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Unatras fa pressioni al governo: «Dal 19 marzo manifestazioni di camion in tutta Italia»

Con il prezzo del gasolio che continua a salire e con le aziende di autotrasporto spesso impossibilitate a riversare tale aumento sulla committenza, la situazione del settore diventa ingestibile. L’Unione delle associazioni dell'autotrasporto chiede all’esecutivo un intervento immediato, più adeguato rispetto agli 80 milioni stanziati la scorsa settimana. E non è detto che qualcuno nel frattempo si fermi per evitare di perder ancora soldi

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Soltanto una decina di giorni fa c’erano state iniziative spontanee, alle quali le associazioni di categoria non avevano aderito per spirito di responsabilità, seppure in qualche modo aveva fatte proprie le ragioni di quelle proteste. Ma ora che il gasolio galoppa oltre il tetto dei 2 euro al litro, adesso che anche nell’extrarete si registrano singhiozzi di fornitura – spesso dovuti a finalità speculative – e gli incrementi da inizio anno vanno oltre il 30%, Unatras mette in mora il ministero e annuncia l’imminente chiusura del tempo delle trattative. A questo punto, senza un segnale contrario, l’Unione delle associazioni nazionali dell’autotrasporto annuncia manifestazioni in programma in tutta Italia per il prossimo 19 marzo. La situazione – si spiega in una nota –  è diventata «ingestibile per le imprese dell’autotrasporto italiano, che non riescono a farsi riconoscere dalla committenza i maggiori costi dovuti agli stessi aumenti». Ma non è detto che anche prima di questa data ci siano decisioni autonome di singole imprese di spegnere i motori, vale a dire «di fermarsi in maniera spontanea in alcune zone del Paese. Questo perché potrebbero ‘semplicemente’ ritenere più conveniente lasciare i propri mezzi sui piazzali piuttosto che continuare a viaggiare in queste condizioni». Facendo un po’ come hanno fatto i pescatori, decidendo di spegnere i motori delle loro barche per una settimana, o una lunga serie di aziende attive in settori energivori dal punto di vista produttivo, come le cartiere o le fabbriche di ceramiche, per evitare di produrre in perdita. 

Rispetto all’autotrasporto, però, il problema è più complesso, perché sui camion viaggiano anche alimentari, farmaci, carburanti e tutti quei beni che, ai tempi del lockdown, si definivano «di prima necessità». Rispetto a questi, quindi, non si può correre il rischio che si fermi la distribuzione, perché chi fino a oggi se n’è fatto carico ora non riesce più a farlo senza subire delle passività.

Ecco perché Unatras pretende una reazione immediata da parte del governo, una capacità di individuare soluzioni «più adeguate per consentire alle aziende di fronteggiare l’emergenza» rispetto agli 80 milioni concessi la scorsa settimana, giudicati ora insufficienti per «risolvere i problemi della categoria». Perché senza queste scelte «il Governo si assume il rischio che nascano nuovamente iniziative spontanee di protesta, nonché la responsabilità di lasciare committenze senza rifornimenti». 

Le manifestazioni del 19 marzo rappresentano, per Unatras, il primo passo di una vertenza che, «se malauguratamente restasse senza risposte, potrebbe sfociare in ulteriori e più incisive iniziative».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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