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A prova di Laura | DAF XG+ 480. Bello e possibile

Camion e autista hanno un rapporto personale. Costruito sul rispetto di tempi e di spazi umani, più che su bulloni e alesaggi. E come ogni relazione che si rispetti nasce da un’attrazione. Per il più grande dei veicoli DAF di ultima generazione la si prova in modo quasi fatale. Perché è il classico tipo che tutti si girano a guardare. Per di più, contrariamente al solito, nasconde pure una generosa anima interna. Dimostrata anche quando, sapendo che tocca a te pagare il conto del gasolio, consuma molto poco. Su una cosa però non transige: se si sta insieme, che sia il più a lungo possibile. I viaggetti brevi o per distribuzione li facciano altri

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È una storia del tutto personale quella tra camion e autista. E sempre lo sarà. Un rapporto simbiotico che, soprattutto oggi, deve accogliere lo spazio e il tempo dell’uomo e non solo rispecchiare aspettative prestazionali. Insomma, perché la coppia funzioni, devono stare bene entrambi.I camion, però, non sono perfetti. Sono figli di idee altrui e, come tutti i figli, acquisiscono pregi e difetti di chi li concepisce e li cresce. È questo il motivo per cui il camion non è solo un mezzo di trasporto, ma un compagno di avventure. E come tutti i compagni va conosciuto, ascoltato, osservato e capito prima di poter percorrere della strada insieme.
Ecco perché in definitiva il rapporto stretto con un camion può insegnare davvero molto sulle relazioni.

Il classico «Settebellezze»

Quando arrivate a un appuntamento, qual è la prima cosa che notate? Siate sinceri: l’aspetto fisico, ovviamente. D’altra parte, vi avvicinereste mai a qualcuno che non vi attrae minimamente?
Forse ci scambiereste amichevolmente due chiacchiere, ma certo non lo fareste con l’intenzione di costruire un rapporto. Non all’inizio, almeno, perché si sa che le cose belle si nascondono dietro l’inaspettato.
Beh, non è questo il caso, perché XG+ di DAF è ammaliante. È il tipico «bello» che si girano tutti a guardare. E più mi avvicino a lui per il test di guida in compagnia di Paul, il driver della casa olandese, più non vedo l’ora di conoscerlo. Incuriosisce e allo stesso tempo attrae.
Il fisico svettante e le linee affusolate lo rendono il classico uomo (o donna, per par condicio) affascinante e intrigante e, perché no, anche un po’ misterioso.
Ti viene immediatamente voglia di invitarlo a bere una birra, anche se forse è più tipo da whisky.
Se al liceo mi fosse capitato di avvicinarmi a uno così, avrei subito pensato: «Io? Proprio con lui?». Peccato che al liceo non mi sia mai capitato realmente…

Scale e missioni

Il desiderio di entrare subito in confidenza mi ha fatto salire i gradini in velocità, nonostante siano alti e forse uno in più non ci sarebbe stato male.
La scelta di DAF di lasciarne solo tre mi fa subito capire che XG+ è uno da rapporto stabile, che ti guarda e ti dice a chiare lettere: «O stai con me a lungo o ti renderò la vita un po’ complicata». Vale a dire, è chiaramente un camion da lungo raggio con cui trascorrere molto tempo. Impiegato per fare altro equivale un po’ a sprecarne le virtù.
Insomma, affascinante, ma anche sfacciatamente deciso.

La scoperta dello spazio

L’interno è tipicamente DAF, con quei dettagli marroni che scaldano l’ambiente. È vero, possono non piacere a tutti (a me, sì), ma si fanno scegliere dagli intenditori. DAF, comunque, lo sa e prevede anche i più mainstream grigio e nero. Ai miei occhi, però, appare sprecato chiedere a un tipo così di essere più austero, quando ha una parte “interiore” (o interna) decisamente gentile.
È sufficiente un’occhiata per capire che è un tipo calmo e piuttosto compiacente, uno che lascia i giusti spazi e su cui puoi contare perché, in qualsiasi frangente della giornata, sarà presente, ma non invadente.
Accoglie tutte le mie personalità – e, fidatevi, non è roba da tutti – riuscendo ad assecondarle. In che modo si capisce tramite i tanti ripiani di appoggio che ti propone in ogni dove.
Il mio preferito è quello centrale, dietro alla console, dove già immagino di riporre la mia attrezzatura per i contenuti social da avere a portata di mano (tablet, microfono, taccuino e stabilizzatore per i video), grazie anche a tante prese USB sempre pronte per la ricarica.
Insomma, se non mi dimentico il cavo, non ho proprio scuse: si può ricaricare anche in branda e lui ha già capito che sono una smemorata.
Quello che si definisce, un tipo attento!
Come se non bastasse è anche il primo uomo a non sfruttare la borsa della donna come porta oggetti, anzi te ne offre uno decisamente ampio nel cassettone inferiore.

