Veicoli - logistica - professione

La maschera e il volto

Disinfettanti, guanti monouso, mascherine… in quest’ultimo periodo si fa un gran parlare e un gran uso di questi prodotti che, diciamolo, fino a qualche mese fa erano a uso esclusivo di una ristretta categoria di persone. Ma sono veramente così necessari?
Luca R._ Castel Bolognese

-

Dal 26 aprile scorso l’uso delle mascherine è diventato obbligatorio all’interno di spazi confinati e anche all’aperto, ma in quest’ultimo caso solo quando non è possibile mantenere il cosiddetto distanziamento fisico. Secondo le autorità sanitarie nazionali e sovranazionali e l’Istituto Superiore di Sanità in particolare, la mascherina è una misura di «protezione complementare per il contenimento della trasmissione del virus che non può in nessun modo sostituire il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e l’attenzione scrupolosa nel non toccare viso, naso, occhi e bocca». La mascherina va sempre indossata adattandola al viso e facendola aderire bene al naso per evitare che “sfiati” cioè che si crei un passaggio del fiato verso gli occhi che potrebbe determinare irritazione e fastidio fino a delle vere e proprie congiuntiviti. Ce lo ricorda l’immancabile Istituto Superiore di Sanità nel suo sito (www.iss.it) dove un’apposita sezione illustra in maniera chiara e corredata di infografica le istruzioni per l’uso, cioè tutte le indicazioni sul corretto utilizzo e smaltimento delle mascherine nella vita quotidiana, risponde a una serie di domande frequenti sul tipo e le caratteristiche delle mascherine, ne ribadisce l’obbligatorietà anche per i bambini dai 6 anni in su e ricorda di toccarle sempre con le mani pulite e igienizzate, di non metterle in tasca né poggiarle sui mobili. L’istituto superiore di sanità ha anche autorizzato le cosiddette “mascherine fai da te”, cioè mascherine confezionate artigianalmente magari in colori alla moda e/o intonati ai vestiti, in tessuto multistrato che consenta di respirare senza troppa difficoltà e che possa essere lavato in lavatrice a 60°C a ogni utilizzo.

Diverso è il caso dei guanti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità addirittura ne sconsiglia l’utilizzo. I guanti danno una falsa idea di sicurezza, mentre invece si sporcano così come si sporcano le mani tanto da rappresentare un veicolo di infezione, dal momento che, toccando superfici contaminate, è possibile trasmettere il coronavirus a se stessi e agli altri. Pertanto la stessa OMS raccomanda, al posto dei guanti, l’istallazione di distributori di gel igienizzante per le mani che andrebbero sempre adoperati all’ingresso e all’uscita da luoghi pubblici quali ad esempio i supermercati. Senza dimenticare che le mani andrebbero in ogni caso sempre igienizzate prima di mettere i guanti e dopo averli tolti. Per concludere, i guanti non proteggono dal virus, anzi, se usati in maniera scorretta si trasformano in un rischio potenziale e inoltre creano problemi di approvvigionamento (con il rischio di depauperare chi ne ha veramente bisogno, cioè gli operatori sanitari, il personale addetto alla pulizia, alla ristorazione o al commercio di alimenti) e di smaltimento dato che andrebbero sempre cambiati ogni volta che si sporcano e mai riutilizzati.

Se l’uso di mascherine e guanti è dunque ampiamente codificato, non esistono vademecum che proteggano dall’abitudine riflessa, ancestrale, meccanica e istintiva di toccarsi il viso con le mani e in particolare occhi, bocca, naso. Un gesto che secondo uno studio australiano ognuno di noi compie ben 23 volte all’ora! Come è possibile evitarlo? La prima cosa è fare attenzione, aumentare la consapevolezza e cercare di capire per quale motivo ci si tocca così spesso il volto: chi mangia le unghie potrà utilizzare smalti particolari o usare la mascherina come deterrente, chi è troppo nervoso può lavorare nella direzione di abbassare le tensioni senza essere però troppo ansiosi o ossessivi, chi porta gli occhiali potrà regolarli in modo da non doverli sempre aggiustare… Si può ricorrere anche a piccoli trucchi, come un cartello attaccato sullo schermo del computer, l’uso di un fazzoletto usa e getta e l’immancabile e onnipresente igiene accurata delle mani, magari con gel molto profumati di modo che avvicinando le mani al volto se ne possa avvertire l’odore e fermarsi in tempo. E ricordarsi ancora e ancora di non abbassare la guardia.

Buon viaggio!

I guanti danno una falsa idea di sicurezza, mentre invece si sporcano  così come si sporcano le mani tanto da rappresentare un veicolo di infezione, dal momento che, toccando superfici contaminate, è possibile trasmettere  il coronavirus a se stessi e agli altri 


Annagiulia Gramenzi
Annagiulia Gramenzi
Ricercatore Dip. medicina clinica Univ. Bologna
Scrivete a Annagiulia Gramenzi: salute@uominietrasporti.it

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

close-link