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Incidenti in A10: tutte le possibili proposte per evitare altre tragedie

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Due incidenti in pochi giorni. Qualche vittima, un po’ di disperazione e, soltanto a quel punto, le situazioni vengono guardate in faccia. Sul “banco degli imputati” adesso c’è la A10, un’autostrada che risale agli anni Cinquanta, con tutti i limiti che questo comporta. Però, questo non può giustificare il fatto che diventi teatro frequente di sinistri. Che fare, allora?

LA SANZIONE ORARIA PER I TRASPORTATORI

Le risposte sono tante e varie. Le abbiamo passate in rassegna. La prima proposta uscita fuori dagli incontri che i quattro prefetti delle quattro province liguri coinvolte hanno avuto con polizia stradale e Procura, è quella di adottare i dispositivi di limitazione della velocità sull’intera rete, aggiungendo anche le telecamere attive, vale a dire dispositivi con cui riuscire a filmare – e quindi a segnalare istantaneamente agli organi di controllo – i veicoli troppo veloci e con guida troppo pericolosa. Inoltre dovrebbe partire presto una mappatura dei punti a rischio così da rivedere i limiti di velocità e anche una nuova sanzione tutta dedicata ai trasportatori indisciplinati: un blocco orario aggiuntivo rispetto ai divieti di circolazione, simile un po’ a come avviene nel Monopoli. Del tipo: «Salta due turni».

In più c’è il tema della sicurezza dei cantieri: si parla di revisioni dei protocolli e, addirittura, dell’obbligo di inserimento di new jersey o di deviazione quando i lavori si svolgono lungo un’autostrada a due corsie e della chiusura di due corsie nei tratti in cui ce ne sono tre.

 IL DECLASSAMENTO A SUPERSTRADA

Il presidente di di Ata-Pc di Savona Marco Castelli, invece, propone di declassare la A10 «a superstrada, assoggettarla al limite di velocità di 90 km/h e installare velox e tutor affinché vengano rispettati».  Tutta da leggere l’argomentazione: «Se è palese che il tracciato autostradale soffra di problemi strutturali (corsie strette, mancanza corsia d’emergenza, curve, ecc), è evidente come tali problemi siano esasperati dalla presenza spropositata di camion. È sufficiente percorrere pochi km per trovarsi costretti a sorpassare colonne di 10/15 camion, o dover schivare tir che rallentano improvvisamente, frenati in salita da carichi pesantissimi, o ancora venir pressati da autotreni lanciati a velocità pericolosa, magari per rispettare tempi di consegna assurdi».

 
CONTROLLI SU FILIERA, PROFESSIONALITA’ AUTISTI E MANUTENZIONI 

Per il presidente di FAI-Conftrasporto, Paolo Uggè, le cause degli incidenti vanno ricercate nella filiera e nelle modalità con cui si effettuano molti trasporti. Cosa chiede in pratica? Di verificare se i tempi di riposo e i limiti di velocità «non siano stati imposti, pena il mancato pagamento del corrispettivo del trasporto».
«I conducenti – si interroga Uggè – sono retribuiti secondo il contratto di lavoro o sono lavoratori in affitto e pagati in relazione alle consegne? Auspichiamo che vengano accertate anche la professionalità degli autisti, soprattutto se operano con contratti di somministrazione, e la manutenzione degli automezzi. Quando in ballo c’è la sicurezza dei cittadini, nemmeno uno di questi ‘dettagli’ va tralasciato». Controlli, ovviamente, che secondo Uggè devono «includere i vettori provenienti da altri Paesi. Questo oggi non avviene; e i risultati si vedono».

 
COLPA DELLE DIFFICOLTA’ FINANZIARIE 

Secondo Trasportounito, infine, «il male oscuro che ha determinato il collasso dei livelli di sicurezza sulle strade italiane va ricercato nella crisi finanziaria delle aziende di autotrasporto» In particolare, «la crescita costante dei costi di gestione ha prodotto effetti devastanti per l’assenza di qualsiasi certezza sui tempi e addirittura sulla possibilità stessa di ottenere il pagamento delle prestazioni di trasporto». In altri paesi, «proprio per prevenire i rischi, hanno posto sanzioni, anche di tipo penale, per i pagamenti che vengono effettuati oltre i trenta giorni». In Italia, invece, pur di lavorare – denuncia Trasportounito – «le imprese accettano pagamenti a 120 giorni e oltre». E a quel punto, comprimono «i tempi per effettuare più viaggi possibili e rinviano gli interventi di manutenzione sui mezzi anche quando sono immediatamente necessari». Così, gli incidenti diventano più probabili.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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