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Burn-out: l’eccessivo stress correlato al lavoro

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Il lavoro è senz’altro una fonte importante di stress: le richieste pressanti, i ritmi sempre più frenetici, le ore di impegno prolungato, una normativa molto rigida rispetto alla regolazione dei tempi di impegno (in una realtà spesso troppo elastica), una scarsa remunerazione. Sono alcuni tra i tanti esempi di situazioni che, quotidianamente, l’autotrasportatore deve fronteggiare, a scapito della sua salute psicofisica.

Secondo il National Institute for Occupational Safety and Health «lo stress dovuto al lavoro può essere definito come un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore». Ovvero continuano ad aumentare le richieste da parte del datore di lavoro, del committente o più in generale il carico del lavoro, nonostante le risorse della persona siano insufficienti a far fronte a tali richieste

E se persiste nel tempo?
Uno stress eccessivo e persistente causato da un contesto lavorativo può portare a un logorio psicofisico ed emotivo che può sfociare nella così detta «sindrome del Burn-out». Il termine burn-out è di origine inglese e letteralmente significa «essere bruciati», nel senso molto esplicito di essere esauriti dal troppo lavoro

Quali sono i sintomi del burn-out?
Sono diversi e di diversa natura. I sintomi fisici (mal di stomaco, mal di testa, insonnia), i sintomi emotivi (nervosismo, senso di fallimento, depressione, rabbia e risentimento), i sintomi comportamentali (isolamento, alterazioni dell’appetito, incapacità a portare a termine le proprie attività lavorative) e quelli cognitivi (indifferenza nei confronti del proprio lavoro, scarsa capacità di attenzione), sono tra i primi campanelli di allarme della sindrome da burn-out. Questi sono accompagnati da un senso di demotivazione, delusione e disinteresse nei confronti del lavoro e delle principali attività quotidiane. Tutto questo impatta negativamente sulla vita del lavoratore, con un conseguente calo sia delle prestazioni lavorative, che della sua vita personale.

Il termine burn-out è di origine inglese e letteralmente significa «essere bruciati», nel senso molto esplicito di essere esauriti dal troppo lavoro

In concreto, cosa si può fare?
Sicuramente è importante intervenire su più fronti. Un primo passo è dato dalla capacità della persona di riconoscere la relazione tra il proprio malessere e  il proprio contesto lavorativo. Una volta fatto ciò, a livello pratico, può essere utile: 

  • rispettare le proprie esigenze in termini di sonno, attività fisica, cibo. Cercare di condurre uno stile di vita il quanto più sano possibile è uno dei fattori protettivi per qualsiasi fonte di stress;
  • cercare di riposare a sufficienza nei momenti di recupero dopo il lavoro;
  • ritagliarsi del tempo per fare delle attività che piacciono e che aiutano a rilasciare tensione;
  • fissare obiettivi realistici, non pretendendo troppo da sé stessi;
  • qualora il carico di lavoro risulti essere eccessivo, si può optare o per delegare o posticipare alcune mansioni da portare a termine, o ridefinire gli obiettivi con il proprio superiore. 

Infine, un’opportunità divenuta estremamente diffusa (per non dire quasi necessaria) in questo periodo in cui bisogna fronteggiare la diffusione di un virus è quello dello smart working. Ora è chiaro che magari un conducente di camion un’opportunità di questo tipo non può sfruttarla, ma per chi è impiegato in altre mansioni potrebbe rivelarsi utile, in quanto aiuta a contenere lo stress. Stare cioè lontani dal proprio tradizione posto di lavoro, in un ambiente – quello domestico – magari per periodi non troppo lungo può contribuire al rilassamento. Farlo troppo a lungo o in maniera esclusiva, però, potrebbe essere consigliato perché il burn-out pretende come cura una relazione sociale. 

Ecco perché, per un autista, che trascorre solitamente le giornate in solitudine, può essere utile incontrare colleghi o altre persone a cena, in quelle trattorie per camionisti in cui è più facile, entrando in contatto con gli altri, mettere da parte i propri pensieri. In ogni caso, un effetto ancora più benefico potrebbe sortirlo andare in ferie appena possibile, in modo da prendere per un po’ le distanze dal lavoro.

per un autista, che trascorre solitamente le giornate in solitudine, può essere utile incontrare colleghi o altre persone a cena, in quelle trattorie per camionisti in cui è più facile, entrando in contatto con gli altri, mettere da parte i propri pensieri.

Come? Avete detto che non avete modo di prendere le ferie? Beh, allora bisogna ricordare che la sindrome del burn-out non è tanto uno stress, ma una sua conseguenza e quindi può anche causare disturbi fisici e psicologici da prendere seriamente in considerazione. Magari anche valutando se non sia il caso di recarsi dal proprio medico e raccontargli la propria condizione: poi a quel punto sarà lui a decidere se sia necessario prendere qualche giorno di riposo, prescrivendo, nelle forme consuete, un periodo di malattia e di assenza giustificata dal lavoro.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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