Paul mi fa notare che c’è anche un tavolino estraibile e… è amore a prima vista.
È perfetto per scrivere accomodandosi comodamente sul sedile passeggero – peraltro girevole – con tutto il mio ufficio a portata di mano e, finalmente, senza dover più incastrare alcunché sul volante per sfruttarne l’appoggio. Né per scrivere, né per mangiare.
Con una cabina così, il «naufragar» nel mare infinito delle ore di attesa diventa persino «dolce».

Pago io, ma lui è un signore

Mi accomodo sul sedile passeggero perché decidiamo che, per la prima tratta Milano-Berceto (via A1 e A15), sarà Paul a guidare.
Ammetto che non sono abituata a stare seduta sul lato destro, ma scelgo questo momento per prendere un po’ di feeling con le mirrorcam e per capire se è uno da «braccino corto».
Considerato che, vista la parità di genere giustamente dilagante, sarò io a pagare, XG+ è un galantuomo e percorre la prima tratta consumando 4,46 km/l. Al volante, però, c’era l’esperto Paul. E questo dimostra quanto sia importante un corso di formazione per sfruttare al meglio il veicolo.
Con me alla guida, invece, chiuderà a 4,3 km/l. Non sono stata all’altezza, ma d’altra parte chi al primo appuntamento non si trova un attimo impacciato?

Gli intoccabili:
sedile,
volante,
specchi

È il momento del cambio di testimone e di entrare nel vivo della relazione, iniziando a valutare più da vicino il mio nuovo compagno.
Sono sempre stata la classica donna senza ragazzo ideale e questo mi permette di non scartare a priori potenziali belle storie. Su certe cose, però, non transigo, quelle cioè che mi servono per poter dire: «Sì, viaggiamo insieme».
Mi focalizzo subito, con l’aiuto di Paul, sulle regolazioni del sedile: di certo sono infinite, anche se noto che DAF predilige una guida molto dritta.
In ogni relazione, comunque, ci vuole qualche tempo per adattarsi al partner e per coglierne tutte le necessità. Ragion per cui non basta un test drive per trovare l’incastro perfetto.
Premo il pedale sul lato sinistro e inizio a regolare il volante. Anche qui “lui” lascia che sia io a condurre il gioco, ponendomi solo il limite di poter inclinare al millimetro anche la corona del volante, ma evitando che ciò vada a interferire con quanto fatto finora.
Meno male che non mi trucco, perché gli specchi non ci sono (anche se si possono richiedere) e con le mirrorcam non riesco ad andare molto in profondità. Percepisco cioè che non utilizzo subito le potenzialità di cui dispongono.
Paul mi rassicura, dicendomi che ci si abitua nel giro di poco e che è del tutto normale incontrare un primo impatto un po’ difficile. Che sia un modo di DAF per dirmi di andarci piano?

Una veranda sulla strada

Berceto-Milano, sfidando il saliscendi, sfilando con eleganza tra le curve, lasciandoci trasportare in direzione Nord: nessun rumore, ma solo morbidezza.
Alla guida XG+ è come appare: deciso e accogliente. È un tipo preciso sia nelle cambiate che nella tenuta di strada, trasmette sicurezza e delicatezza e anche nella ricerca dell’orizzonte non mi ostacola: il parabrezza è grande e mi regala una meravigliosa vista sul mondo.
Sembra proprio di quelli che ti tolgono di impaccio quando non ci si mette d’accordo su dove andare nel week-end: alla fine fa strada lui.

Una pioggia tecnologica

Uscire con qualcuno che non ha un telefono, oggi diventerebbe complicato. Per quanto potremmo tornare al fascino delle lettere, alla lunga risulterebbe una comunicazione macchinosa.
Superfluo dire, quindi, che l’XG+ in prova è equipaggiato di tutta la tecnologia che serve, non solo per l’intrattenimento, ma soprattutto per le informazioni di bordo e gli Adas.
Una comunicazione semplice, intuitiva ed efficace quella che si stabilisce tra me e lui. XG+ è un tipo diretto, che ti guarda dritto negli occhi. Sì, perché le informazioni utili alla guida sono lì sul display che ospita il contachilometri, in modo da individuarle con un colpo d’occhio e poter navigare facilmente con i comandi al volante.
Lascia ampio spazio all’intrattenimento (radio e navigatore), tenendolo però in disparte e non mescolando mai il dovere con il piacere.
Cercavo un uomo facile da capire e l’ho trovato.

Un camion complice

È stato un bellissimo incontro quello con DAF XG+, un esaltante primo passo alla scoperta del mondo dei camion, questi strani compagni che molti all’esterno considerano ingombranti pezzi di ferro.
Per noi autisti non lo sono mai, perché, dovendo trascorrere con loro gran parte della nostra vita, dobbiamo essere capaci di scegliere il partner ideale, così da evitare una convivenza difficile.
E DAF XG+ è un compagno in grado di rispettare i vostri spazi, di stabilire un rapporto semplice e di diventare complice delle vostre giornate. In cambio vi potrà chiedere un minimo di impegno per abituarsi alle mirrorcam e un po’ di agilità nel salire in cabina.
Con uno così, però, il viaggio vi porterà lontano.

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