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Nell’anno pandemico Hupac limita i danni e definisce strategie intermodali future

La società svizzera specializzata in trasporto intermodale fa i conti con i numeri della pandemia e, malgrado un calo del fatturato del 2,3%, già nel secondo semestre dello scorso anno ha iniziato un recupero soprattutto nel trasporto non transalpino. Per quello transalpino diventa invece necessario il completamento del progetto Alptransit e il rafforzamento dei lavori sul corridoio nord-sud

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Una contrazione giustificata, che potrebbe diventare anche una sorta di rincorsa. Parliamo dei risultati ottenuti da Hupac, società svizzera specializzata nel trasporto combinato strada-ferrovia, nel corso del 2020, segnati da un calo dei volumi e quindi da un risultato d’esercizio negativo di 2,5 milioni di franchi svizzeri rispetto a un fatturato di 597 milioni di franchi, diminuito rispetto all’anno precedente del 2,3%, a causa essenzialmente della conservazione della rete in condizioni di volumi rallentati. Ma in prospettiva ci sono tutte le condizioni per tornare a livelli più alti che in passato.

I numeri

Gli effetti delle restrizioni pandemiche hanno portato a un calo del traffico della merce trasportata dello 0,9% rispetto all’anno precedente. In particolare, il Gruppo nel 2020 ha trasportato su rotaia 1.014.686 spedizioni stradali o 1.913.000 TEU.

A risentirne maggiormente è stato il traffico transalpino attraverso la Svizzera (con un volume totale di 538.104 spedizioni stradali, pari a un -2,3%), mentre il traffico non transalpino ha chiuso il 2020 con una leggera crescita dello 0,5% a 434.033 spedizioni stradali.
Positivo, invece, il trend del traffico verso l’Europa orientale e sud-orientale, mentre altri segmenti, come il traffico marittimo dai porti del Mare del Nord all’entroterra, sono stati maggiormente colpiti dagli effetti Covid.

I trend

Le politiche di transizione verso l’intermodalità e il raggiungimento degli obiettivi a medio e lungo termine dettati dal Green Deal richiedono secondo Hupac una velocizzazione nella realizzazione di vari progetti infrastrutturali di cui la Svizzera è protagonista insieme ad altri Paesi.

Parliamo del completamento del progetto Alptransit, costruito per i treni più lunghi e pesanti del traffico merci. Ricordiamo che Alptransit è un progetto svizzero in corso di realizzazione, che prevede il potenziamento degli assi transalpini del Gottardo e del Lötschberg mediante la costruzione di due tunnel di base scavati a una quota inferiore di diverse centinaia di metri sotto quelli attuali. I parametri chiave sono una lunghezza treno di 740 metri, un peso di almeno 2.000 tonnellate con trazione a mezzo di una sola locomotiva e un’altezza di 4 metri.

Mentre lo sviluppo di altre infrastrutture in Svizzera, compreso il corridoio con un’altezza di 4 metri verso l’Italia è in gran parte completato, esistono diverse lacune sul percorso che va verso la Germania, vale a dire il corridoio Reno-Alpi. Una lacuna che impatta negativamente sulla competitività del trasporto combinato e di conseguenza sul trasferimento intermodale, anche perché la prevista riduzione delle sovvenzioni svizzere per il trasferimento modale vanno compensate con un aumento di produttività. «Solo con i treni più lunghi e pesanti saremo in grado di assorbire la prossima marcata riduzione dei finanziamenti. È qui che i tecnici dei gestori delle reti sono chiamati a ottenere il massimo dalle infrastrutture nella fase odierna di ampliamento: ogni metro conta» ha affermato Michail Stahlhut, ceo del Gruppo Hupac.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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