostro caso «ciò che resta» è la carta o, per essere più chiari, la rivista che avete nelle mani. Per garantirle un futuro ci sembra necessario tirarne fuori il meglio o, per dirla più schiettamente, quelle modalità di comunicare che altri supporti non potranno mai garantire. A cosa faccio riferimento? Vi suggerisco di leggere, al riguardo (pag. 30), l’intervista a Rosa Romano, titolare della TR Trasporti: ci ha raccontato la sua vicenda professionale, ma anche una sua idea del lavoro, delle relazioni di genere, delle responsabilità genitoriali. Dall’insieme delle sue parole trasuda qualcosa di vissuto. È difficile da spiegare meglio, ma in nessun supporto diverso dalla carta è possibile far emergere questi variegati strati di umanità. Ma soprattutto siamo convinti che la rivista da sfogliare diventi tanto più peculiare quanto più riesca a spingersi in verticale. Cosa vuol dire? Vuol dire battezzare un tema e analizzarlo in tutte le sue sfaccettature e implicazioni, da tutti i possibili punti di vista, dedicandogli uno spazio degno. Ovvero tanto spazio, praticamente l’intera rivista. Ecco perché dal prossimo numero, ogni due mesi, Uomini e Trasporti diventerà una monografia, nel senso che sarà dedicato a uno specifico argomento di interesse generale. A marzo, per capirci, parleremo della difficoltà di tante aziende nel reperire autisti, della distanza con cui i giovani si tengono lontani da questa professione, delle conseguenze create da tale criticità, delle soluzioni ipotizzabili per cercare di rimuoverla.

È un cambiamento, speriamo gradito. Ma è anche una modalità operativa sintomatica di una stagione di transito: cancellare tutto ciò che sembra passato può rivelarsi un errore affrettato. Vi faccio un esempio fuori contesto: secondo voi oggi negli Stati Uniti si vendono più dischi in vinile o CD? Trent’anni fa questa domanda sarebbe suonata stupida, perché era ovvio che i primi rappresentavano il passato e i secondi il futuro. Poi, quando le condizioni sono cambiate, quando i consumi musicali sono stati stravolti dalle piattaforme digitali, a tenere il passo paradossalmente sono stati più i caldi vinili. Che oggi assorbono il 62% del mercato a stelle e strisce, lasciando agli arrugginiti CD soltanto briciole. Seppure, la parte del leone la faccia il digitale.

Vogliamo tradurre tutto ciò in ambito trasportistico? Allora, secondo voi, quale, tra le diverse tipologie di aziende di autotrasporto, può oggi interpretare la parte del vecchio vinile e quale quella dei decadenti CD? Chi cioè, in quanto espressione di modalità operative tradizionali, potrà resistere all’ingresso sul mercato di imprese più leggere e dai costi più contenuti, ma dal futuro sempre più incerto? E chi in prospettiva potrà operare al pari delle grandi piattaforme digitali, capaci di drenare quote crescenti, quasi monopolistiche, di mercato? Non è importante rispondere. È importante, se ci si sente vinili, saper continuare a emettere suoni.

Daniele Di Ubaldo
Daniele Di Ubaldo
Direttore responsabile di Uomini e Trasporti

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